"Camion bar? Li lascio in centro: danno lavoro". Parla Andrea Coia, capo Commissione Commercio
23 luglio 2016
Da quando le elezioni si sono svolte è successo troppo spesso: avere quel senso come di addormentarsi e ritrovarsi in un incubo. Pensi che i vecchi meccanismi siano dimenticati, sei convinto che le parole d'ordine siano totalmente cambiate, sei certo che gli atteggiamenti, le tiritere, le cantilene, gli antichi refrain ripetuti ossessivamente per coprire inguacchi e magagne non li ascolterai più. E invece avviene il contrario. Non solo tutto come prima, ma tutto peggio di prima.
Ci si poteva aspettare una fase di difficoltà, ma non ci si poteva aspettare scenari di questo tipo. Hai voglia a dire "sono appena arrivati, lasciali lavorare e poi comunque sono meglio di quelli prima che hanno distrutto tutto". Già, ma come si fa a tollerare se chi arriva raccontandosi come 'nuovo' ripete a pappagallo li stessi identici concetti, le stesse identiche assurdità di chi c'era prima e perfino pure peggio?
E' la storia di queste prime settimane di governo a Cinque Stelle nella città di Roma. Si fatica, onestamente, a crederci. Le bugie, il politichese, la trasparenza zero, i parenti, gli incontri carbonari, l'assessore che dice che i camion bar servono per dissetarsi, l'assessora che dice che a Roma sono i pedoni indisciplinati a generare la congestione del traffico. E così via. E' un incubo da cui vorremmo svegliarci, vorremmo accorgerci che è tutto falso, che in realtà le cose non stanno andando come appare, che in realtà non abbiamo eletto delle persone che si stanno rivelando nella migliore delle ipotesi deludenti e nella peggiore profondamente colluse (a livello di visione politica) con chi c'era prima.
L'ultimo che si aggiunge alla lista è Andrea Coia, del quale, tra i tanti casini di questi giorni, ci era sfuggita la dichiarazione di inizio settimana relativa all'ambulantato e ai camion bar. Per certi versi sono frasi ancora peggiori di quelle di Adriano Meloni: l'assessore al commercio disse che col caldo i camion bar servivano comunque a dissetarsi, una idiozie sesquipedale. Meloni però parlava senza sapere, da gran naif; Andrea Coia conosce invece perfettamente i meccanismi, fa politica da anni in un Municipio difficile come il Settimo e è perfettamente conscio di cosa si parla quando si parla di ambulantato a Roma. E dunque le sue dichiarazioni sono trenta volte più preoccupanti di quelle di Meloni. Coia, inoltre, e il particolare è agghiacciante, ha rilasciato queste dichiarazioni come le prime dichiarazioni nel ruolo di presidente della Commissione Commercio dell'Assemblea Capitolina.
Ma di quali dichiarazioni stiamo parlando? Andiamo a vederle e commentiamole.
"Bisogna preservare il decoro del patrimonio culturale, ma dobbiamo capire che andare a vietare completamente ogni esercizio all'interno del centro città ha un impatto occupazionale che va valutato con attenzione. Preservare decoro e lavoro non è facile ma noi intendiamo farlo". E già qui ti vengono i brividi su per la schiena perché questo è esattamente l'atteggiamento, la scelta terminologica, l'impostazione di ragionamento che hanno avuto tutti i predecessori di Coia, politicamente o finanziariamente venduti al racket degli ambulanti. Ma Coia non si è fermato qui ed è andato avanti. Con la dichiarazione che segue.
"Non è nostra intenzione concedere licenze a pioggia, ne' andare a cancellare tutte, ma fare un riordino, tenendo contro che se dietro una parte dei camion bar ci sono i Tredicine, dietro molti altri c'è spesso una famiglia che lavora".
Ci si poteva aspettare una fase di difficoltà, ma non ci si poteva aspettare scenari di questo tipo. Hai voglia a dire "sono appena arrivati, lasciali lavorare e poi comunque sono meglio di quelli prima che hanno distrutto tutto". Già, ma come si fa a tollerare se chi arriva raccontandosi come 'nuovo' ripete a pappagallo li stessi identici concetti, le stesse identiche assurdità di chi c'era prima e perfino pure peggio?
E' la storia di queste prime settimane di governo a Cinque Stelle nella città di Roma. Si fatica, onestamente, a crederci. Le bugie, il politichese, la trasparenza zero, i parenti, gli incontri carbonari, l'assessore che dice che i camion bar servono per dissetarsi, l'assessora che dice che a Roma sono i pedoni indisciplinati a generare la congestione del traffico. E così via. E' un incubo da cui vorremmo svegliarci, vorremmo accorgerci che è tutto falso, che in realtà le cose non stanno andando come appare, che in realtà non abbiamo eletto delle persone che si stanno rivelando nella migliore delle ipotesi deludenti e nella peggiore profondamente colluse (a livello di visione politica) con chi c'era prima.
