"Andiamo in Europa e vinceremo le elezioni: il Movimento o vince o perde. E se gli italiani decidono che non ci vogliono lascio". Beppe Grillo scende a Roma. Nessuna sorpresa questa volta ma un appuntamento annunciato. Perché il fondatore del Movimento 5 stelle ha deciso che, nel bel mezzo della discussione sulla legge elettorale, era il momento di spostare l'attenzione e dare il via alla lunga corsa delle elezioni europee.
Probabilmente le parole verranno rimangiate, l'invettiva dimenticata, le conseguenze nulle. Ma il fondatore del Movimento 5 stelle mette sul piatto tutto quello che ha: "Se perdiamo lascio il movimento". Vista dal punto di vista di Grillo sembra più una provocazione. Perché ai senatori che lo hanno incontrato nel pomeriggio sparge parole di grande ottimismo: "Gli italiani hanno capito, ci vogliono, a maggio andremo benissimo". Così oggi ha iniziato a introdurre i temi dell'antieuropeismo populista nel dibattito politico. Una conferenza stampa su fiscal compact e sulle politiche comunitarie al cospetto dei giornalisti della stampa estera.
Li ha cercati lui, li ha voluti lui. Con quelli italiani si è intrattenuto il tempo di due battute sarcastiche: "Loro hanno fatto domande normali, non come voi...". Anche se dallo staff trapelava una certa delusione: "Si sono comportati come voi, gli hanno posto principalmente questioni che ci pongono tutti i giorni i colleghi italiani".
È stato un fuoco di fila. Da chi gli chiedeva se la marginalizzazione politica del M5s aveva ancora senso, a chi - un giornalista svizzero - ha seccamente osservato: "Lei dice che fate scegliere i cittadini, ma sulla legge elettorale hanno votato 32 mila persone, come gli abitanti della città di San Remo". Il leader glissa, spiega che gli iscritti sono ormai 500 mila e che pian piano tutti arriveranno a votare.
Due ore e passa per spiegare alla stampa internazionale cosa vogliono i 5 stelle dall'Europa, anche se l'idillio delle prime settimane sembra finito. Così c'è spazio anche per i temi del dibattito italiano. L'ex comico attacca ancora una volta Matteo Renzi, "l'ebetino di Firenze, un Dorian Gray" e boccia senza appello l'Italicum: "È una legge elettorale fatta apposta per non farci andare al governo. Immaginatevi un ballottaggio tra noi e il Pd: con chi credete che si schiererebbero le televisioni di Berlusconi?".
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Un antipasto di quello che Grillo sta preparando per i prossimi mesi. Si partirà con il "Te la do io l'Europa tour", una serie di sette appuntamenti a pagamento in alcune delle principali città italiane. Si partirà il 3 aprile al Palapartenope di Napoli per arrivare undici giorni dopo al Palalottomatica di Roma. Sette appuntamenti per ridare ossigeno alle finanze del leader, che più volte ha respinto le insinuazioni sugli introiti del blog spiegando che "è da tre anni che faccio show gratis". Ma anche per anticipare l'apertura della campagna elettorale, che lo vedrà comunque girare come sempre nelle piazze di tutto lo stivale.
Ma per oggi il giro riguarda solo il centro di Roma. Con lo staff della comunicazione Grillo si infila in un ristorante a due passi dal Parlamento. Non gli riesce il depistaggio dei cronisti. Quando esce parte l'assalto. Lui borbotta, qualcuno gli risponde "facciamo solo il nostro mestiere". Lui, con il solito tono scherzoso, gli rovescia addosso parole di piombo: "Anche i mafiosi dicono così". Due ore prima, d'altronde, aveva definito la stampa "il vero cancro del nostro paese".
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Una battaglia, quella contro i giornalisti, che è diventato un liet motiv nel lessico grillino. E che si ripropone qualche decina di minuti dopo, quando fa il suo ingresso al Senato: "Voi avete solo paranoie". Saluta i suoi, si siede nell'ufficio del capogruppo Maurizio Santangelo e inizia a ricevere chiunque abbia voglia di incontrarlo. Spiega che è fiero dei suoi senatori, che ha fiducia in quel che succederà nei prossimi mesi. Ma sui temi che scottano rimanda tutto a Giaroberto Casaleggio. "Non ha voluto parlare di strategie, di quelle dobbiamo parlare con Casaleggio", ha spiegato Serenella Fuksia. Le stesse parole le ripeteranno tanti dei suoi colleghi.
Tra cui Lorenzo Battista, una delle principali voci dissonanti nella galassia stellata. "Mi ha spiegato che la votazione sul reato d'immigrazione clandestina è durata solo sette ore per problemi di sicurezza, ma che per approfondire occorre domandare a Casaleggio". Il guru sembra sempre più affermarsi come vero e proprio leader del Movimento. Al punto che nel tanto atteso faccia a faccia Battista non affonda il colpo. Né lo fa Grillo, che liquida la questione "dissidenti" con una battuta: "Sono tre o quattro. E meno male: pensate se tutti e 160 la pensassero allo stesso modo". Il caso-Gambaro ancora scotta, la nuova linea è quella di ignorare le critiche, almeno finché nei numeri rimangono contenute, per non far gonfiare l'eco mediatica scatenata nel recente passato.
La presenza di Grillo a Roma serve anche a questo. Le attenzioni devono essere interamente spostate in direzione Strasburgo. Così anche l'impeachment nei confronti di Giorgio Napolitano, annunciato per gennaio, è slittato di qualche settimana. Una clava da brandire in vista delle urne: "Ci sarà, è quasi pronto, ci stanno lavorando due studi legali", spiega allontanandosi dal Senato.
Il tempo di cenare e di recuperare le energie per poi ributtarsi nella mischia. Venerdì, spiega lo staff, sarà alla Camera per incontrare anche i deputati.
La giornata di Grillo a Roma
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