Un antitumorale nel Lazio si paga quattro volte di più che in Piemonte. La distribuzione dei farmaci ospedalieri data in gestione alle farmacie private sotto accusa
Si chiama “Distribuzione per conto” ed è la procedura con la quale il Servizio sanitario nazionale delega alle farmacie private la distribuzione dei farmaci ospedalieri pagando una quota di spettanza, ossia una tariffa per ogni confezione che viene consegnata al paziente. Marco Preve su Repubblica ci spiega oggi che lo stesso farmaco può essere pagato dallo Stato al farmacista il doppio, il triplo o anche il quadruplo a seconda di alcuni parametri, ad esempio nel Lazio il farmacista incamera 20 euro per farmaci il cui costo è superiore ai mille euro, ma per la stessa medicina il collega piemontese incasserà 5,50 euro.
«È effettivamente così ma dipende dagli accordi delle singole Regioni — è il commento di Federfarma —. È urgente riportare omogeneità nel servizio farmaceutico, oggi molto differenziato sul territorio a seguito di vari interventi che nel tempo hanno dato luogo a una eccessiva diversificazione delle regole, per altro denunciata da Federfarma già da molti anni». Alcune differenze dipendono dallo sconto che alcune Regioni o le singole Asl (anche in questo caso c’è completa deregulation) riescono a strappare contrattando l’acquisto dei medicinali con le case produttrici, e questo aspetto influisce, o dovrebbe influire sulla quota poi riconosciuta ai farmacisti distributori. Un tema che è solo apparentemente tecnico, e lo riconosce la stessa Federfarma attraverso un auspicio: «Con la riforma della Costituzione la materia “tutela della salute” verrà riportata alla competenza nazionale, superando i problemi posti dalla classificazione della salute come materia di competenza concorrente tra Stato e Regioni». Nell’attesa, però, lo Stato continua a pagare un servizio con una gamma di tariffe infinita.
EDIT: Da Annarosa Racca, presidente Federfarma riceviamo e pubblichiamo:
Desidero precisare che il titolo “Farmaci la truffa dei prezzi diversi regione per regione”, apparso su nextquotidiano.it il 29 luglio, è privo di fondamento e lesivo dell’immagine delle farmacie in quanto induce il lettore a credere che nella distribuzione in farmacia di farmaci acquistati dalle ASL ci siano degli illeciti.In realtà non esiste alcuna truffa: semplicemente ogni Regione – come previsto dalla legge – puo’ decidere di acquistare direttamente determinati farmaci e di affidarne la distribuzione alle farmacie del territorio remunerandole per il servizio di distribuzione da esse effettuato. L’entità della remunerazione è fissata da un accordo tra Regione e Organizzazione delle farmacie e la notevole diversificazione della remunerazione nelle diverse aree geografiche, lungi dall’essere una “truffa”, è semplicemente la conseguenza della regionalizzazione della sanità. Ogni Regione decide quali farmaci acquistare direttamente dalle aziende produttrici e se e quali dare in distribuzione diretta oppure affidare alle farmacie.Federfarma denuncia da anni l’eccessiva diversificazione delle regole a livello regionale (talora addirittura di singola ASL) e ritiene che sia urgente riportare omogeneità nel servizio farmaceutico, oggi molto differenziato a seguito di vari interventi che si sono succeduti nel tempo. Nel prossimo rinnovo della Convenzione che regola il rapporto tra Farmacie e SSN la maggiore omogeneità delle norme che regolano l’accesso del cittadino al farmaco è un obiettivo molto importante da raggiungere.Le chiedo di voler pubblicare tale mia precisazione e Le invio cordiali saluti.
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