Il lungo elenco di errori giudiziari che al Fatto non ricordano
Barbacetto si dimentica dei danni creati da certi pubblici ministeri
L’improvviso quanto ovvio e prevedibilissimo svaporare dell’inchiesta su Luca Lotti e Tiziano Renzi ha gettato i ragazzi del Fatto in un profondo sconforto. Come riempire il giornale ora che i pizzini non arrivano più? Che cosa scrivere quando non si hanno a disposizione frammenti di intercettazioni e schegge di verbali utili a infangare un innocente? Su che cosa titolare se non c’è nessuno da diffamare?
Proprio un bel problema. Che il Fatto risolve buttandosi nella ricostruzione storica, con un effetto boomerang che merita di essere sottolineato.
Oggi infatti Gianni Barbacetto riempie una pagina per raccontare che cosa sarebbe successo in Italia se, come ha proposto al Lingotto Stefano Graziano, indagato per camorra, sputtanato a reti e testate unificate e poi archiviato dopo sette mesi di gogna mediatica, l’avviso di garanzia non venisse reso pubblico.
Già, che cosa sarebbe successo? Per esempio Clemente Mastella non si sarebbe dimesso da ministro della Giustizia del secondo governo Prodi, nel gennaio 2008, e quel governo non sarebbe caduto. Barbacetto si dimentica di ricordare che quell’inchiesta finì nel nulla, che un governo liberamente scelto dagli italiani fu spazzato via da un clamoroso errore giudiziario, che Berlusconi tornò a palazzo Chigi grazie ad un’indagine che non produsse nessun serio risultato.
Quell’avviso di garanzia – spedito, pensate un po’, da Luigi de Magistris – non soltanto finì nel nulla, ma la Procura Generale avocò l’inchiesta e chiese l’archiviazione, il Gip accolse la richiesta e specificò che Mastella non avrebbe dovuto essere indagato, e i magistrati che avevano accusato i coniugi Mastella (oltre a de Magistris, poi trasferito e sottoposto a censura da parte del Csm) finirono sotto inchiesta. Ma su tutto questo, naturalmente, l’onesto Barbacetto non scrive neppure una riga.
In caso dovesse tornare ad occuparsi della vita degli altri, gli suggeriamo la lettura di un articolo scritto nei giorni scorsi da Giuseppe Turani, che riporta l’elenco dei “politici indagati e poi assolti nel 2016: Mastella, Strano, De Luca, Margiotta, Incalza, Cocchi, Mauro Mori, Obinnu, Cioni, Biagi, Conte, Errani, Capua, Venafro, Ceraso, D’Alia, Graziano, Mastella (per un’altra inchiesta), Alemanno, Marino, Cota, Incalza (assolto per la sedicesima volta), Mannino, Frisullo, Del Turco”.
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