MAMBO
Civati, il tuo partito sarà schiavo dei sindacati
Dovrà fare i conti con Fiom e Cgil. Tentare la via della socialdemocrazia? Utopia.
L’uscita di Pippo Civati dal Pd è un fatto positivo. Innanzitutto per lui. Troppi annunci di defezione lasciati senza conseguenze ne avevano minato la credibilità.
È un fatto positivo perché potrebbe innescare quel processo a sinistra che tanti auspicano. In effetti è cosa buffa assai che in una sinistra che crede di essere alla vigilia del 1922, non ci sia alcuno che dia vita a una forza politica radicale (un tempo avremmo detto rivoluzionaria).
Civati forse non ha molto seguito, ma rappresenta l’antefatto del renzismo, cioè quella costola da cui nasce un corpo diverso.
LA SINISTRA PD RIMANE NEL PARTITO. Non so, e nessuno sa, quanti lo seguiranno. Fassina fa capire di essere pronto ma in una intervista al Manifesto dice che non farà una scelta solitaria. Pochi o tanti che siano, saranno abbastanza per spingere Vendola e Landini a fare il partito di sinistra le cui fortune sono un vero terno al lotto.
La sinistra Pd, invece, resta per ora nel partito. Comunemente si intende per sinistra una componente più radicale. È difficile dare questa connotazione a Bersani, Speranza e Cuperlo. In un normale partito di sinistra sarebbero al centro, se non alla destra. È brava gente abituata a stare sempre col segretario che è stata sospinta a sinistra, in una posizione innaturale, dal sospetto che Renzi voglia fare del Pd un partito moderatissimo. Invece quel che vuole fare il leader dem lo sa solo lui, almeno per ora.
Come si vede, siamo da un lato al gioco delle 'etichette”, dall’altro a quello del difficile dialogo sul concetto di riformismo.
È storia vecchia inaugurata da Cofferati, il primo dei fuoriusciti, che definì il “riformismo” una parola malata. In effetti lo è.
IL RIFORMISMO DI RENZI INDIGESTO AI RIBELLI. Ogni volta che c’è una nuova legge viene spacciata per legge riformista. Chiedete a Brunetta.
Invece riformista o controriformista è una legge o un insieme di leggi che modificano la struttura di un assetto economico, di un’istituzione, di un potere. In questi senso Renzi è un riformista. Mercato del lavoro, legge elettorale, domani senato, sono riforme, piacciano o no.
Alla sinistra Pd non sono piaciute. Resta il dubbio sul perché. Mentre è comprensibile che non piacciano a Landini e Vendola e persino alla Camusso (che non nasce sulle barricate), non si comprende come una ridefinizione delle regole del mercato del lavoro, una legge bipolare con ballottaggio e la fine del parlamentarismo diano dispiaceri a gente nata e cresciuta nel Pci, che ha fondato il Pds, poi i Ds e infine il Pd.
Probabilmente gli sta sulle scatole Renzi, argomento solido ma non sufficiente per costruire una strategia.
E ORA NASCE UN NUOVO TSIPRAS? Civati e soci ora faranno un vero partito di sinistra, dopo Bertinotti, Lucio Magri e via via risalendo.
La protesta sociale c’è nel Paese, ma non sempre giova alla sinistra: chiedere alla Lega o al Movimento 5 stelle.
Il tema è che cosa deve fare un nuovo partito di sinistra. Sento dire che deve diventare Ulivo, quindi allearsi con Renzi. Scappa da ridere.
Si dice che deve essere molto simile al patito di Tsipras, dimenticando il banale fatto che Tsipras le lezioni le vince, non si batte per un risultato a una cifra.
In ogni caso conviene aspettare e vedere sapendo queste cose: che il nuovo partito sarà più che nel passato debitore del sindacato, cioè di una organizzazione utile che è tuttavia in una crisi di identità paurosa come mai nella sua storia (ma non c’è un Achille Occhetto e una Bolognina da quelle parti?) e che per fare la sinistra ci vuole un progetto.
