AGGIORNAMENTO ORE 11:02Silvio Berlusconi e i suoi difensori, gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo, sono indagati a Milano nell'inchiesta cosiddetta Ruby ter. La loro iscrizione segue la trasmissione degli atti da parte del tribunale di Milano con l'ipotesi di corruzione in atti giudiziari, in particolare dei testimoni. Anche Ruby e altre ragazze che hanno partecipato alle serate di Arcore sono state iscritte nel registro degli indagati perché, come ha indicato il Tribunale, sarebbero state corrotte del'ex premier per testimoniare a suo favore nei processi.
Olgettine senza paga e la paura degli arresti domiciliari per il Ruby-ter. È questa la situazione di Silvio Berlusconi, come riporta il quotidiano la Repubblica.
Da alcune settimane, Silvio Berlusconi non corrisponde più la paga alle oltre trenta cosiddette “olgettine”. Dalla fine del 2013, a quanto pare, le ragazze che hanno percepito in questi ultimi anni 2.500 euro al mese, in media, hanno visto chiudersi i rubinetti dai conti correnti personali del leader di Forza Italia. Troppo alto il rischio di finire ai domiciliari fin dai prossimi giorni, avrebbero intimato gli avvocati Ghedini e Longo.
Il fatto è che domani con molta probabilità la Procura di Milano deciderà se aprire formalmente le indagini per corruzione di testimone nel filone cosiddetto Rubyter. L’eventuale sospetto di reiterazione del reato — il pagamento delle testimoni, appunto — potrebbe fornire ai pm una motivazione valida per la misura cautelare. Il Cavaliere ha preferito dunque correre ai ripari: «Io non le pago più quelle lì ed è bene che si sappia».
La situazione era precipitata quando nei mesi scorsi ben sette delle “papigirls” avevano ammesso in sede processuale di essere stipendiate da Silvio Berlusconi. Si tratta di Marysthelle Polanco, Elisa Toti, Iovana Visan, Eleonora De Vivo, Myriam Loddo, Aris Espinoza e Lisney Barizonte. Ma il sospetto dei magistrati di Milano, stando a quanto emerso dal processo Ruby e dalle indagini successive, è che a ricevere il “beneficio” siano state almeno una trentina di altre persone poi finite nelle maglie delle indagini. Il leader di Forza Italia vuole anche evitare che possa scattare il sequestro dei conti correnti dai quali sarebbero partiti in questi anni i pagamenti.
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Intanto per Berlusconi si apre una nuova polemica. Quella sul suo titolo di Cavaliere. Come riporta il Fatto Quotidiano.
La sua decadenza avrebbe dovuto già essere passata all'archivio come effetto automatico dell'articolo 28 del codice penale, quello sull'interdizione dai pubblici uffici che al comma 6 prevede che il condannato perde "ogni diritto onorifico". Ma tutti, dai ministri ai prefetti, che avrebbero dovuto far rispettare la legge, hanno girato la testa dall'altra parte.
L'unica voce nel deserto è quella del conte Pietro Marzotto, che più vicino agli 80 anni che ai 70, il 19 agosto si è rivolto con una lettera alla sua associazione veneta della Federazione nazionale dei Cavalieri del lavoro, organizzazione privata che rappresenta tutti gli insigniti, sollecitando i dirigenti ad assumere i provvedimenti del caso. Per quasi 4 mesi ha aspettato che succedesse qualcosa: che Berlusconi si dimettesse o che lo dimettessero d'imperio i dirigenti per salvaguardare il buon nome dell'organizzazione. Ma non è successo niente e allora il primo dicembre il conte si è polemicamente autosospeso
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