giovedì 26 gennaio 2017

E Raffaele Marra al fedelissimo di Virginia Raggi diceva: «Se parlo io vi rovino tutti»

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Lo strapotere dell'ex capo del personale del Comune di Roma nelle intercettazioni

«Se parlo io vi rovino tutti». È una delle affermazioni di Raffaele Marra (rivolta ad un fedelissimo della sindaca di Roma Virginia Raggi) che spunta da una quindicina di intercettazioni contenute nel fascicolo che vede l’ex capo del personale del Comune accusato per corruzione (e che hanno messo nei guai anche la prima cittadina, oggi indagata per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico).

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INTERCETTAZIONI RAFFAELE MARRA, LO STRAPOTERE DEL DIRIGENTE

La frase «Se parlo io vi rovino tutti» (intercettazione ambientale) è stata pronunciata prima dell’arresto (Marra è finito in carcere a dicembre, nell’ambito dell’inchiesta sulla corruzione) e sembra essere oggi una profezia. Ma vale soprattutto come prova dello strapotere del dirigente. Da conversazioni, messaggi, email emerge come Marra si sia occupato in prima persona della nomina del fratello Renato Marra a capo del Dipartimento turismo. Ne parlano Giuseppe Scarpa e Maria Elena Vincenzi su Repubblica:
C’è Marra che istruisce il fratello Renato su come fare per prendersi quel posto. «Devi farti notare, apprezzare», «porta anche l’encomio che ti ha dato Tronca (Francesco Paolo, commissario straordinario di Roma Capitale dopo le dimissioni di Marino,ndr)». Poi, ancora, «vai a parlare con De Vito (Marcello, presidente del consiglio comunale) che lui ti può aiutare con l’assessore ad avere il posto». L’assessore in questione è quello al Turismo, Adriano Meloni, evidentemente ritenuto da Marra vicino a De Vito. Insomma, la convinzione del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del pm Francesco Dell’Olio è che Raggi farà molta fatica a dimostrare che il suo fedelissimo non abbia giocato alcun ruolo nella promozione del fratello.
Ma dalle intercettazioni sembra chiaro anche che Marra avesse messo gli occhi sull’amministrazione M5S già prima delle Elezioni Amministrative, che stesse lavorando in silenzio già in primavera per riuscire a guadagnarsi un ruolo di rilievo. Scrivono ancora Scarpa e Vincenzi:
Il 15 maggio del 2016, prima ancora che Raggi fosse eletta, l’ex capo del personale scrive a Salvatore Romeo, allora funzionario comunale e fino a pochi giorni fa capo della segreteria politica della sindaca (al triplo dello stipendio): «Ho appena finito di studiare la normativa per gli incarichi per le strutture di diretta collaborazione di sindaco e vice-sindaco».
Ed anche la nomina di Romeo è oggetto di indagine.
(Immagine da Pixabay.com)

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