La cotta di Oliviero Beha per il M5S
Nel suo articolo mancano particolari importanti come la camorra a Quarto o gli avvisi di garanzia ai sindaci di Livorno e Parma
Oliviero Beha, polemista di vaglia e scrittore eclettico, s’è preso una cotta per il Movimento 5 stelle: niente di male, è capitato a molti. Del resto il Fatto, che sta alla Casaleggio Associati srl come la mai abbastanza rimpianta Pravda stava al Comitato centrale del Pcus, non manca di esaltare ogni giorno la virtù dello statista Di Maio e la gloria della podestà Raggi.
L’innamoramento di Beha, tuttavia, è autentico: non lo muove il desiderio di compiacere il direttore Travaglio, ma una passione sincera. Almeno così sembra leggendo il suo articolo pubblicato oggi. E al cuore, lo sappiamo, non si comanda. Ma anche la ragione, qualche volta, ha le sue ragioni. E le argomentazioni di Beha lasciano un po’ a desiderare. “Al M5s – scrive – puoi muovere parecchi appunti, dalle cosiddette (sic!) epurazioni alle contraddizioni da caso a caso, a errori nella scelta dei loro rappresentanti, allo scandaletto solo ultimo in ordine di tempo del tizio a 5 Stelle che come rappresentante del popolo voleva passare in business in un Roma-New York…”.
L’elenco degli “appunti” è parziale – mancano, per dire, la camorra a Quarto o gli avvisi di garanzia ai sindaci di Livorno e Parma – ma già di per sé impressionante. Eppure per Beha, come per molti altri che ancora guardano con simpatia al grillismo, si tratta di sciocchezze a paragone dei guasti compiuti dagli altri partiti: e qui Beha si lancia in una filippica contro la “classe politica” che, da Berlusconi a Renzi passando per Prodi, Monti e Napolitano, non risparmia niente e nessuno.
Che modo curioso di ragionare. Ammettiamo che tutti i politici siano nella migliore delle ipotesi un disastro e, nella peggiore, un cancro di malaffare. Bisogna dunque sostituirli. Con chi? Con chi – parole di Beha – sbaglia a scegliere i propri rappresentanti, espelle a raffica i dissidenti, si contraddice a ripetizione e pretende persino di viaggiare in business class senza averne titolo? Se i grillini sono più o meno come gli altri – statisticamente, a dire il vero, sono un po’ peggio – perché mai dovrebbero essere preferibili? Quale vantaggio viene agli italiani dall’abbandonare una “classe politica” di malavitosi incompetenti per eleggerne una di incompetenti imbroglioni e autoritari?
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