A ROMA VIRGINIA RAGGI È GIÀ IN CRISI. CON LA FUFFA GRILLINA NON SI GOVERNA
1 settembre 2016
Un inizio davvero disastroso quello di Virginia Raggi, ma c’era da aspettarselo. Dopo il lungo parto per nominare la giunta dovuto ai tanti no incassati, le nomine fatte e poi revocate e lo scandalo degli stipendi d’oro, sono arrivate le dimissioni del contestato capo di gabinetto Carla Ranieri, miss 193mila euro lordi l’anno e dell’assessore al bilancio, Marcello Minenna.
Nella notte, cercando di mettere una goffa pezza, il sindaco aveva provato a far passare l’addio della Ranieri come una revoca decisa dopo aver chiesto un parere all’ANAC, l’Autorità Nazionale Anticorruzione: “Una richiesta per garantire il massimo della trasparenza: il “palazzo” deve essere di vetro, tutti i cittadini devono poter vedere cosa accade dentro. Questo è il M5S”. Così ha scritto su Facebook ai suoi fan.
Ciò che appare assai evidente è che attualmente Virginia Raggi non sia il sindaco di Roma, ma il sindaco del Movimento 5 Stelle. Che giochi con il suo ruolo istituzionale – di fatto il più prestigioso della ciurma creata dal comicoleader genovese e dalla Casaleggio Associati – ricattando il suo stesso movimento, sempre più nel caos e lacerato da faide interne come uno qualunque dei tanto odiati avversari politici.
Gli altri partiti, in primis il PD, guardano al disastro annunciato con un misto di speranza e preoccupazione: una Capitale trascinata al default, se da una parte potrebbe agevolare il ritorno della fuffa grillina nei meandri più nascosti del disagio mentale della plebe (non solo a Roma), dall’altro lascerebbe ai successori una gigantesca voragine da riempire, una metropoli sempre più ingovernabile e depressa.
Nel frattempo, dopo venti minuti di nubifragio, Roma ieri era un lago. Succedeva anche con le passate amministrazioni, soprattutto negli anni di Alemanno. La differenza è che al netto dei disastri lasciati, la giunta dell’ex An aveva un disegno politico, per quanto aberrante. Qui non c’è nulla, ci sono le discussioni surreali sul titolo di “onorevole” da revocare ai consiglieri comunali. Una fuffa devastante in una città già sull’orlo del baratro. E il timore fondato è che la mattanza grillina a Roma possa coincidere con la mattanza dei romani, quelli che in massa – spinti più dagli errori degli altri che dai pregi dei pentastellati – hanno preferito quella fuffa alla politica.
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