Musei, bocciate le nomine straniere. Renzi: “Dovevamo cambiare i Tar, non i musei”
Il ministro dei Beni Culturali ha espresso tutto il proprio disappunto: “Il mondo ha visto cambiare in 2 anni i Musei italiani e ora il Tar Lazio annulla le nomine di 5 direttori. Non ho parole, ed è meglio…”
Il Tar del Lazio ha bocciato, con due sentenze depositate ieri sera, le nomine di cinque direttori stranieri che il ministero dei Beni e delle Attività Culturali ha chiamato a guidare alcuni dei più importanti Musei italiani. Un provvedimento che mette in discussione l’intera struttura della riforma voluta dal ministro Dario Franceschini e che da fine 2015 ha fatto registrare significativi passi in avanti sia a livello di iniziative e fruibilità dei Musei sia per il numero di visitatori.
Il Tar del Lazio – accogliendo il ricorso di due candidati alle posizioni di direzione di Musei di Mantova, Modena, Paestum, Taranto, Napoli e Reggio Calabria – ha ritenuto infatti in primo luogo che le procedure di selezione fossero viziate in più punti e in secondo luogo che non ci fossero le condizioni per aprire a candidati stranieri. Elemento questo che, di riflesso, investe tutte le sette nomine di direttori non italiani, tra le quali, per esempio, spiccano Eike Schmidt agli Uffizi di Firenze e James Bradburne alla Pinacoteca di Brera di Milano.
“Naturalmente adesso ci sarà immediatamente il ricorso al Consiglio di Stato con la richiesta di sospensiva, ma quello che mi preoccupa di più è che una cosa per cui l’Italia si è fatta apprezzare in tutto il mondo venga messa in discussione”, ha detto il ministro dei Beni Culturali esprimendo tutto il suo disappunto. “Ci sono anche delle conseguenze pratiche – ha aggiunto Franceschini – perché la sentenza è stata pubblicata e da oggi cinque importanti musei sono senza direttori”.
Più nette le parole del segretario del Pd Matteo Renzi che su Facebook commenta così: “Una delle scelte di cui sono e resterò più orgoglioso è aver dato ai più bravi la possibilità di concorrere per la direzione dei musei italiani, patrimonio mondiale dell’umanità. E i risultati già si vedono, a tutti i livelli. Perché abbiamo smesso di tagliare sulla cultura e abbiamo investito in questo settore come nessuno aveva mai fatto prima. Il fatto che il Tar del Lazio annulli la nostra decisione merita il rispetto istituzionale che si deve alla giustizia amministrativa ma conferma – una volta di più – che non possiamo più essere una repubblica fondata sul cavillo e sul ricorso. Non abbiamo sbagliato perché abbiamo provato a cambiare i musei: abbiamo sbagliato perché non abbiamo provato a cambiare i Tar”.
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