Muraro e il contratto retrodatato. Partecipò senza titolo alle perizie
“Fuori dall’Ama”. Ma presidiava gli impianti dei rifiuti a Roma. Lungo vertice con la Raggi: la sindaca la difende, ma a tempo
LAPRESSE
La sindaca Virginia Raggi con l’assessore all’ambiente Paola Muraro, nel blitz a Rocca Cencia subito dopo la vittoria M5S a Roma
09/08/2016
JACOPO IACOBONI, GIUSEPPE SALVAGGIULO
Per tre mesi, all’inizio di quest'anno, Paola Muraro ha continuato a svolgere il suo delicato ruolo nell’Ama, l’azienda romana dei rifiuti, senza titolo. Si era ripetutamente rifiutata di rinnovare il contratto di consulenza che aveva dal 2004 ma, all’insaputa dei vertici aziendali, continuava a presidiare gli impianti e persino a partecipare come rappresentante dell’azienda ai sopralluoghi dei periti della Procura. Il contratto - ultimo prima di diventare assessora nella giunta Raggi - viene firmato solo il 6 aprile, anche se decorre retroattivamente dal primo gennaio.
L’anomalia dell’ultimo contratto della Muraro non è casuale. Fino al 2014 le sue consulenze sono firmate dal direttore generale Giovanni Fiscon, fedelissimo di Franco Panzironi, messo dal sindaco Alemanno a capo dell’Ama. I rapporti Muraro-Fiscon sono ottimi. Ma a fine 2014 Fiscon viene arrestato per Mafia Capitale e in Ama arriva un nuovo direttore generale, Alessandro Filippi. Il quale rende i contratti più specifici ed estende le sue responsabilità. Ma le affianca anche un esperto esterno.
A fine 2015 accade un fatto nuovo: Muraro non vuole più rinnovare la consulenza. Non spiega chiaramente il motivo, prende tempo. Alimentando in azienda il dubbio che voglia distaccarsi in vista di nuovi incarichi. Nei mesi successivi l’azienda insiste, rimasta senza un responsabile impianti, autorizzazioni ed emissioni. Lei risponde «io sono fuori, ormai non ho più a che fare con Ama».
Senonché dagli impianti riferiscono in azienda, a marzo, che, pur senza contratto, la Muraro si è palesata come prima, e addirittura ha preso parte, in contraddittorio con i periti della Procura, ad attività cruciali dell’indagine penale. L’azienda a quel punto si allarma e mette Muraro alle strette. Solo in quel momento, in maniera irrituale, la superconsulente decide a posteriori di firmare il contratto. Lo fa il 6 aprile 2016, come siamo in grado di provare. Ma la validità riguarda tutto il semestre dal primo gennaio al 30 giugno. Resta da spiegare perché Muraro abbia preso questo rischio (le attività peritali vengono verbalizzate, può partecipare solo chi ne ha stretto titolo). Come mai avesse interesse a interloquire con i periti. E perché si è convinta a firmare il contratto, se da sola o consigliata.
Questa vicenda è un ulteriore elemento all’attenzione di chi sta ricostruendo, politicamente, tutti i passaggi della vicenda Muraro. Non è un caso che Virginia Raggi, in tutta la campagna elettorale, parli insistentemente non solo - come ovvio per una cinque stelle - di raccolta differenziata, ma della necessità di manutenzione degli impianti dell’Ama, uno dei cavalli di battaglia della Muraro. E non è un caso che una delle prime uscite della sindaca avvenga con la Muraro proprio all’impianto di Rocca Cencia, sotto indagine da parte della Procura e del Nucleo ecologico dei carabinieri. La foto della Muraro accanto alla sindaca restituisce la sensazione di una assessora di peso, e dotata di totale copertura politica.
Quella copertura che adesso il Movimento cinque stelle chiede a Raggi di dare a Muraro. Ieri sera s’è svolto in Campidoglio un lungo incontro tra la sindaca, la Muraro, l’assessore al bilancio Marcello Minenna, e alcuni membri dello staff romano (in cui c’è anche Stefano Vignaroli, l’uomo che sponsorizza alla Raggi la scelta della Muraro). Nonostante alcuni assessori spingano per una exit strategy immediata dall’imbarazzante vicenda, l’idea - molto cavalcata da Marcello De Vito, l’uomo più vicino alla deputata Roberta Lombardi, non esattamente un’amica della sindaca - è che Raggi si carichi sulle spalle una difesa pubblica della Muraro. La sindaca la difenderà, domani in consiglio comunale, ma si tratta di una difesa a tempo, perché tutto il Movimento naviga a vista, in attesa di una tegola che sembra inesorabile; la corsa sembra esser quasi più quella a individuare qualcuno su cui scaricare la responsabilità di questo pasticcio politico. Una responsabilità che la Raggi - sebbene non abbia proposto nessun nome alternativo, e abbia chiamato lei, materialmente, la Muraro per dirle che la nominava assessora - non vuole accollarsi per intero.
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