lunedì 23 gennaio 2017

UN accordo che è sempre esistito. Come avrebbero fatto i sindaci della setta a cinque stelle ad essere eletti senza i voti della estrema destra?

Corriere e Repubblica: dopo le elezioni per il M5S potrebbe arrivare un'alleanza con la Lega e Fratelli d'Italia
ALESSANDRO D'AMATO
Un’eterna ghirlanda brillante, direbbe HofstadterTommaso Ciriaco su Repubblica di oggi scrive che per il dopo elezioni Davide Casaleggio pensa a una possibile alleanza tra il MoVimento 5 Stelle e i partiti di Matteo Salvini e Giorgia Meloni per il dopo elezioni:
L’erede dell’azienda di famiglia pensa proprio alla destra di Salvini e Meloni. Non a caso, costruisce da tempo nel “laboratorio” milanese un’agenda di governo sempre più compatibile con quella del Carroccio. Il resto lo faranno i risultati elettorali. «Con un impianto proporzionale nessuno avrà la maggioranza – è l’analisi che Luigi Di Maio ripete in privato – Noi però abbiamo ottime chance di arrivare primi, ottenendo l’incarico per giocarci la partita». Quella, clamorosa, di un governo con i lepenisti d’Italia. Ogni analisi dei big a cinquestelle parte da una premessa: senza ballottaggio, nessuno raccoglierà il 40% dei consensi, figurarsi il 50%. Meglio allora costruire un ponte con gli unici partner possibili, “testati” con soddisfazione negli ultimi mesi dalla Casaleggio associati.
«Tra loro e il Pd – è d’altra parte il mantra di Salvini – io scelgo sempre l’alternativa al Pd». L’accordo parlamentare con la Lega è il vero asso nella manica di Beppe Grillo. Ufficialmente non se ne parla, anche perché da statuto i grillini non possono siglare alleanze. Se non fosse che poche settimane fa il “segreto” è sfuggito a un potente del Movimento come Max Bugani. Non è uno qualunque, perché gestisce assieme a Casaleggio Jr. e David Borrelli la piattaforma Rousseau. «Al Senato – ha rivelato – con la legge attuale si può lavorare sul programma e vedere chi ci sta. Altre forze potrebbero darci un appoggio esterno. Ovviamente il governo sarebbe del M5S, però coinvolgendo altri partiti su punti programmatici chiari e condivisibili».
grillo salvini meloni alleanza
Più o meno lo stesso racconta oggi Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, che parte dall’intervista rilasciata da Beppe Grillo al Journal du Dimanche per sottolineare che tra Grillo e Salvini ci sono molte parole d’ordine in comune, in primo luogo l’elogio di Donald Trump e Vladimir Putin. Per questo c’è così tanta sintonia con Salvini:
I due leader non annunceranno mai un’alleanza prima delle elezioni. Anzi, almeno a parole si combatteranno, visto che si contendono lo stesso elettorato. La loro implicita sintonia resterà sottotraccia rispetto a quella, ormai palese, tra Renzi e Berlusconi; a maggior ragione se, come sembra, Pd e Forza Italia scriveranno e voteranno insieme la nuova legge elettorale. Ma, il giorno dopo il voto, i populisti potrebbero trovare un terreno d’intesa; a cominciare dalla battaglia contro la moneta unica.

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