giovedì 22 settembre 2016

Olimpiadi, anche i gatti del Colosseo sanno ciò che Travaglio non dice

Il Fattone
gatto-colosseo
L’inutile editoriale di Travaglio di oggi vorrebbe farci credere che il no alle Olimpiadi è il frutto di un’attenta riflessione. Ma tutto sanno che la verità è un’altra
 
In un inutile editoriale di prima pagina, Marco Travaglio oggi vorrebbe farci credere che il no di Virginia Raggi alle Olimpiadi sia il frutto di un’attenta riflessione sui costi, gli extra-costi, i budget e gli sforamenti. 
Anche i gatti del Colosseo sanno benissimo che quel no è stato pronunciato per consentire alla sindaca di Roma di partecipare al raduno nazionale della Casaleggio Associati, dal quale era già stata di fatto estromessa, e a mettere la sordina, almeno per una mezza giornata, allo scontro feroce che dilania il M5s romano e nazionale (mentre la giunta capitolina continua ad essere senza assessore al Bilancio, senza assessore alle Partecipate e senza capo di gabinetto). 
Se davvero avesse voluto scrivere un articolo sul M5s, la Raggi e le Olimpiadi, Travaglio avrebbe potuto ricordare la solenne dichiarazione di Luigi Di Mail, ospite di “Otto e mezzo” lo scorso 14 dicembre: “Sosterremo la candidatura alle Olimpiadi se vinceremo a Roma. Se invece dobbiamo affidare la gestione delle Olimpiadi a chi, solo gestendo i campi rom, ha creato mafia capitale, allora no, preferiamo prima restituire i servizi essenziali alla città. Speriamo di vincere e di essere i migliori alleati delle Olimpiadi per fare un ottimo lavoro”.
Chissà se i “migliori alleati delle Olimpiadi” erano a conoscenza delle ridicole riflessioni sui costi, gli extra-costi, i budget e gli sforamenti propalate oggi da Travaglio: o forse il vicepresidente della Camera aveva ricevuto una mail dal Fatto, ma non era riuscito a capirla.
Chiarissimo, invece, l’impegno assunto pubblicamente da Virginia Raggi lo scorso 16 giugno, alla vigilia del ballottaggio, nel corso del confronto con Roberto Giachetti organizzato da SkyTg24: “Se dovessi diventare sindaco sarò io stessa a indire un referendum consultivo, come è consentito dal regolamento”.
Ma anche di questo, curiosamente, nello strampalato editoriale di Travaglio non c’è traccia.

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