I ragazzi che puliscono Milano dopo la furia dei black bloc. I residenti scendono per aiutarli e offrono doni (VIDEO)
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Un pacco di tovagliolini bianchi, una bottiglia di spirito e buona volontà per ripulire le strade, i portoni e i muri devastati dalla furia dei black bloc. I giovani di Milano rispondono così ai bastoni, ai petardi, alle sassaiole, alle macchine incendiate e alle vetrine devastate. Sono Benedetta, Martino, Lorenzo ma possono avere tanti altri nomi e tante altre facce. Sono ragazzi e adulti che riparano la città.
In via D'Arezzo, proprio dove ieri le tute nere No-Expo si sono spogliate dai vestiti da combattimento, "gli angeli di Milano" stanno cancellando una scritta nera su un portone in legno. Qualcuno gli passa accanto, sorride loro e sussurra: "Bravi, ma dovrebbero ripulire quelli là con la lingua". E poi ancora: "C'è da essere orgogliosi di voi. Grazie". Qui, in questo contesto tutt'altro che quotidiano, arriva la sorpresa che non ci si aspetta. Un signore si affaccia al balcone, vede un ragazzo e una ragazza al lavoro e si presenta giù con una bottiglia di prosecco: "Ragazzi, un pensiero per voi che state pensando a noi. Oggi fa caldo, questa vi servirà".
Il cielo non è più grigio a Milano. È un sabato pomeriggio caldo, distante dal cielo cupo e piovigginoso di ieri, reso ancora più cupo dal fumo degli incendi e dei petardi. La città è però ancora sotto shock. Un bambino cammina per mano con la mamma e le chiede: "Dov'è tutto bruciato? Dov'è?". In città non si parla d'altro. Anche i più piccoli sanno cosa è successo, impossibile non restare coinvolti. Le macchine incendiate su via Carducci sono state rimosse. Molte vetrine delle banche, dei negozi e delle agenzie immobiliari sono state coperte da pannelli di compensato, altre già sostituite. Alcune scritte sono sparite, altre sono ancora lì a testimoniare la guerriglia urbana del primo maggio.
Nella Milano, messa ieri a ferro e fuoco, oggi è stata messa in moto una macchina. Una macchina che vuole cancellare la vergogna il prima possibile. Milanesi e turisti scattano una foto dopo l'altra. E si allontano indignati. Molti camminano con gli occhi sconvolti rivolti verso i muri della città imbrattati di vernice rossa. Altri si fermano ad osservare gli uomini del Nuir, del Nucleo di intervento rapido del Comune di Milano, che sistemano e sostituiscono i cartelli stradali abbattuti, e cancellano intanto le frasi più offensive. In strada ci sono anche uomini e donne dell'Amsa, che rimuovono i vetri rotti attorno alle macchine che sono state distrutte dai bastoni di legno e della bottiglie di birra, ma non bruciate. I cittadini si uniscono a loro, da casa portano le scope e puliscono tutti insieme. "Se siamo tanti facciamo prima", dice una signora proprietaria di un negozio, la cui vetrina ha quattro buchi e non è andata in frantumi come le altre. "A me è andata bene", dice. Un ragazzo, vicino la fermata della metro Pagano, non lontana da dove i black bloc si sono liberati di tutto ciò che avevano, raccoglie pietre e mattoni che le tute nere hanno lasciato prima di fuggire.
Ha riempito una pattumiera. Ha trovato anche un estintore che era stato utilizzato per spruzzare vernice. Lì vicino c'è un parco dove giocano i bambini e si corre con le biciclette, ma ieri, in quello stesso posto, si sono nascosti gli incappucciati e infatti ecco un paio di scarpe nere, guanti e passamontagna dietro un cespuglio. Li ha trovati Martino, che è arrabbiato e non ce la faceva più a stare a casa a guardare le immagini dalla tv. Voleva dare una mano perché "nessuno deve toccare Milano". E lui, come tantissimi altri milanesi domenica sarà in piazzale Cadorna per una manifestazione civica che servirà a dare "una risposta democratica a chi ha offeso Milano e i milanesi". E l'Italia intera.
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