L'ultimo che si aggiunge alla lista è Andrea Coia, del quale, tra i tanti casini di questi giorni, ci era sfuggita la dichiarazione di inizio settimana relativa all'ambulantato e ai camion bar. Per certi versi sono frasi ancora peggiori di quelle di Adriano Meloni: l'assessore al commercio disse che col caldo i camion bar servivano comunque a dissetarsi, una idiozie sesquipedale. Meloni però parlava senza sapere, da gran naif; Andrea Coia conosce invece perfettamente i meccanismi, fa politica da anni in un Municipio difficile come il Settimo e è perfettamente conscio di cosa si parla quando si parla di ambulantato a Roma. E dunque le sue dichiarazioni sono trenta volte più preoccupanti di quelle di Meloni. Coia, inoltre, e il particolare è agghiacciante, ha rilasciato queste dichiarazioni come le prime dichiarazioni nel ruolo di presidente della Commissione Commercio dell'Assemblea Capitolina.
Ma di quali dichiarazioni stiamo parlando? Andiamo a vederle e commentiamole.
"Bisogna preservare il decoro del patrimonio culturale, ma dobbiamo capire che andare a vietare completamente ogni esercizio all'interno del centro città ha un impatto occupazionale che va valutato con attenzione. Preservare decoro e lavoro non è facile ma noi intendiamo farlo". E già qui ti vengono i brividi su per la schiena perché questo è esattamente l'atteggiamento, la scelta terminologica, l'impostazione di ragionamento che hanno avuto tutti i predecessori di Coia, politicamente o finanziariamente venduti al racket degli ambulanti. Ma Coia non si è fermato qui ed è andato avanti. Con la dichiarazione che segue.
"Non è nostra intenzione concedere licenze a pioggia, ne' andare a cancellare tutte, ma fare un riordino, tenendo contro che se dietro una parte dei camion bar ci sono i Tredicine, dietro molti altri c'è spesso una famiglia che lavora".
Magari - come fece Meloni - Coia messo alle strette dai suoi elettori inferociti dirà di essere stato travisato. Ma se per Meloni c'era tanto di video, qui ci sono agenzie stampa ufficiali.Abbiamo chiesto più volte via Twitter a Coia di smentire queste affermazioni. Abbiamo sinceramente sperato che fosse stato equivocato. Così non è. Ci sono termini che fanno raggelare chi segue questa battaglia da anni. "Riordino". Sembrano delle dichiarazioni di Davide Bordoni o di Orlando Corsetti, peccato che vengono da chi si presenta come rappresentante del vento nuovo.
Gravissimo che si distingua in camion bar di Tredicine e camion bar di altre famiglie. Come se ai Tredicine si debba e si possa fare la guerra e a tutti gli altri no. Il problema non sono i Tredicine (tra l'altro anche loro sono una "famiglia", eccome!) ed è assurdo che un pubblico rappresentante si scagli contro quello o quell'altro imprenditore facendone pure il cognome. Il problema è riformare radicalmente un settore. Una cosa che Coia dimostra di non voler fare.
Famiglie dietro ai camion bar? Ovviamente non è vero. Si tratta di un business che viene gestito diversamente, chi ha accumulato in passato fior di licenze ora le affitta, e dentro ai furgoni più che lavoro c'è sovente sfruttamento. Se queste famose famiglie campano grazie ai camion bar, dunque, campano di rendita sulle spalle del Comune (che cede suolo pubblico in cambio di spicci) e dunque di tutti noi. Nessuna famiglia bisognosa, dunque, ma holding imprenditoriali che lucrano depauperando il bene comune standosene al confine della legge. Il Movimento Cinque Stelle ha stravinto le elezioni per spazzare via. Ma facciamo il gioco di Coia e facciamo finta che effettivamente un camion bar (quale? Possiamo saperne almeno uno?) dia lavoro ad una famiglia. Bene. Ma per quale motivo quella famiglia deve valere di più delle tante famiglie che a causa di quello stesso camion bar vanno in rovina? Quel camion bar oltre a generare degrado (dunque meno turismo, dunque meno investimenti, dunque meno posti di lavoro), genera concorrenza sleale verso gli esercizi commerciali circostanti. Negli ultimi anni sono decine i negozi che a Roma hanno chiuso a causa della concorrenza e del degrado portato dagli ambulanti che hanno cambiato i connotati di intere strade commerciali (dall'Appia a Cola di Rienzo) rendendole inservibili per lo shopping. A quel lavoro - forse perché regolare e non in nero - però Coia non pensa: si prospettano 5 anni particolari per gli imprenditori onesti in questa città... Anzi per le persone oneste in generale se è vero come è vero che i rappresentanti a Cinque Stelle, da Coia per arrivare al Presidente del V Municipio, fanno a gara a dimostrare vicinanza, solidarietà e tutela a chi sta fuori dalle norme o a chi le ha strumentalizzate: si parte dai camion bar e si arriva ai teppisti occupatori abusivi di palazzine al Pigneto, tanto per stare alle cronache delle ultime ore. Per chi si comporta in maniera disonesta o prepotente, massima tutela e massima attenzione. Per chi sta nelle regole e rispetta il prossimo evitando di prevaricare e fare il furbo, le consuete umiliazioni.
