venerdì 25 settembre 2015

Nessuno dei due rappresenta il lavoro ed i lavoratori. Eppure mai come oggi sono sempre d'accordo. Ed è per questo che voto Renzi.

Assisi, Squinzi e Camusso litigano su tutto tranne che su una cosa: la ripresa non è merito di Renzi

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SQUINZI
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Divisi su (quasi) tutto, dai migranti al rinnovo dei contratti, ma d’accordo su un punto: non sono state le riforme del governo Renzi a generare i primi segnali di ripresa nell’economia italiana. Giorgio Squinzi e Susanna Camusso, ospiti del “Cortile di Francesco” nella piazza davanti alla grande basilica di Assisi, su questo concordano. “La ripresa viene dalla congiuntura internazionale, dalle scelte della Bce”, spiega il leader di Confindustria. “C'e qualche segnale positivo ma da qui a dire che c’è una vera ripresa…credo che si debba aspettare ancora un attimo che questi segnali si consolidino e che soprattutto diventino dei segnali stimolati dall’interno e non da fattori internazionali”. “Le riforme? Bisogna sburocratizzare, gli effetti delle nuove norme sulla Pa non si vedono. Io per aprire una finestra nella mia azienda ho aspettato un permesso per dieci anni…”. Concorde la leader Cgil: “Cosa ci ha messo l’Italia per sfruttare i fattori internazionali e far ripartire la ripresa? Tante riforme annunciate, ma non ci sono le cose fondamentali, come la politica industriale e gli investimenti per l’occupazione. La politica industriale mica la possiamo fare da soli noi con la Confindustria…”. 
Anche sul taglio della Tasi le posizioni non sono molto distanti. Squinzi è freddino, ci tiene a ricordare il peso fiscale sulle imprese. “Tra gli stabilimenti che abbiamo in Italia e quelli all’estero c’è una differenza di oltre 20 punti percentuali del carico fiscale, dal 34 a oltre il 50%”. Durissima la Camusso che lancia una stoccata a Maria Elena Boschi, che era stata sul palco di Assisi subito prima insieme alle colleghe ministre Giannini e Pinotti e il cardinale Gianfranco Ravasi. “Prima si è parlato su questo palco dei ritardi della politica in passato, in realtà mi sembra che sulla Tasi il governo stia riproducendo quello che abbiamo visto negli anni passati…”.
Tra Camusso e Boschi, poco prima dentro la Basilica, un saluto davanti ai flash dei fotografi, cui si è unita anche Stefania Giannini. Dopo un lungo saluto con Squinzi, Boschi si avvicina alla leader Cgil che, dalla prima fila, aveva ascoltato il dibattito. “Avete combinato una bella serie di guai, dal lavoro in poi”, dice Camusso al ministro delle Riforme. “Tu in particolare..”, aggiunge rivolta al ministro dell’Istruzione. “Speriamo di vederci almeno per la legge di stabilità”, aggiunge la segreteria Cgil rivolta alla Boschi. “Ci sarebbero molte cose di cui parlare, ricordalo al presidente…”. Sorrisi, foto, poi Boschi si infila in macchina, senza rispondere ai cronisti sul tema delle unioni civili, destinate all’ennesimo rinvio.
Tra Camusso e Squinzi, grande gelo sul tema dei contratti. “Un dialogo tra sordi”, sbotta alla fine il leader di Confindustria. “Io ero venuto qui per parlare di lavoro e umanità, mica di aspetti così tecnici…”. Ma si rinnoverà il modello contrattuale prima della fine del mandato di Squinzi a primavera? “Non faccio più previsioni”, dice il leader di Confindustria. “Per me sarebbe una sconfitta personale non arrivare all’accordo, io sono un uomo del dialogo…Forse è meglio prenderci una pausa di riflessione”.
Al tavolo tecnico di martedì scorso per discutere di modello contrattuale, Cgil e Uil non si sono presentate. Squinzi si dice “sorpreso” da questa assenza. Ma il sindacato rosso aspetta che Confindustria sblocchi i contratti di categoria per poi iniziare il negoziato. E su questo punto c’è stallo. “Il nostro sistema del passato non è più praticabile, a partire dal fatto che l'aggancio all'inflazione si è rivelato un boomerang”, arringa Squinzi. “Va innovato il modello di contratto e di relazioni industriali. Se la negoziazione deve essere solo monetaria dobbiamo recuperare quello che abbiamo dato in passato”, sottolinea. Dura la replica di Camusso: “Il confronto è cominciato con Confindustria che ha detto ‘intanto dovete restituirci dei soldi’. Non è un buon approccio. C'è poi un tema che non viene mai detto: la curva dei salari è piatta dal 1993. Anche le agenzie di rating parlano di bassi salari in Italia. Noi siamo convinti – insiste la leder Cgil - che serva aumentare i salari perché il lavoro si è impoverito troppo. Non possiamo combattere la deflazione con la moderazione salariale”. Per Camusso, “non si ha voglia di costruire un nuovo modello di relazioni ma di cambiare soltanto i minimi salariali, che per noi devono invece avere anche un po’ di aumento”. Squinzi avverte la leader Cgil: “Le imprese sono in difficoltà, guarda che dalle categorie vi arriverà un messaggio più duro del mio. Come si fa a investire se il mercato interno è crollato?”. Chiude Camusso: “Il mercato interno non si sblocca se non si trasferisce ricchezza sui ceti più deboli”. Sul tema contratto, il dialogo non fa passi avanti. E, complice la serata gelida, il dibattito finisce in anticipo.

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