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Capro espiatorio
Provo nausea, da qualche tempo, di fronte alla necessità/esigenza di scrivere qualche cosa a cadenza quotidiana. Il disagio deriva dal rischio di mettersi a rincorrere i fatti per trasformarli in qualcosa di eclatante. Procedendo così, il rischio è che la finalità diventi esclusivamente il far ragliare l'opinione pubblica berciante. Il caso di Mattia Sangermano, lo studente dell'hinterland milanese iscritto al liceo Cairoli di Pavia, mi ha fatto capire il perché del disagio che avverto. E' vergognoso il caso montato intorno a questo ragazzo. Un giovane che ha le idee confuse. O che, forse, non le ha proprio. Un ragazzo che si esprime in fotocopia ai rapper di cui, evidentemente, si spara overdose in cuffia. Uno che suo padre farebbe meglio a dargli un paio di ceffoni, ammesso sia lui la persona giusta per aiutare Mattia. Che è solo uno dei tanti nostri ragazzi che vedo in giro con una bella faccia e gli occhi un pochino spenti. E che avrebbe bisogno di qualcuno che glieli illumini. Trasmettendogli valori, riflettendo insieme a lui sui fatti e aiutandolo a pensare, ad argomentare, al fine di sviluppare idee e opinioni. E a comportarsi di conseguenza. E poi non lo so. Non voglio passare per quello che sa tutto. Io non so un bel niente di niente. So però che rientra nella deontologia giornalistica accorgersi, una volta che hai infilato il microfono sotto il naso di una persona, se si tratta di un interlocutore o del nulla. Invece l'autore della prima intervista, evidentemente spinto a cercare testimonianze a tutti i costi per riempire il palinsesto, gli ha fatto dire una montagna di corbellerie. Sì, lui le ha dette. Tipo quella delle banche che vanno bruciate sennò sei un coglione. E allora? Mattia black-bloc de noantri? Ma fatemi il piacere. Eppure, praticamente all'istante, è partito il linciaggio. Mattia è diventato argomento di discussione animata nelle case se è vero che persino mia madre ha tuonato che uno così va messo in galera. Lei aveva sentito la prima intervista, non la seconda. Quella in cui Mattia ha detto di essersi fatto trasportare perché in quel momento gli è parso che "dentro Milano qualche cosa stesse cambiando". Povero Mattia. Vede il nulla intorno perché il nulla gli propongono e lui è pronto ad andare dietro la prima onda che passa. Purché sia un'onda e purché si muova. Lo hanno subito linciato, per fortuna solo verbalmente. Dalli all'untore, insomma, come si racconta che accadde durante altri fatti sempre a Milano. Sul web, intanto, è nato persino un gruppo Facebook dove si incita alla violenza sessuale nei confronti della madre del ragazzo. Qualche tempo fa, se non l'avete ancora capito, uno come Mattia l'avrebbero preso e impiccato. Roba da Far West. Robb de matt, come dicono a Milano. (su Twitter @stepallaroni)
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