Coia pensa alle famiglie. Pensa al lavoro degli ambulanti, solo al loro. Incurante delle conseguenze. Nonostante, poi, il settore sia in piena fase di riforma e nonostante il prossimo anno grazie alla direttiva Bolkestein tutto potrebbe cambiare. Ma c'è un limite alla ricerca del consenso a tutti i costi? Esiste una opposizione in Consiglio Comunale in grado di contrastare le enormità di un presidente di commissione commercio come questo? Avete capito ora perché l'ostracismo a Marino era così duro, perfino sulle sue cene al ristorante? Perché stava mettendo in riga questi settori, queste anomalie solo romane, che oggi tornano a riprendere in pugno la città.
Chissà quale razza di lavoro di lobbing certi gruppi economici romani devono fare per convincere perfino gli alfieri dell'onestà e della novità. Per convincere perfino gente che pur di tenere salde le questioni di principio è capace di rinunciare a decine di migliaia di posti di lavoro e investimenti. La faccenda dello Stadio è solo uno tra i mille esempi: lì un eccellente investimento privato genererebbe decine di migliaia di posti di lavoro, ma quei posti possono essere messi in discussione ridicolizzando il progetto senza neppure averlo mai letto, mentre per togliere due bancarelle e liberare il centro dallo schifo bisogna fare una "riflessione". Anche la Camorra e la Mafia danno lavoro e campano famiglie, e questa è la retorica che storicamente è stata utilizzata per legittimarne l'esistenza nel Mezzogiorno d'Italia. Anche il progetto di centro commerciale e spazi residenziali a Palazzo Raggi a Via del Gambero (l'omonimia col sindaco è casuale) avrebbe fatto campare bene tante famiglie oggi disoccupate, però il primo atto della nuova Giunta è stato annullare questo progetto e bocciarlo perché non granché compatibile col Piano Regolatore.
Gli ambulanti sono compatibili col Piano Regolatore? Esiste un Piano Regolatore dell'ambulantato? Sono compatibili col Codice della Strada (che, ricordiamolo, è una legge dello stato) e con mille altre norme?
Davvero il Movimento pensa di potere andare avanti a lungo tra queste contraddizioni? Davvero pensa di poter reggere molto basandosi questa fregatura, su questo inganno elettorale? Inganno, sì. Noi stessi abbiamo indicato di votare il Cinque Stelle sulla base di quanto fatto nella consiliatura precedente: negli ultimi 3 anni alla Commissione Commercio, ad esempio, c'era Enrico Stefano che si batteva per una città più europea e civile. Oggi ci troviamo invece come presidente un tizio che parla la stessa lingua dei tempi della Giunta Alemanno e che magari - lo diciamo per mera ipotesi - è stato indottrinato a ripetere certi concetti in qualche riunione carbonara modello Vignaroli-Cerroni. Davvero i pentastellati pensano che la pazienza delle loro centinaia di migliaia di elettori che aspettano una radicale discontinuità col passato sia infinita e che questi inganni non vengano smascherati?
Gravissimo che si distingua in camion bar di Tredicine e camion bar di altre famiglie. Come se ai Tredicine si debba e si possa fare la guerra e a tutti gli altri no. Il problema non sono i Tredicine (tra l'altro anche loro sono una "famiglia", eccome!) ed è assurdo che un pubblico rappresentante si scagli contro quello o quell'altro imprenditore facendone pure il cognome. Il problema è riformare radicalmente un settore. Una cosa che Coia dimostra di non voler fare.
