Il nuovo referendum per l’indipendenza della Scozia
La leader scozzese Nicola Sturgeon ha annunciato oggi a Edimburgo l’avvio la settima prossima dell‘iter nel Parlamento locale per arrivare ad un referendum bis sull’indipendenza della Scozia dalla Gran Bretagna. Si tratta di una risposta al via libera alla Brexit da parte di Londra dopo che il governo di Theresa May ha già fatto sapere di non voler autorizzare una nuova consultazione sulla secessione della Scozia. La Scozia nel 2014 ha respinto il referendum sull’indipendenza con il 45% di sì e il 55% di no, ma ora rischia di dover abbandonare la Ue dopo il voto del Regno Unito sulla Brexit.
Parlando dalla sua residenza di Bute House, a Edimburgo, la Sturgeon ha detto che “è importante che la Scozia sia in grado di scegliere il proprio futuro in un momento in cui le opzioni sono più chiare di quanto lo siano ora, ma prima che sia troppo tardi per decidere il nostro cammino”. Secondo Sturgeon, “non c’è dubbio” che lo Scottish National Party disponga di un mandato per un secondo referendum, dopo il risultato del referendum sulla Brexit dello scorso giugno, nel quale il 62 per cento degli scozzesi ha votato per rimanere all’interno dell’Unione europea. Il nuovo referendum per l’indipendenza, ha affermato la first minister scozzese, dovrebbe tenersi tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019, quando i dettagli dell’accordo per la Brexit tra Londra e Bruxellessaranno più chiari. Intanto secondo un sondaggio BMG il no all’indipendenza da parte degli scozzesi prevarrebbe ancora, ma con percentuali più basse rispetto al passato: 52% a 48%.
Sturgeon dovrà chiedere (oggi ha detto che lo farà la prossima settimana) il via libera del Parlamento scozzese per concordare con il governo britannico la procedura che consentirà all’assemblea di Edimburgo di legiferare per un nuovo referendum. In pratica il Regno Unito e la Scozia dovrebbero firmare un secondo accordo come quello che nel 2012 ha permesso il referendum sull’indipendenza del 2014: questo causerà sicuramente una battaglia sui tempi, tra coloro che vorrebbero farlo dopo la Brexit e chi vuole farlo prima dell’uscita effettiva del Regno Unito dall’Ue. La stessa Ue potrebbe decidere di considerare la richiesta di adesione della Scozia solo dopo l’avvenuta Brexit. Intanto la situazione, in tre anni, è cambiata da diversi punti di vista. L’economia scozzese è peggiorata dopo il 2014: Il crollo dei prezzi del petrolio ha determinato un aumento del deficit della spesa pubblica del 20% la crescita è rallentata. Le esportazioni verso il resto dell’Ue poi non crescono velocemente come quelle della Gran Bretagna.Sturgeon inoltre deve rispondere a una serie di questioni, prima tra tutte quale valuta la Scozia deciderebbe di usare e se accetterà di usare l’euro in futuro; creare o meno una nuova banca centrale; interventi massicci contro il deficit; eventualita’ di ripagare la sua parte di debito pubblico del Regno Unito; e infine su come può avere un libero scambio a parità di condizioni sia con la Gran Bretagna che con l’Ue. Non sara’ una passeggiata: ne’ arrivare al referendum, ne’ gestire l’eventuale indipendenza.
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