Si potrebbe tentare con la socialdemocrazia: ma ve li vedete voi Civati, Landini e Vendola a fare i socialdemocratici?
È un fatto positivo perché potrebbe innescare quel processo a sinistra che tanti auspicano. In effetti è cosa buffa assai che in una sinistra che crede di essere alla vigilia del 1922, non ci sia alcuno che dia vita a una forza politica radicale (un tempo avremmo detto rivoluzionaria).
Civati forse non ha molto seguito, ma rappresenta l’antefatto del renzismo, cioè quella costola da cui nasce un corpo diverso.
LA SINISTRA PD RIMANE NEL PARTITO. Non so, e nessuno sa, quanti lo seguiranno. Fassina fa capire di essere pronto ma in una intervista al Manifesto dice che non farà una scelta solitaria. Pochi o tanti che siano, saranno abbastanza per spingere Vendola e Landini a fare il partito di sinistra le cui fortune sono un vero terno al lotto.
La sinistra Pd, invece, resta per ora nel partito. Comunemente si intende per sinistra una componente più radicale. È difficile dare questa connotazione a Bersani, Speranza e Cuperlo. In un normale partito di sinistra sarebbero al centro, se non alla destra. È brava gente abituata a stare sempre col segretario che è stata sospinta a sinistra, in una posizione innaturale, dal sospetto che Renzi voglia fare del Pd un partito moderatissimo. Invece quel che vuole fare il leader dem lo sa solo lui, almeno per ora.
Come si vede, siamo da un lato al gioco delle 'etichette”, dall’altro a quello del difficile dialogo sul concetto di riformismo.
È storia vecchia inaugurata da Cofferati, il primo dei fuoriusciti, che definì il “riformismo” una parola malata. In effetti lo è.
IL RIFORMISMO DI RENZI INDIGESTO AI RIBELLI. Ogni volta che c’è una nuova legge viene spacciata per legge riformista. Chiedete a Brunetta.
Invece riformista o controriformista è una legge o un insieme di leggi che modificano la struttura di un assetto economico, di un’istituzione, di un potere. In questi senso Renzi è un riformista. Mercato del lavoro, legge elettorale, domani senato, sono riforme, piacciano o no.
Alla sinistra Pd non sono piaciute. Resta il dubbio sul perché. Mentre è comprensibile che non piacciano a Landini e Vendola e persino alla Camusso (che non nasce sulle barricate), non si comprende come una ridefinizione delle regole del mercato del lavoro, una legge bipolare con ballottaggio e la fine del parlamentarismo diano dispiaceri a gente nata e cresciuta nel Pci, che ha fondato il Pds, poi i Ds e infine il Pd.
Probabilmente gli sta sulle scatole Renzi, argomento solido ma non sufficiente per costruire una strategia.
E ORA NASCE UN NUOVO TSIPRAS? Civati e soci ora faranno un vero partito di sinistra, dopo Bertinotti, Lucio Magri e via via risalendo.
La protesta sociale c’è nel Paese, ma non sempre giova alla sinistra: chiedere alla Lega o al Movimento 5 stelle.
Il tema è che cosa deve fare un nuovo partito di sinistra. Sento dire che deve diventare Ulivo, quindi allearsi con Renzi. Scappa da ridere.
Si dice che deve essere molto simile al patito di Tsipras, dimenticando il banale fatto che Tsipras le lezioni le vince, non si batte per un risultato a una cifra.
In ogni caso conviene aspettare e vedere sapendo queste cose: che il nuovo partito sarà più che nel passato debitore del sindacato, cioè di una organizzazione utile che è tuttavia in una crisi di identità paurosa come mai nella sua storia (ma non c’è un Achille Occhetto e una Bolognina da quelle parti?) e che per fare la sinistra ci vuole un progetto.
Si potrebbe tentare con la socialdemocrazia: ma ve li vedete voi Civati, Landini e Vendola a fare i socialdemocratici?
Nessun commento:
Posta un commento