domenica 22 gennaio 2017

Negli USA tutti gli artisti (attori, registi, cantanti, ecc.ecc.) scendono in piazza contro Trump. In Italia Mannoia e company appoggiano i grillini e non dicono niente sul fatto che un giudice ha stabilito che la Lega Nord è un partito razzista. Complimenti ai nostri artisti. Davvero coraggiosi.

La marcia delle donne contro Trump. Una protesta senza confini

Usa
marcia
La forza della manifestazione è stata quella di riuscire a provocare una gigantesca eco in tante città americane e in decine di capitali di Paesi stranieri.
 
La marcia rosa che ha riempito le strade di Washington DC, è arrivata a toccare tutti gli angoli del mondo. Una marcia per ribadire i diritti delle donne e per contestare la salita al potere di Donald Trump, che ha giurato come 45esimo presidente degli Stati Uniti d’America.
Nella capitale statunitense sono centinaia di migliaia le persone che sono scese in piazza. La maggior parte delle quali con in testa un berretto rosa. Una fiumana che ha iniziato a concentrarsi fin dalle prime ore del mattino nei pressi del Campidoglio, dove la folla ha assistito agli interventi di attivisti e stelle di Hollywood, come le attrici Scarlett Johanson, Ashley Judd e America Ferrera, la quale ha affermato: “Il presidente non è gli Stati Uniti. Noi siamo gli Stati Uniti e siamo qui per restarci”.
Con loro anche il regista Michael Moore, che ha strappato la prima pagina di un giornale che riportava la notizia dell’insediamento di Trump. A sorpresa è poi arrivata Madonna che ha parlato di “rivoluzione dell’amore” e si è rivolta al neo presidente con un “fuck you”. Presenti anche la cantante Janelle Monáe e la giornalista Gloria Steinem, icona del femminismo. Tra la folla, anche l’ex segretario di Stato John Kerry, visto passeggiare con il cane e scarpe sportive. Non c’era invece Hillary Clinton che ha dato il proprio sostegno via Twitter, chiedendo di “parlare e marciare per i nostri valori”.
La marcia si è mossa per i giardini del National Mall, in direzione Casa Bianca, riempiendo le strade della capitale come da tempo non si vedeva. Un fiume lungo oltre un chilometro e mezzo. Per avere un’idea dell’affluenza è stato utile osservare i numeri di accesso alla metropolitana: alle 11 del mattino ora locale si contavano già 275mila corse (alla stessa ora nella giornata di ieri, l’Inauguration Day, se ne contavano 193mila), ossia otto volte il volume normale dei viaggi in metro in quell’orario.
Ma la forza della manifestazione è stata quella di riuscire a provocare una gigantesca eco in tante città americane e in decine di capitali di Paesi stranieri. In tutto il mondo si sono tenute oltre 670 marce, secondo quanto riporta il sito ufficiale dell’evento (www.womensmarch.com) che prospetta 2 milioni e mezzo di manifestanti.
In Usa, centinaia di migliaia di persone sono scese in strada a New York, Boston, Philadelphia, Miami e Tallahassee, capitale della Florida. E poi, sulla costa ovest, a Los Angeles e San Francisco. Manifestazioni appoggiate da altre star della musica e del cinema, come Beyoncé, Kate Perry o Charlize Theron.Dall’altra parte del mondo la giornata si era aperta con gli eventi in Australia e Nuova Zelanda. A Sidney, circa tremila persone hanno marciato da Hyde Park, nel centro della città, fino al consolato americano con striscioni con la scritta ‘Il femminismo è la mia lettera Trump’ o ‘Lottare come una ragazza’.
Poi è toccato all’Asia, con gli eventi a Seul e Tokyo, a cui hanno preso parte centinaia di persone.In Europa, grande marcia a Londra, con la partecipazione di 80mila persone tra cui il sindaco laburista Sadiq Khan, così come a Barcellona e Madrid. A Milano, un centinaio di persone tra cittadine statunitensi e femministe italiane, si sono radunate in piazza della Scala. In duemila hanno manifestato a Vienna. E un migliaio a Ginevra. Marce si sono tenute anche in altre grandi città come Berlino, Parigi, Roma e Amsterdam.

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