Rai, scandalo degli stipendi di trombati e raccomandati che M5s non voleva rivelare
Pubblicato il 27 luglio 2016 07:16 | Ultimo aggiornamento: 26 luglio 2016 23:34
di Giuseppe Turani
Rai, gli stipendi dei trombati e dei raccomandati sono lo scandalo, non se viene pagato anche tantissimo chi lavora e porta ascolti e ricavi; la tesi di Giuseppe Turani è esposta in questo articolo pubblicato anche su Uomini & Business.
Lo stipendio degli altri è sempre troppo alto. A volte in misura insopportabile. Questa volta, però, la pubblicazione delle retribuzioni dei manager delle aziende quotate in borsa non ha sollevato l’abituale ondata di proteste populiste. E va detto che si tratta di stipendi di tutto rispetto: si va dai 62 milioni di euro del più pagato (il fondatore di Yoox, Federico Marchetti) agli ultimi che comunque si portano a casa (lordi) due o tre milioni di euro all’anno. Marchionne, giusto per essere completi, ha guadagnato 60 milioni di euro, qualche soldo in meno di Marchetti.E questo, le non proteste, sarebbe un buon segno. A furia di spiegare che gli stipendi nel mondo privato li fa il mercato (se un manager è ambito o no), e non i populisti da tastiera o qualche commissione parlamentare, qualche risultato, forse, è stato ottenuto. Ma non si può nemmeno escludere che ci sia stato un momento di distrazione.Una vera tempesta è scoppiata invece intorno agli stipendi della Rai, pubblicati per la prima volta. Tre i motivi delle polemiche.1- Il movimento 5 stelle si attribuisce il merito di questa pubblicazione obbligatoria. E naturalmente si prende randellate in testa dal Pd, il quale ricorda che si tratta di una legge proposta dal governo, contro la quale il Movimento ha dato voto contrario. Ma poiché c’è di mezzo una questione politica, la polemica infuria su tutti i social network e su tutti i giornali.2- Stipendi troppo alti. E questa è una protesta classica, ma sbagliata. Se uno guarda i programmi della Rai, gli viene spontaneo dire che dovrebbero guadagnare tutti lo stesso stipendio di un bidello di scuola elementare. Ma ogni professione ha dei suoi standard e, se si tengono a mente questi, gli stipendi Rai non sono eccessivi, anche se so che molti diranno che sbaglio. Nel settore privato dell’informazione e dello spettacolo girano retribuzioni molto superiori.3- Lo scandalo vero sono gli stipendi (anche oltre 200 mila euro all’anno) a gente che in realtà non più alcun incarico in Rai e che quindi non fa assolutamente nulla. Mi viene in mente, a questo proposito, la battuta di un collega di molti anni fa: “Quando entri in un giornale, la cosa più astuta da fare è cadere in disgrazia. Ti passano i giornali, un telefono, una scrivania, lo stipendio e non ti chiedono mai niente”. Ecco in Rai sono in molti in questa felice situazione. E non a caso. Poiché si tratta dell’azienda più lottizzata del pianeta, a ogni giravolta della politica tutto uno stock di direttori, dirigenti e semplici redattori finisce in soffitta, ma con stipendio.Adesso il consiglio di amministrazione ha detto che cercherà di risolvere questo scandalo. Ma ho molti dubbi. Tutta questa gente “a riposo” (con stipendio) aveva e ha solidi contratti di lavoro. Se non fanno nulla, possono dire, è perché l’azienda non vuole che facciano nulla. Sarà difficile trovare un magistrato del lavoro disposto a dare ragione alla Rai. E quindi la grana è più grande di quanto si immagini: chi di lottizzazione ferisce, di lottizzazione perisce (in questo caso la Rai).Ma c’è di peggio. La Rai dovrebbe pubblicare la struttura dei suoi organici. Quasi tutti graduati e ufficiali, ormai, e pochissimi lavoratori semplici.Ho in mente, ad esempio, il caso di una redazione regionale: 6 giornalisti, di cui uno vice redattore capo, due capiservizio, due inviati e un solo peone, cioè redattore semplice. Come mai? Se si va a ricostruire questa assurdità (molto comune in Rai) si ritrova lo stesso vizio di origine: la lottizzazione.Le sedi regionali non servono a nulla, sono depositi di raccomandati. Se i raccomandati hanno qualche grado (e stipendi più alti) l’onorevole è più contento. E anche le famiglie, che poi andranno a votare.
Nessun commento:
Posta un commento