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«Vediamo giorno per giorno», dice Paolo Ferrara, capogruppo M5S in Aula Giulio Cesare. La difesa “a oltranza” di queste ore dell’assessora all’Ambiente Paola Muraro si porta dietro una postilla che tradisce la preoccupazione del Movimento.

Perché è ormai da un mese che va avanti lo stillicidio che riguarda la tecnica originaria della provincia di Rovigo alla quale la sindaca Virginia Raggi ha affidato il delicato dossier dei rifiuti. Uno stillicidio culminato con la notizia delle sue telefonate del 2013 con Salvatore Buzzi, uno dei protagonisti insieme a Massimo Carminati, dell’inchiesta su Mafia capitale. E seppure la procura ha fatto sapere che la Muraro non è coinvolta nell’indagine che, a partire dal dicembre 2014, ha terremotato i vertici politici della città (dal Pd al centrodestra), il semplice accostamento del suo nome a quello del ras delle cooperative rosse ha messo in subbuglio
 la base dei 5Stelle.
 
«Eravamo a conoscenza di tutto — continuano a ripetere dal Campidoglio — e abbiamo scelto Paola perché conosce benissimo il sistema da dentro e può combatterlo come nessun altro ». E d’altronde non potrebbe essere diversamente, visti i 12 anni da consulente trascorsi in Ama dalla Muraro. Consulente di primo piano, tra l’altro, che ha visto accrescere il suo peso specifico (e anche il suo stipendio) negli anni in cui ai vertici dell’azienda c’era proprio quel Franco Panzironi, fidatissimo uomo di Alemanno, travolto proprio dall’inchiesta su Mafia capitale. Ebbene, quando “il Tanca” (così, è emerso dalle intercettazioni, veniva appellato Panzironi) era amministratore delegato dell’azienda, la Muraro arriva a triplicare il suo stipendio: dai 30 mila euro del 2004 si passa agli 80 del 2008 fino ai 100 del 2010, ritoccati a 115 mila nell’ultimo contratto di consulenza chiuso lo scorso 30 giugno sotto l’amministrazione di Daniele Fortini.

«Ero una consulente — continua a ripetere l’assessora — e un consulente consiglia, non dirige ». Di certo era una professionista ritenuta affidabile, vista la considerazione che gode in azienda e visto il rapporto che intreccia con l’ex direttore generale Giovanni Fiscon, anche lui finito nell’inchiesta su Mafia capitale. «Era il suo braccio destro», dicono in Ama della Muraro. Di sicuro erano vicini di stanza. E di lei, esperta di compostaggio e impianti di trattamento, Fiscon si fidava a tal punto da delegarle alcune questioni relative a un appalto da 21,5 milioni di euro a cui era interessato anche Buzzi. È proprio Fiscon, secondo le intercettazioni, a dare alla Muraro il numero del ras delle coop con la richiesta di chiamarlo. Succede tutto nel settembre del 2013, documentano le carte della procura. Quattordici mesi dopo arriveranno gli arresti per Panzironi, Fiscon e Buzzi, coinvolti
 a vario titolo in Mafia capitale che sugli appalti dell’Ama aveva da tempo messo gli occhi.

La Muraro, come ha fatto sapere la procura, è appunto estranea all’inchiesta sul Mondo di mezzo ma nello “stillicidio” di questi giorni ci sono anche le indagini che riguardano gli impianti di trattamento dei rifiuti sui quali lei era incaricata di vigilare quando era in Ama. Indagini (scaturite dagli esposti presentati da Daniele Fortini, ex presidente della municipalizzata) per le quali l’assessora potrebbe essere prossimamente convocata dai magistrati come persona informata dei fatti. A loro ha annunciato che presenterà un dossier che contiene, tra le altre cose, alcune e-mail inviate ai vertici dell’azienda sulle criticità
 da lei rilevate proprio sugli impianti.

Al di là di eventuali aspetti penalmente rilevanti, da quando la Muraro è stata nominata in giunta (su segnalazione del deputato romano Stefano Vignaroli) sono emersi aspetti che hanno messo in difficoltà i 5Stelle. A partire da quei 12 anni di consulenza in Ama che hanno fruttato alla tecnica oltre un milione di euro. Ma non solo: a gettare un’ombra su un potenziale conflitto di interessi ci sono anche quei 200 mila euro di contenzioso tra Muraro e Ama per un brevetto da lei ideato (insieme ad altri tre ingegneri). Per non parlare delle accuse più o meno velate lanciate da Fortini di un legame tra l’assessora e Manlio Cerroni, patron di Malagrotta e proprietario
 dell’impianto di Rocca Cencia che la Muraro avrebbe voluto utilizzare per risolvere l’emergenza rifiuti. «Ma a Cerroni ho fatto perdere un arbitrato da 900 milioni che aveva con Ama», si difende l’assessora.

Vicenda anche questa nota, dicono i 5Stelle
 in Campidoglio. «C’è stato uno screening approfondito del curriculum prima della sua nomina», è la versione che arriva dallo staff della sindaca. E mentre sul blog di Beppe Grillo cominciano a comparire i primi commenti critici, i vertici del M5S blindano la Muraro: «Mollarla ora sarebbe una follia ». «Ora», appunto. Ma la situazione è fluida. «Vediamo giorno per giorno», ribadisce il capogruppo Ferrara.