Famiglie dietro ai camion bar? Ovviamente non è vero. Si tratta di un business che viene gestito diversamente, chi ha accumulato in passato fior di licenze ora le affitta, e dentro ai furgoni più che lavoro c'è sovente sfruttamento. Se queste famose famiglie campano grazie ai camion bar, dunque, campano di rendita sulle spalle del Comune (che cede suolo pubblico in cambio di spicci) e dunque di tutti noi. Nessuna famiglia bisognosa, dunque, ma holding imprenditoriali che lucrano depauperando il bene comune standosene al confine della legge. Il Movimento Cinque Stelle ha stravinto le elezioni per spazzare via. Ma facciamo il gioco di Coia e facciamo finta che effettivamente un camion bar (quale? Possiamo saperne almeno uno?) dia lavoro ad una famiglia. Bene. Ma per quale motivo quella famiglia deve valere di più delle tante famiglie che a causa di quello stesso camion bar vanno in rovina? Quel camion bar oltre a generare degrado (dunque meno turismo, dunque meno investimenti, dunque meno posti di lavoro), genera concorrenza sleale verso gli esercizi commerciali circostanti. Negli ultimi anni sono decine i negozi che a Roma hanno chiuso a causa della concorrenza e del degrado portato dagli ambulanti che hanno cambiato i connotati di intere strade commerciali (dall'Appia a Cola di Rienzo) rendendole inservibili per lo shopping. A quel lavoro - forse perché regolare e non in nero - però Coia non pensa: si prospettano 5 anni particolari per gli imprenditori onesti in questa città... Anzi per le persone oneste in generale se è vero come è vero che i rappresentanti a Cinque Stelle, da Coia per arrivare al Presidente del V Municipio, fanno a gara a dimostrare vicinanza, solidarietà e tutela a chi sta fuori dalle norme o a chi le ha strumentalizzate: si parte dai camion bar e si arriva ai teppisti occupatori abusivi di palazzine al Pigneto, tanto per stare alle cronache delle ultime ore. Per chi si comporta in maniera disonesta o prepotente, massima tutela e massima attenzione. Per chi sta nelle regole e rispetta il prossimo evitando di prevaricare e fare il furbo, le consuete umiliazioni.
Coia pensa alle famiglie. Pensa al lavoro degli ambulanti, solo al loro. Incurante delle conseguenze. Nonostante, poi, il settore sia in piena fase di riforma e nonostante il prossimo anno grazie alla direttiva Bolkestein tutto potrebbe cambiare. Ma c'è un limite alla ricerca del consenso a tutti i costi? Esiste una opposizione in Consiglio Comunale in grado di contrastare le enormità di un presidente di commissione commercio come questo? Avete capito ora perché l'ostracismo a Marino era così duro, perfino sulle sue cene al ristorante? Perché stava mettendo in riga questi settori, queste anomalie solo romane, che oggi tornano a riprendere in pugno la città.
Chissà quale razza di lavoro di lobbing certi gruppi economici romani devono fare per convincere perfino gli alfieri dell'onestà e della novità. Per convincere perfino gente che pur di tenere salde le questioni di principio è capace di rinunciare a decine di migliaia di posti di lavoro e investimenti. La faccenda dello Stadio è solo uno tra i mille esempi: lì un eccellente investimento privato genererebbe decine di migliaia di posti di lavoro, ma quei posti possono essere messi in discussione ridicolizzando il progetto senza neppure averlo mai letto, mentre per togliere due bancarelle e liberare il centro dallo schifo bisogna fare una "riflessione". Anche la Camorra e la Mafia danno lavoro e campano famiglie, e questa è la retorica che storicamente è stata utilizzata per legittimarne l'esistenza nel Mezzogiorno d'Italia. Anche il progetto di centro commerciale e spazi residenziali a Palazzo Raggi a Via del Gambero (l'omonimia col sindaco è casuale) avrebbe fatto campare bene tante famiglie oggi disoccupate, però il primo atto della nuova Giunta è stato annullare questo progetto e bocciarlo perché non granché compatibile col Piano Regolatore.
Gli ambulanti sono compatibili col Piano Regolatore? Esiste un Piano Regolatore dell'ambulantato? Sono compatibili col Codice della Strada (che, ricordiamolo, è una legge dello stato) e con mille altre norme?
Davvero il Movimento pensa di potere andare avanti a lungo tra queste contraddizioni? Davvero pensa di poter reggere molto basandosi questa fregatura, su questo inganno elettorale? Inganno, sì. Noi stessi abbiamo indicato di votare il Cinque Stelle sulla base di quanto fatto nella consiliatura precedente: negli ultimi 3 anni alla Commissione Commercio, ad esempio, c'era Enrico Stefano che si batteva per una città più europea e civile. Oggi ci troviamo invece come presidente un tizio che parla la stessa lingua dei tempi della Giunta Alemanno e che magari - lo diciamo per mera ipotesi - è stato indottrinato a ripetere certi concetti in qualche riunione carbonara modello Vignaroli-Cerroni. Davvero i pentastellati pensano che la pazienza delle loro centinaia di migliaia di elettori che aspettano una radicale discontinuità col passato sia infinita e che questi inganni non vengano smascherati?
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