venerdì 23 settembre 2016

La cosa veramente grave in questa vicenda è che Morresi è una docente universitaria. Ecco perché siamo negli ultimi posti nelle graduatorie internazionali sulle Università più rinomate. Un elogio del demerito.

Assuntina Morresi, chi è la consulente di Lorenzin

È contro eterologa, aborto e coppie di fatto. Il breviario del braccio destro del ministro della Salute.

05 Maggio 2014
Dà indicazioni su temi eticamente sensibili, dall'aborto alla fecondazione assistita. E sarà con buona probabilità l'artefice delle nuove linee guida sulla legge 40, destinate a garantire l’accesso alla fecondazione eterologa dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ne ha dichiarato illegittimo il divieto.
Assuntina Morresi da Macerata, come raccontato da L'Espresso.it, è il braccio destro di Beatrice Lorenzin ed è sbarcata al ministero della Salute nel luglio 2013. Professoressa associata di Chimica fisica all'Università di Perugia, è consulente del ministro per le «tematiche connesse alla bioetica».
PASIONARIA DELLA FAMIGLIA. Un ruolo sensibile e delicato. Eppure Morresi, a leggere i suoi interventi e il suo blog Stranocristiano.it, non sembra proprio aperta al dialogo. Anzi, è una barricadera del diritto alla vita e della famiglia, arcinemica dell'eterologa, della pillola abortiva, dell'eutanasia.

  • Assuntina Morresi.

Ecco otto pillole dal 'breviario' di Assuntina.

1. No alla fecondazione eterologa

«Un nuovo modello di genitorialità [è] entrato nel nostro Paese non dalle aule parlamentari, non per un referendum popolare, ma, ancora una volta, per sentenza, per la decisione di un pugno di giudici che fra qualche giorno ci dirà per quale motivo, in futuro, anche in Italia diversi bambini potrebbero non sapere più realmente di chi sono figli» (22 aprile 2014).

2. Legame madre e figlio «sminuzzato»

«Nel nostro Paese si affaccia purtroppo una società in cui persino il legame più profondo che gli esseri umani conoscono, quello fra una madre e suo figlio, viene frammentato, sminuzzato nelle sue componenti 'genetiche', 'gestazionali' e 'sociali', e niente lo potrà sostituire nella sua pienezza». (10 aprile 2014).

3. Ru486? «Aborto fai-da-te»

«Aborto chimico, un metodo la cui mortalità è 10 volte maggiore di quella dell’aborto chirurgico, e che viene usato per introdurre l’aborto a domicilio, quello 'fai-da-te', dove l'aborto diventa un atto medico privato, e addio prevenzione. Domani l’autopsia della donna [il riferimento è al caso della 37enne morta a Torino]. E poi vedremo quel che succederà, se per esempio in Toscana vorranno ancora dare la RU486 nei consultori» (13 aprile 2014).

4. «L'aborto non è un diritto»

«Nella legge 194 [...] l’aborto non è considerato un diritto, ma l’ultima opzione possibile nel caso di una maternità rifiutata. Stiamo parlando del testo di legge, e non della percezione che invece si ha, dell’aborto. Attaccare l’obiezione di coscienza [...] significa affermare che chi obietta lede un diritto, quello di abortire» (28 giugno 2012).

5. Famiglia, «vivaio naturale di buona umanità»

«Non sono le buone leggi che garantiscono la buona convivenza - esse sono necessarie - ma è la famiglia, vivaio naturale di buona umanità e di società giusta» (24 marzo 2014).

6. Con Eluana «la deriva eutanasica è legge»

«Con Welby prima ed Eluana adesso si è passati dalla libertà di cura al diritto di morire [...] la deriva eutanasica è entrata nel nostro ordinamento giuridico» (14 novembre 2008).

7. «Non sentiamo la mancanza di una norma sulle coppie di fatto»

«Ma, dico io, c'è qualcuno che sentiva la mancanza di una proposta di legge sulle coppie di fatto? Noi no, e con noi un sacco di altra gente, comprese le stesse coppie di fatto che pare abbiano solitamente altri problemi, visto che appena possono, almeno la maggior parte, si sposano» (21 settembre 2008)

8. «Del crocifisso non si può fare a meno»

«A noi che in quel crocifisso crediamo, la sentenza che ce lo vuole togliere ha fatto un gran favore. Ci ha ricordato che averlo davanti non è scontato. E che i segni della sua presenza non debbono ridursi ad arredi decorativi, oramai familiari. Di un arredo se ne può fare a meno. Del suo segno, no» (8 novembre 2009).

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