lunedì 21 settembre 2015

Ma per quale motivo si tengono ancora nella UE i paesi dell'est che prendono fondi a gogo' e trattano i migranti come se fossero animali.

Rifugiati, accordo annacquato ma i Paesi dell'Est resistono alle quote obbligatorie

Pubblicato: Aggiornato: 
Stampa
Alla vigilia del nuovo Consiglio dei ministri dell'Interno e della Giustizia europei del 22 settembre per la ridistribuzione dei 120mila profughi presenti in Grecia, Italia e Ungheria, l'accordo sulle quote di rifugiati continua a rimanere difficoltoso principalmente per le resistenze dei governi dell'Est.
La Commissione aveva proposto un sistema di redistribuzione di cui avrebbe beneficiato anche l'Ungheria, alle prese nelle scorse settimane con decine migliaia di profughi provenienti dalla Serbia lungo il corridoio balcanico, ma il governo di Budapest conferma che non parteciperà al programma delle quote poiché non vuole essere considerato un paese di frontiera dell'Unione europa, in quanto la stragrande maggioranza dei profughi che mettono piede sul suo territorio erano già entrati nell'Ue attraverso la Grecia. 
Perciò gli sherpa hanno dovuto trovare una soluzione per i 54mila profughi che avrebbero dovuto lasciare il territorio ungherese per essere trasferiti in altri Paesi europei. 50.400 sono le persone da riallocare dalla Grecia e 15.600 dall'Italia.
Per il momento l'ipotesi più probabile è che questa fetta dei 54mila rimarrà congelata per 18 mesi, trascorsi i quali lo stesso numero di richiedenti asilo sarà prelevato dall'Italia e dalla Grecia. Oppure questa quota sarà utilizzata per sollevare dal carico dei profughi paesi colpiti dal flusso come la Croazia e la Slovenia.
La novità è che per venire incontro al blocco dei Paesi dell'Est (Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia e Romania) fin da subito contrarie alle quote obbligatorie, il testo dell'accordo è stato annacquato e la ripartizione dei rifugiati è tornata a essere volontaria anche se la Polonia e la Repubblica Ceca hanno accettato di ricevere un numero maggiore di rifugiati di quanto ammesso in precedenza. 
Su questo cambiamento, non ancora definitivo ma stabilito nella bozza dalla quale è stata tolta la parola "mandatory" (obbligatorie), si è scagliata con forza la Commissione europea che invece vorrebbe costringere i governi a farsi carico dell'emergenza.
In cambio, come anticipa il Financial Times, i paesi refrattari chiedono che la "priorità massima" sia data al sigillo delle frontiere europee per fermare il costante flusso di migranti: una rassicurazione che molto difficilmente arriverà, vista l'odierna incapacità e non fattibilità del controllo: soltanto nel weekend 24mila persone sono arrivate in Austria, metà delle quali proprio dall'Ungheria. 
[Continua a leggere dopo le immagini...]
Close
Il muro ungherese al confine con la Serbia
1 di 19 
 
Ansa, reuters, Ap

Uno degli strumenti studiati in queste ore è una sorta di multa di 6500 euro che i governi dovranno versare per rifiutare l'accoglienza di ciascun profugo, fino a una quota del 30%. Ma questa soluzione non piace né alla Germania né alla Francia e né all'Italia. Berlino si era già detta contraria alla multa proposta dalla Commissione per quei Paesi che dovessero rigettare il sistema delle quote: una penale che doveva corrispondere allo 0,002% del Pil. L'altra possibilità in discussione è permettere al Paese che lo chiede di ritardare i ricollocamenti di sei mesi. 
Ciò che risulta ormai chiaro, è che qualsiasi Paese diventi beneficiario dei ricollocamenti, dovrà organizzare gli 'hot spot' sul proprio territorio. Cosa che molti Stati membri, a partire da Croazia e Ungheria non vogliono. Tra i punti che potrebbero andare a favore di Roma, il fatto che per i 120mila ricollocamenti possano essere presi in considerazione i profughi arrivati in Italia e Grecia fino a sei mesi prima della presentazione della proposta della Commissione Ue (quindi sei mesi prima del nove settembre).
Uno dei punti che questo weekend ha tenuto occupato il tavolo dell'accordo è quale sistema immaginare per convincere i profughi a essere trasferiti nei Paesi che non costituiscono la loro prima scelta e, soprattutto, a rimanerci. Secondo la bozza anticipata sempre dal Financial Times, ai rifugiati che dopo il ricollocamento decidessero di andare nel Paese che preferiscono saranno tagliati i benefits derivanti dalla condizione di richiedenti asilo, e dovranno essere riportati nel territorio dove sono stati destinati, anche con la forza.
Intanto l'Ungheria ha varato una nuova legge che permette ai militari di difendere le frontiere, utilizzando all'occorrenza anche armi che però non devono risultare "mortali" nei confronti dei migranti. La nuova legge - passata con 151 voti a favore, 12 contrari e 27 astenuti - consente ai militari, per impedire l'ingresso illegale nel Paese, l'impiego di armi non da fuoco come proiettili di gomma, bombe assordanti, gas lacrimogeni e pistole che sparano reti per la cattura di persone.
L'obiettivo è trovare l'unanimità sul testo della decisione che arriva al consiglio Interni di domani, in mancanza di questo si ricorrerà al voto a maggioranza qualificata ma questo, ha sottolineato Angela Merkel, dovrà costituire l'extrema ratio: "Non si troverà l'accordo in una notte", ha però sottolineato.
Il presidente francese Hollande ha invece auspicato che il summit di martedì sciolga una volta per tutte i nodi che finora hanno impedito all'Unione europea di trovare una accoglienza condivisa, lasciando al meeting straordinario dei capi di Stato e di governo - previsto per mercoledì - l'unico compito di finanziare il piano. Più pessimista Martin Shultz, presidente del Parlamento europeo, che riflette i dubbi della Cancelliera tedesca.
Il 23 settembre il tema dei rifugiati sarà affrontato dal summit straordinario dei capi di Stato e di governo dell'Unione europea, al quale parteciperà Alexis Tsipras, confermato domenica premier della Grecia. Il paese ellenico per mancanza di fondi è al collasso sull'accoglienza dei richiedenti asilo che continuano a sbarcare sulle isole vicine alla Turchia. 
In vista del vertice, Tsipras ha discusso di politiche delle migrazioni oggi con il ministro ad interim Yannis Mouzalas. La linea che intende seguire è quella adottata finora: premere per una condivisione dei profughi e della gestione dei flussi con il resto dei membri dell'Ue. 
L'applauso dei tedeschi ai profughi che arrivano a Monaco:

Nessun commento:

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...