giovedì 31 dicembre 2015

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CASTEL MELLA (BRESCIA) - IN MANETTE ANCHE IL COSTRUTTORE E UN GEOMETRA

Tangenti, arrestati due assessori
comunali. La Lega li sospende

Un imprenditore li ha corrotti per costruire un centro commerciale su un terreno con vincolo ambientale

L'assessore Mauro Galeazzi (Ansa)
L'assessore Mauro Galeazzi (Ansa)
MILANO - Una tangente da 22mila euro per «ammorbidire» i controlli e realizzare un centro commerciale su un terreno sottoposto a vincolo paesaggistico-ambientale. E' questa l'accusa con cui sono finiti in carcere l'assessore leghista ai Lavori Pubblici del Comune di Castel Mella, Mauro Galeazzi, 48 anni, e il capoufficio tecnico dello stesso Comune Marco Rigosa, 45 anni (che è anche assessore sempre per la Lega a Rodengo Saiano, Comune estraneo alle indagini). Dopo l'arresto, la Lega ha sospeso i due amministratori. In manette anche il costruttore del futuro centro commerciale, Antonio Tassone, 68 anni, di Lumezzane, e il geometra che ha fatto da tramite, Andrea Piva, 36enne di Rodengo Saiano. I provvedimenti sono stati emessi dal Gip del Tribunale di Brescia, Cesare Bonamartini, su richiesta del pm Silvia Bonardi, al termine di un'indagine condotta, negli ultimi mesi, dai carabinieri del Nucleo investigativo di Brescia. È indagato anche un altro dipendente dell'ufficio urbanistica del Comune di Castel Mella. I reati contestati sono, per tutti, di corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio; nel caso del solo Galeazzi, c'è anche l'accusa di peculato, per una storia di telefonate private con il cellulare di servizio. L'interrogatorio è previsto per venerdì. 
Il Comune di Castel Mella (Ansa)
Il Comune di Castel Mella (Ansa)
LA TANGENTE - L'imprenditore Antonio Tassone aveva già opzionato con un contratto preliminare, nel Comune di Castel Mella, un terreno sottoposto a vincolo paesaggistico-ambientale, su cui intendeva realizzare il suo centro commerciale. Tramite il geometra Andrea Piva, aveva intessuto rapporti con il responsabile dell'ufficio tecnico Rigosa e con l'assessore Galeazzi. Nella ricostruzione dell'accusa, per rendere più veloce e sicuro l'iter di approvazione del piano urbanistico, ammorbidendo i controlli, in particolare della commissione paesaggistica, Tassone aveva pattuito un versamento di 22 mila euro, dei quali 12 mila pagati a favore della società di Piva ed 10 mila, versati in contanti dallo stesso imprenditore a Piva e da questo consegnati al Rigosa, che infine ne aveva versato una parte all'assessore Galeazzi. Galeazzi è indagato anche per peculato, poiché nella sua veste di pubblico ufficiale, aveva nella sua disponibilità un cellulare di servizio, intestato alla Provincia di Brescia, con cui aveva fatto centinaia di telefonate a fini esclusivamente privati. 
BONI: CHI SBAGLIA PAGA - Il segretario provinciale della Lega di Brescia, Stefano Borghesi, ha annunciato che i due amministratori «sono sospesi dal movimento». «Abbiamo piena fiducia nella magistratura e ci auguriamo che la vicenda possa essere chiarita nel più breve tempo possibile», aggiunge il segretario. «Nella Lega reati di questo genere non sono ipotizzabili. È automatico che chi viene accusato di corruzione deve prima di tutto togliere dall'imbarazzo il movimento e poi, se ha sbagliato, deve pagare», è il durissimo commento di Davide Boni, presidente del Consiglio regionale della Lombardia. «Chi sbaglia paga - ha ribadito Boni - e il militante leghista che fa amministrazione pubblica deve avere più paura del movimento che della magistratura. Nella Lega abbiamo un codice interno molto forte e reati di questo genere non sono ipotizzabili». 

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