Bossi: «Renzi è finito, un toscano non può comandare i lombardi»
Il fondatore della Lega a L43. «Parisi? Può essere un alleato, dipende dai programmi». Salvini? «Prima o poi arriverà il congresso...».
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25 Luglio 2016
«La resa dei conti per Renzi è arrivata, sono i numeri che lo condannano».
Umberto Bossi, 75 anni a settembre, fondatore della Lega Nord, ormai chiamato il vecchio Capo dai militanti dopo l'ascesa di Matteo Salvini a segretario federale, ne è sicuro: «Prima o poi lo manderanno via», spiega a Lettera43.itdurante la festa nazionale del Carroccio di Treviglio, comune lombardo di quasi 30 mila abitanti in provincia di Bergamo, città dove la Lega ha vinto da sola senza Forza Italia con il sindaco Juri Imeri, classe '82.
Di fronte a una cotoletta con patate, accerchiato dai sostenitori che gli chiedono una foto, il Senatùr fa il punto sulla situazione interna del centrodestra, sull'Europa, sul Nord, sulla Lega, ma soprattutto sul prossimo referendum sulle riforme costituzionali dove il presidente del Consiglio Matteo Renzi (Bossi lo chiama «il genio fiorentino») si gioca la faccia.
POLLICE VERSO AL REFERENDUM. Il vecchio Capo ha voglia di parlare, di scuotere i militanti. Sul palco con lui ci sono Giancarlo Giorgetti, la mente economica del Carroccio, il parlamentare Guido Guidesi e pure Toni Iwobi, il leghista «negher» che Bossi saluta dandogli il pugno chiuso come in un video rap di Notorius Big degli Anni 90.
«La Lombardia sta pagando troppe tasse», dice il Senatùr, «sembra di essere tornati ai tempi dell'occupazione spagnola, solo che questa volta sono i toscani ad averci invaso. E, come scriveva il Manzoni nei Promessi Sposi, dopo le tasse arrivò la peste a Milano».
E quando gli si domanda cosa voterà al referndum fa il pollice verso, come gli imperatori romani quando decidevano della sorte dei gladiatori nell'arena.
Umberto Bossi, 75 anni a settembre, fondatore della Lega Nord, ormai chiamato il vecchio Capo dai militanti dopo l'ascesa di Matteo Salvini a segretario federale, ne è sicuro: «Prima o poi lo manderanno via», spiega a Lettera43.itdurante la festa nazionale del Carroccio di Treviglio, comune lombardo di quasi 30 mila abitanti in provincia di Bergamo, città dove la Lega ha vinto da sola senza Forza Italia con il sindaco Juri Imeri, classe '82.
Di fronte a una cotoletta con patate, accerchiato dai sostenitori che gli chiedono una foto, il Senatùr fa il punto sulla situazione interna del centrodestra, sull'Europa, sul Nord, sulla Lega, ma soprattutto sul prossimo referendum sulle riforme costituzionali dove il presidente del Consiglio Matteo Renzi (Bossi lo chiama «il genio fiorentino») si gioca la faccia.
POLLICE VERSO AL REFERENDUM. Il vecchio Capo ha voglia di parlare, di scuotere i militanti. Sul palco con lui ci sono Giancarlo Giorgetti, la mente economica del Carroccio, il parlamentare Guido Guidesi e pure Toni Iwobi, il leghista «negher» che Bossi saluta dandogli il pugno chiuso come in un video rap di Notorius Big degli Anni 90.
«La Lombardia sta pagando troppe tasse», dice il Senatùr, «sembra di essere tornati ai tempi dell'occupazione spagnola, solo che questa volta sono i toscani ad averci invaso. E, come scriveva il Manzoni nei Promessi Sposi, dopo le tasse arrivò la peste a Milano».
E quando gli si domanda cosa voterà al referndum fa il pollice verso, come gli imperatori romani quando decidevano della sorte dei gladiatori nell'arena.
- Umberto Bossi con Roberto Calderoli.
DOMANDA. Silvio Berlusconi ha scelto Stefano Parisi come prossimo leader di Forza Italia.
RISPOSTA. Parisi può essere un alleato.
D. Non il leader del centrodestra?
R. Dipende dai programmi.
D. Ma ne ha parlato con Berlusconi?
R. L'ho sentito spesso negli ultimi giorni, ma di questo non abbiamo parlato.
D. E di cosa avete parlato?
R. Non te lo dico.
D. Di Renzi?
R. Renzi è finito, ha fatto le riforme solo per interesse personale.
D. Quindi no al referendum?
R. No, no, no. Bisogna andare a votare no. Neanche Mussolini ha osato tanto ai tempi del fascismo per fare queste riforme.
