Al Tar si ferma l’Italia: 200mila ricorsi pendenti
Già Prodi pensava di abolirli: «Sono diventati lo strumento per bloccare
qualsiasi decisione».
qualsiasi decisione».
Ne l l ’agosto del 2013 a lanciare il sasso nello stagno ci aveva pensato Romano Prodi che, riferendo il pensiero di un investitore, aveva scritto che «se si abolissero i Tar e il Consiglio di Stato, il nostro Pil assumerebbe subito un cospicuo segno positivo». Una provocazione, certo, ma il ragionamento del Professore sul tema era netto: «il ricorso a questi tribunali è diventato un fatto normale ogni volta in cui si procede a un appalto o che sia pronunciato l’e sito di un concorso pubblico o una qualsivoglia decisione che abbia un significato economico – scriveva infatti nel suo articolo – Il tutto senza sostanziali limiti al ricorso. Il quale blocca regolarmente e per anni gli investimenti infrastrutturali, ferma per periodi quasi indefiniti i concorsi universitari e viene usato per scopi che il buon senso ritiene del tutto estranei a un’efficace difesa dei diritti»
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