CADONO GLI SLOGAN. GIRANO I SOLDI
Cinque stelle Roma: niente votazioni, niente streaming, soldi a volontà, turismo dei rifiuti.
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Secondo alcuni i Cinque stelle, vincendo a Roma e a Torino, si sono messi in un grosso guaio. Per ora, però, nonostante le difficoltà, i sondaggi reggono. Sta accadendo un’altra cosa comunque: un po’ come se i Cinque stelle stessero abbattendo un loro personale Muro di Berlino.
Naturalmente, non sono loro che lo tirano giù (come anche per quello vero), ma la realtà. Il Muro dei Cinque stelle era fatto di pochi mattoni: i soldi, la democrazia diretta, un nuovo tipo di civiltà a rifiuti zero.
Ebbene, sui soldi sta accadendo che il capo di gabinetto del sindaco di Roma, un magistrato, avrà uno stipendio annuale che sfiora i 200 mila euro. Il che va benissimo. Sarà certamente una persona validissima e forse merita tutti quei soldi e anche di più.
Ma come la mettiamo con l’anima “francescana” del movimento? Quella stessa anima che li aveva spiniti non più di dieci giorni fa a chiedere che venissero dimezzati gli stipendi dei deputati e a sostenere (sia pure falsamente) che i loro deputati si erano autoridotti lo stipendio a appena 2500 euro al mese “perché tanto basta per vivere dignitosamente”.
Il mattone dei soldi, cioè, è già caduto giù dal Muro Cinque stelle. E è caduto perché, quando sono andati nella realtà, fuori dalla mittica Rete, a cercare delle competenze, hanno scoperto che se volevano quel capo di gabinetto per il loro sindaco, con cavolo che se la potevano cavare con 2500 euro: la signora ha chiesto, e ottenuto, almeno sei volte tanto. E loro hanno detto sì.
Ma anche con il capufficio stampa, sempre del sindaco, è finita nello stesso modo. Volevano un certo giornalista, proprio quello, e gli hanno dato 100 mila euro di stipendio all’anno. Probabilmente ne vale 200 mila (anche se fino al giorno prima era ignoto a tutti, non è insomma il Montanelli dei nostri tempi). Ma, di nuovo, la realtà ha ridotto a niente lo spirito “francescano” dei Cinque stelle. E i 2500 euro al mese con i quali si può vivere dignitosamente? Dimenticati. Persino un addetto stampa ne ha chiesti e ottenuti almeno tre volte tanto.
Il secondo mattone del Muro a Cinque stelle era la democrazia diretta via Rete: uno vale uno, si fa tutto in streaming, tutti votano. Polverizzato. Mai più visto un voto, mai più consultato nessuno, le mini telecamera per lo streaming dimenticate a prendere polvere in qualche ripostiglio o, forse, già rivendute a Porta Portese.
Quindi anche il secondo mattone è caduto. E’ il terzo, il nuovo mondo? L’economia nuova, senza più rifiuti? A parole rimane. Il sindaco di Roma ha confermato che il loro obiettivo per la monnezza della capitale è appunto arrivare ai “rifiuti zero”. Come si fa? Semplice: se compri quattro mele al supermercato è inutile che te le diano in una confezione di plastica, te le metti in tasca e te ne vai a casa. Un imballo in meno da smaltire. Poi le quattro mele te le mangi, e i torsoli? Il sindaco non l’ha detto, ma probabilmente ti mangi anche quelli: così hai quattro mele a rifiuti zero. E se decidi di comprare un pesce? Vai con un secchiello (sempre quello), idem per le bistecche, e così via.
La realtà, in attesa che tre milioni di romani imparino a mettersi in tasca le mele e il pesce nel secchiello, è che la capitale produce migliaia di tonnellate di immondizia al giorno. Che si fa? Non dei termovalorizzatori dove li si bruciano perché sono antri del diavolo per i Cinque stelle. La soluzione esiste e è semplicissima: turismo monnezzaio. La monnezza, cioè, si manda da qualche parte. L’Umbria per la verità ha già detto no e così i comuni laziali. Ma non c’è problema. Asti ha già detto sì: abbiamo un bellissimo bruciatore, con la vostra monnezza facciamo un sacco di soldi, taglieremo un po’ le tasse ai cittadini. Se poi Asti non bastasse, ci sono sempre la Germania e l’Olanda, con migliaia di tonnellate di monnezza romana che viaggiano per l’Europa.
In attesa del mitico giorno in cui i tre milioni di romani avranno imparato a andare dal macellaio con un secchiello per comperare tre fettine di carne e a mangiare anche i torsoli delle mele.
Nel frattempo il capo di gabinetto si sarà intascata quasi 200 mila euro, l’addetto stampa cento, e Asti, Olanda e Germania vari milioni per bruciare qualche migliaio di tonnellate di monnezza romana. Ma, prima o poi, si arriverà ai rifiuti zero. Intanto girano soldi come su una giostra.
(Da "Tiscali.it" del 13 agosto 2016)
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