15mila euro per affittare la villa di Grillo, il “francescano”
Lo scrive nextquotidiano che prova a fare qualche altro paragone tra i leader del M5S e la sua professata inclinazione al pauperismo francescano
“Non è certo per fini elettorali o per prendere il “voto dei cattolici” che il MoVimento è stato fondato, nel 2009, proprio il 4 ottobre, giorno in cui si festeggia il patrono d’Italia. Era una dichiarazione d’intenti.” Queste sono alcune righe del post pubblicato martedì 23 maggio sul blog di Beppe Grillo, a pochi giorni della marcia “francescana” del comico genovese da Perugia ad Assisi.
Grillo, dunque, nega apertamente che sbandierare a destra e a manca la vocazione francescana del Movimento serva a corteggiare gli elettori cattolici che non sono stati convinti dalla proposta politica del M5S. Il motivo, probabilmente, è quello individuato da Giovanni Drogo che, su Nextwquotidiano, ha fatto una rapida rassegna delle tante contraddizioni che il Movimento esprime nei confronti di una presunta vocazione francescana. Dalle posizioni sui migranti a quelle sulle ONG, fino agli agi goduti dal comico genovese.
Scrive Drogo:
“Grillo non è proprio il prototipo del pauperista. Ad esempio la famosa villa a Marina di Bibbona(nella foto, ndr., già luogo di riunioni del Direttorio, d’estate viene affittata alla modica cifra di 15mila euro a settimana (spese per l’elettricità escluse). E non è quella l’unica proprietà immobiliare di Grillo. Tra il 2002 e il 2003 Beppe Grillo e suo fratello Andrea si sono avvalsi per due volte del cosiddetto “condono tombale” varato da Berlusconi e Tremonti per sanare la posizione, fino ad allora fuorilegge, degli immobili della società Gestimar (il 99% della società è di Beppe) che possiede una decina di proprietà immobiliari. All’epoca Andrea Grillo spiegava che anche se ritenevano di aver fatto tutte le cose bene e secondo la legge preferivano avvalersi della possibilità di condonare gli abusi.” (Clicca qui per leggere l’intero articolo)
Ora, certo, si dirà i soldi di Grillo lui se li è guadagnati con il suo lavoro. Allora però sarebbe il caso di ristabilire il senso delle parole e il rispetto di figure, come quelle del frate patrono d’Italia, che ispirano tante persone senza che debbano diventare uno slogan elettorale o una strategia di marketing. Tanto più quando lo si fa da uno yacht o da un blog da cui si pontifica inondando di mille banner i malcapitati che sperano di trovarci le parole del loro “San Francesco”.
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