D. E dopo cosa succede? Governo tecnico?
R. Non lo so, qualcosa faranno.
D. Renzi che fine fa?
R. Se ne tornerà a Firenze, ma anche lì credo non lo vogliano più.
D. Non salva proprio niente del premier?
R. Diceva di aver fatto il bene dell'economia italiana, ma il 'genio fiorentino' non ha cambiato nulla, anzi, le cose sono peggiorate. Sono i numeri che lo condannano, ci sono 4 milioni di disoccupati tra i giovani, più di 14 milioni di persone che lavorano in nero, il Jobs Act è stato un fallimento, non c'è lavoro e non ci sono le pensioni.
D. Renzi sostiene di voler cambiare finalmente un Paese bloccato e vecchio.
R. (Batte il pugno sul tavolo) Renzi è un democristiano, della corrente peggiore: quella di Andreotti. Non si può parlare male di lui in televisione.
D. In che senso?
R. Non si può andare in televisione a spiegare che bisogna votare no a questo referendum. Quando invece il referendum sulla devolution lo facevamo noi, la sinistra andava tutti i giorni in televisione a dire di votare no.
D. Il federalismo non è mai arrivato.
R. Il federalismo fiscale lo ha fermato Napolitano facendo cadere Berlusconi nel 2011. Fossimo rimasti al governo lo avremmo portato avanti, ma lui lo sapeva e ha messo Monti.
D. La Lega sta tornando alle vecchie battaglie?
R. I lavoratori del Nord, del Piemonte, del Veneto e della Lombardia non ce la fanno più a pagare le tasse e a mantenere l'Italia, non possiamo farci governare da un toscano. Basta pensare a San Francisco.
D. Ovvero?
R. A San Francisco in California c'è Lombard Street, mica Toscan street...
D. In Inghilterra è passata la Brexit. Cosa ne pensa?
R. Avevano già una moneta forte, non è cambiato molto.
D. E l'euro?
R. L'euro è carta straccia, decidono a Francoforte quanto vale.
D. Matteo Salvini come segretario federale della Lega le piace? Alle ultime elezioni non è andata benissimo.
R. Si sta occupando del suo partito.
D. Ma è anche il 'suo' di partito.
R. Prima o poi un congresso bisognerà farlo.
RISPOSTA. Parisi può essere un alleato.
D. Non il leader del centrodestra?
R. Dipende dai programmi.
D. Ma ne ha parlato con Berlusconi?
R. L'ho sentito spesso negli ultimi giorni, ma di questo non abbiamo parlato.
D. E di cosa avete parlato?
R. Non te lo dico.
D. Di Renzi?
R. Renzi è finito, ha fatto le riforme solo per interesse personale.
D. Quindi no al referendum?
R. No, no, no. Bisogna andare a votare no. Neanche Mussolini ha osato tanto ai tempi del fascismo per fare queste riforme.
D. E dopo cosa succede? Governo tecnico?
R. Non lo so, qualcosa faranno.
D. Renzi che fine fa?
R. Se ne tornerà a Firenze, ma anche lì credo non lo vogliano più.
D. Non salva proprio niente del premier?
R. Diceva di aver fatto il bene dell'economia italiana, ma il 'genio fiorentino' non ha cambiato nulla, anzi, le cose sono peggiorate. Sono i numeri che lo condannano, ci sono 4 milioni di disoccupati tra i giovani, più di 14 milioni di persone che lavorano in nero, il Jobs Act è stato un fallimento, non c'è lavoro e non ci sono le pensioni.
D. Renzi sostiene di voler cambiare finalmente un Paese bloccato e vecchio.
R. (Batte il pugno sul tavolo) Renzi è un democristiano, della corrente peggiore: quella di Andreotti. Non si può parlare male di lui in televisione.
D. In che senso?
R. Non si può andare in televisione a spiegare che bisogna votare no a questo referendum. Quando invece il referendum sulla devolution lo facevamo noi, la sinistra andava tutti i giorni in televisione a dire di votare no.
D. Il federalismo non è mai arrivato.
R. Il federalismo fiscale lo ha fermato Napolitano facendo cadere Berlusconi nel 2011. Fossimo rimasti al governo lo avremmo portato avanti, ma lui lo sapeva e ha messo Monti.
D. La Lega sta tornando alle vecchie battaglie?
R. I lavoratori del Nord, del Piemonte, del Veneto e della Lombardia non ce la fanno più a pagare le tasse e a mantenere l'Italia, non possiamo farci governare da un toscano. Basta pensare a San Francisco.
D. Ovvero?
R. A San Francisco in California c'è Lombard Street, mica Toscan street...
D. In Inghilterra è passata la Brexit. Cosa ne pensa?
R. Avevano già una moneta forte, non è cambiato molto.
D. E l'euro?
R. L'euro è carta straccia, decidono a Francoforte quanto vale.
D. Matteo Salvini come segretario federale della Lega le piace? Alle ultime elezioni non è andata benissimo.
R. Si sta occupando del suo partito.
D. Ma è anche il 'suo' di partito.
R. Prima o poi un congresso bisognerà farlo.
Twitter @ARoldering
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