Roma, lettera dei dirigenti alla sindaca Raggi “Paralisi in Comune”
Firmano in 70. “Assenza di indicazioni a tre mesi dal via”. Bilancio, si cerca un ex della Corte dei conti
"A distanza ormai di quasi tre mesi dall’insediamento della nuova amministrazione, il lavoro degli uffici fatica a ripristinare una situazione di normale svolgimento dei propri compiti, spesso frenato dall’assenza di chiare indicazioni. L’orizzonte temporale di cinque anni permetterebbe una puntuale programmazione per la riorganizzazione della struttura amministrativa che, però, non è stata ancora minimamente affrontata né accennata".
L'atto di accusa. Ha forma d’appello, ma la sostanza di un atto d’accusa, la lettera che una settantina di dirigenti comunali, riuniti nell’associazione Dircom Roma, ha spedito alla sindaca Virginia Raggi per sollecitare un cambio di passo nel governo dell’Urbe. Planata sul suo tavolo proprio nel momento in cui la caccia al nuovo assessore al Bilancio, che dovrebbe essere presentato in aula domani, non sembra produrre i risultati sperati. Dopo aver inanellato una sfilza di no, infatti, Raggi ha ora incaricato uno dei fedelissimi, Andrea Mazzillo, assunto nello staff del Campidoglio, di individuare fra i colleghi di suo padre, ex presidente di sezione della Corte dei Conti, un magistrato in pensione che abbia voglia di assumersi quest’onere.
Lo stallo. Uno stallo che agita non poco i vertici della burocrazia comunale. Perché se la macchina amministrativa è ferma, se i servizi sono sull’orlo del collasso, se dopo quasi 100 giorni di consiliatura la squadra non è ancora completa, le delibere languono e l’assemblea degli eletti non riesce a riunirsi, la colpa — avvertono i dirigenti — è del “pilota”, non certo dei “tecnici” responsabili degli uffici. I quali perciò, "pur tenuto conto della difficile fase che sta vivendo la squadra di governo dell’Ente", non possono più esimersi dal richiamare la sindaca alle sue responsabilità. Indicando fra i rischi imminenti la paralisi della città.
La stanchezza. Esclusi da ogni processo decisionale, senza interlocutori da settimane dopo l’addio della capo di gabinetto Carla Raineri, i colletti bianchi del Campidoglio si sono stancati di aspettare. E ricordano alla sindaca "l’impegno prioritario" assunto per iscritto nel suo programma di governo: ovvero il riassetto della macchina amministrativa, "la valorizzazione delle risorse umane", l’introduzione del "metodo della condivisione", per migliorare la "vita lavorativa del personale". Propositi rimasti finora sulla carta.
La "dirigenza necessaria". "Al contrario — accusa infatti la Dircom — la riorganizzazione della macrostruttura e l’esigenza di dotare tutte le strutture centrali e municipali della dirigenza necessaria, sembra non essere una priorità dell’agenda di governo; il che contraddice quanto da lei stessa comunicato formalmente". E ciò nonostante si tratti di misure "non più dilazionabili" per il corretto funzionamento dell’amministrazione. Da qui l’invito a Raggi a tener fede alle sue promesse: prenda in mano la situazione, utilizzi "nei ruoli più adeguati" i tanti che da anni "lavorano con serietà, impegno e competenza", anziché puntare — è il sottinteso — solo su collaboratori esterni.
Marginalizzati. Si sentono marginalizzati, i “generali” di palazzo Senatorio. Ingiustamente, visto che sono tutti "pronti a mettersi al servizio della nuova amministrazione". Non aspettano altro, giurano. Perciò serve "un
coinvolgimento più ampio", un confronto, subito. Appello che si chiude con una frecciata al neo-capo del Personale Raffaele Marra, autore di un bando interno, assai sospetto, per scegliere il nuovo comandante della polizia locale. La richiesta alla sindaca è netta: meglio "astenersi dal far assumere iniziative isolate, estemporanee procedure prive di idonee indicazioni sui criteri selettivi". Un’esortazione, anche questa, a non fidarsi delle persone sbagliate.
L'atto di accusa. Ha forma d’appello, ma la sostanza di un atto d’accusa, la lettera che una settantina di dirigenti comunali, riuniti nell’associazione Dircom Roma, ha spedito alla sindaca Virginia Raggi per sollecitare un cambio di passo nel governo dell’Urbe. Planata sul suo tavolo proprio nel momento in cui la caccia al nuovo assessore al Bilancio, che dovrebbe essere presentato in aula domani, non sembra produrre i risultati sperati. Dopo aver inanellato una sfilza di no, infatti, Raggi ha ora incaricato uno dei fedelissimi, Andrea Mazzillo, assunto nello staff del Campidoglio, di individuare fra i colleghi di suo padre, ex presidente di sezione della Corte dei Conti, un magistrato in pensione che abbia voglia di assumersi quest’onere.
Lo stallo. Uno stallo che agita non poco i vertici della burocrazia comunale. Perché se la macchina amministrativa è ferma, se i servizi sono sull’orlo del collasso, se dopo quasi 100 giorni di consiliatura la squadra non è ancora completa, le delibere languono e l’assemblea degli eletti non riesce a riunirsi, la colpa — avvertono i dirigenti — è del “pilota”, non certo dei “tecnici” responsabili degli uffici. I quali perciò, "pur tenuto conto della difficile fase che sta vivendo la squadra di governo dell’Ente", non possono più esimersi dal richiamare la sindaca alle sue responsabilità. Indicando fra i rischi imminenti la paralisi della città.
La stanchezza. Esclusi da ogni processo decisionale, senza interlocutori da settimane dopo l’addio della capo di gabinetto Carla Raineri, i colletti bianchi del Campidoglio si sono stancati di aspettare. E ricordano alla sindaca "l’impegno prioritario" assunto per iscritto nel suo programma di governo: ovvero il riassetto della macchina amministrativa, "la valorizzazione delle risorse umane", l’introduzione del "metodo della condivisione", per migliorare la "vita lavorativa del personale". Propositi rimasti finora sulla carta.
La "dirigenza necessaria". "Al contrario — accusa infatti la Dircom — la riorganizzazione della macrostruttura e l’esigenza di dotare tutte le strutture centrali e municipali della dirigenza necessaria, sembra non essere una priorità dell’agenda di governo; il che contraddice quanto da lei stessa comunicato formalmente". E ciò nonostante si tratti di misure "non più dilazionabili" per il corretto funzionamento dell’amministrazione. Da qui l’invito a Raggi a tener fede alle sue promesse: prenda in mano la situazione, utilizzi "nei ruoli più adeguati" i tanti che da anni "lavorano con serietà, impegno e competenza", anziché puntare — è il sottinteso — solo su collaboratori esterni.
Marginalizzati. Si sentono marginalizzati, i “generali” di palazzo Senatorio. Ingiustamente, visto che sono tutti "pronti a mettersi al servizio della nuova amministrazione". Non aspettano altro, giurano. Perciò serve "un
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