giovedì 26 gennaio 2017

Il futuro, prima o poi, torna

Politica
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Ci sono molti modi di cominciare. E di ricominciare
 
Ci sono molti modi di cominciare. E di ricominciare.
Chi è cresciuto con l’esperienza scout sa che il modo più bello è mettersi in cammino.
Un cammino fisico, fatto di passi, incontri, sguardi. Con vecchi amici che non vedi da tempo, perché finalmente hai più tempo per te e per loro. Con nuovi luoghi da osservare, scrutare, toccare per la prima volta, come mi è accaduto a Scampia qualche giorno fa.
Ma è anche il cammino virtuale e condiviso di una comunità.
Ci sono milioni di italiani che hanno un’idea chiara e bella del futuro dell’Italia. Con tutte le difficoltà che nessuno vuole negare. Ma sempre con un’idea chiara e bella del futuro dell’Italia. Perché questi milioni di italiani non si arrendono alla rassegnazione. Io voglio camminare con loro.
Ci sono dei momenti — nella vita di un Paese — in cui il futuro sembra scomparire. Tutto diventa schiacciato sul presente. Sognare sembra vietato, progettare impossibile, avere idee una colpa. Vale solo il presente indefinito, dove l’unica cosa che conta è non disturbare la rendita di chi ha sempre fatto in un certo modo e vuole continuare a fare così.
Intendiamoci. Noi siamo pronti a ogni verifica sul passato. Noi siamo quelli che hanno da offrire mille giorni di lavoro al Governo, che hanno portato tanti risultati. Con alcuni errori, certo, ma nella stragrande maggioranza abbiamo fatto passi in avanti per noi e per il Paese. Oggi l’Italia ha qualche diritto in più e qualche tassa in meno: dal Cantiere sociale ai diritti civili fino agli 80 euro o all’abolizione dell’Imu sulla prima casa. Ha attraversato, indenne dal terrorismo, eventi come Expo e Giubileo mentre in altre zone d’Europa le cose andavano diversamente. Ha recuperato in tre anni 600mila posti di lavoro, di cui tre quarti a tempo indeterminato ed è passata dal meno due per cento del PIL 2013 al più uno per cento di oggi. Ha sbloccato opere pubbliche ferme da decenni e ha iniziato l’operazione banda larga che cambierà il volto delle città. Ha investito nelle periferie, nello sport, nelle scuole, nelle imprese, nei musei e nei teatri perché con la cultura si definisce l’identità di un popolo. Noi siamo fieri dei nostri mille giorni. Ma, ragazzi, anche basta. Quello è il passato, ormai.
E questo Blog non è pensato per i reduci. É un luogo dove camminare verso il futuro. Insieme, in tanti. La sconfitta al referendum ci ha fatto male, vorrei vedere il contrario. Con le riforme, volevamo un Paese più semplice e più forte: è andata male. Volevo tagliare centinaia di poltrone e alla fine l’unica che è saltata — come era giusto e doveroso che fosse — è stata la mia. Ma anche quella sconfitta appartiene al passato. E ci sono milioni di italiani, milioni, che hanno votato “sì” e che vogliono vedere tornare il futuro. Questo Blog non è solo mio, è di tutti loro. Ed è anche di chi ha votato “no” ma ha voglia di dare un contributo, di discutere, di confrontarsi. Perché nel tempo dell’insulto e dello scontro, è bello dialogare. È bello essere civili, senza sciacallaggi, polemiche, odio ad personam. Noi siamo quelli che fanno politica per qualcosa, non contro qualcuno.
Discuteremo di tutto. A cominciare, già dalle prossime ore, dal ruolo dell’Europa in questa fase delicata. A cosa servono le istituzioni europee in un’era che i commentatori immaginano dominata dal rapporto Trump-Putin (tutto da verificare, peraltro)? A cosa serve l’idea dell’Europa nata a Ventotene? A inviare letterine ridicole per chiedere assurde correzioni sul deficit, come quelle che ci hanno inviato senza risultati per tre anni? Davanti a 45mila scosse di terremoto e all’inadempienza dell’Unione Europea sugli immigrati, come rispondiamo non alle regole — che rispettiamo — ma alle miopi interpretazioni delle regole fatte da qualche euro burocrate?
E ancora: che spazio c’è per un centrosinistra che tagli le tasse come è doveroso che si continui a fare in Italia, che trovi una forma di protezione per i nuovi esclusi dalla globalizzazione, che combatta la povertà partendo dai bambini e dalla crescita, che usi l’innovazione non solo per digitalizzare i servizi ma anche per rendere più competitiva l’Italia, che non segua lo sciacallaggio quotidiano ma investa su Casa Italia come pensata da Renzo Piano, che sappia coniugare in modo nuovo la parola sicurezza? E l’elenco potrebbe continuare a lungo. Vi aspetto in giro per l’Italia. Ma vi aspetto anche qui, con i vostri commenti, contributi, idee.
Il futuro, prima o poi, torna. A noi il compito di costruirlo, non solo di aspettarlo.
Un sorriso,
Matteo
ps: idee? suggerimenti? critiche? proposte? scrivimi a matteo@matteorenzi.it

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