Mdp si spacca sul decreto legge sulla sicurezza nelle città: gli ex Pd votano come il Pd, gli ex di Si come Si
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Il Movimento Democratico e Progressista si è già spaccato. Dopo 17 giorni dal lancio della nuova iniziativa politica - nata dalla fusione degli scissionisti del Partito Democratico che fanno riferimento a Pier Luigi Bersani e Roberto Speranza e dagli ex Sel guidati da Arturo Scotto - Mdp vota in maniera divisa sul decreto sicurezza in discussione alla Camera dei Deputati per la conversione in legge. Tant'è che tra i banchi di Montecitorio già fioccano le battute: "Finalmente abbiamo i Rosso-Verdi anche in Italia: votano un po' rosso e un po' verde".
"Se si comportano così già ora, con venti che votano a favore e venti che votano contro, poi sulla questione di fiducia come si regoleranno?", mormorano i loro ex compagni di partito. I fuoriusciti del Pd infatti hanno votato come il loro partito d'origine sui primi emendamenti discussi in Aula. Gli ex Sel invece hanno assunto la stessa posizione di Sinistra Italiana-Possibile, da cui si sono allontanati qualche settimana fa.
I decreti su sicurezza e migranti approvati dal Consiglio dei ministri il 10 febbraio scorso e che portano la firma dei ministri Andrea Orlando e Marco Minniti stanno infatti dividendo il mondo della sinistra. Alcuni deputati di SI-Possibile hanno tenuto a Montecitorio una conferenza stampa in cui hanno accusato il governo - guidato dal Partito Democratico - di inseguire la Lega nelle politiche sull'immigrazione e di affrontare "i problemi della marginalità sociale nelle città per via penale", ha detto Giulio Marcon, capogruppo di SI. All'incontro con la stampa hanno partecipato anche esponenti di associazioni come Antigone e Arci: "Siccome gli italiani hanno paura allora bisogna scrivere decreti legge che alimentano la paura? ma così si suggerisce pericolo, non è una risposta alle paure", hanno dichiarato gli esponenti del Terzo settore.
Dopo la discussione generale di ieri, oggi sono iniziate le votazioni sugli emendamenti al decreto approvato dal Consiglio dei ministri il 10 febbraio scorso insieme al decreto sui migranti. Il dl sulla sicurezza nelle città prevede, tra le altre cose, il cosiddetto Daspo urbano per impedire l’accesso ad alcuni luoghi e per un determinato periodo di tempo (un anno) a "chi deturpa zone di pregio delle città". L'articolo 9, per esempio, consente ai sindaci delle città, a cui vengono quindi dati maggiori poteri, di allontanare i cittadini che vengono trovati in stato di ubriachezza, intenti in attività di commercio abusivo oppure mentre esercitano la prostituzione "in modo ostentato". Non solo: si introduce anche una stretta sulla vendita e la somministrazione di bevande alcoliche. Sul fronte degli stupefacenti, invece, il dl prevede il divieto di accesso ai locali pubblici per chi è stato condannato per illeciti legati alla droga, anche se minori di 14 anni.
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