Il 2016 sia dedicato a ricostruire il Pd sui territori
I circoli non possono più essere gestiti come una volta, ma bisogna iniziare un processo di apertura e di riorganizzazione del partito
Sono assolutamente d’accordo con l’articolo di Zuglian e sarebbe sicuramente utile aprire un dibattito più diffuso. Vengo da una esperienza di partecipazione e gestione di una sezione/circolo locale per oltre 40 anni e mi rendo conto che questo tipo di esperienza non può essere ripetuta come nel passato. Rimango però convinto che deve essere rivalutata una gestione locale del territorio, usando metodi e strumenti diversi.
Sono totalmente d’accordo che al centro ci devono essere i “progetti” di un Paese, di un territorio (lo sostengo da decenni) perché è con questi che bisogna confrontarci e operare concretamente per dare un riscontro immediato alla popolazione amministrata, seppur in modo parziale e con fasi progressive di evoluzione (step by step). Sostenere “per fortuna c’è ancora chi pensa che la politica è fatta anche di coerenza e linearità nelle scelte”, concetti che non significano nulla, troppo spesso ripetuti da un area che si definisce di “sinistra”, significa non aver capito gli ultimi 60 anni di storia della sinistra italiana.
Nell’anno 2016 dovremo, a cominciare da Renzi e segreteria/direzione, dedicarci ad assemblare e restaurare il nostro Pd soprattutto nelle sue funzioni periferiche, direttamente interconnesse con la governance del partito centrale. Va sicuramente rilanciato il ruolo del e sul territorio e condivido la necessità, anche organizzativa, di “individuare – come scrive Zuglian – queste mille persone, scelte per competenze che possano affiancarsi ai circoli e agli iscritti, non possono che dare una mano a tutti noi. Perché fa male vedere persone che vorrebbero partecipare ma si sentono respinte dai circoli e si allontanano”.
Ma ci sono dirigenti locali e nazionali disposti a mettere in moto, in modo creativo e dinamico, questo processo?
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