sabato 30 luglio 2016

Non sono nuovi i nostri grillini, erano solo sconosciuti.

Un milione di euro in 12 anni
Il mega conflitto di interessi 
della ex consulente Muraro 

L’assessora della giunta Raggi e le sue collaborazioni a partire dal 2004 con l’azienda dei rifiuti della Capitale. Da chi venne indicata?

Paola Muraro davanti alla sede di Ama (Jpeg)Paola Muraro davanti alla sede di Ama (Jpeg)
shado
Paola Muraro ha incassato dall’Ama fra il 2004 e il 2016 un milione 136 mila euro. Quelle somme sono state corrisposte all’attuale assessora all’Ambiente del Comune di Roma dall’azienda sulla quale ora lei ha competenze politiche in virtù di un rapporto di consulenza della singolare durata di 12 anni. Sono fatti che rendono inevitabili alcune domande, e altrettante risposte.
Non prima, però, di aver tranquillizzato chi pensasse che questo sia un attacco diretto alla nuova giunta. Virginia Raggi è stata eletta con il consenso di una percentuale di votanti stratosferica. E questo dice quanta fiducia i cittadini romani abbiano riposto nei suoi propositi di cambiamento. Proprio per il rispetto dei tanti cittadini che hanno dato fiducia a questa svolta, è doveroso un chiarimento su una vicenda che rischia di metterne in dubbio la credibilità.
Sappiamo quanto la questione dell’Ama sia delicata. Non soltanto per lo stato in molti casi indecente in cui versa l’igiene urbana della capitale più sporca d’Europa. Le cronache raccontano come quell’azienda sia diventata il cuore degli scandali di Mafia Capitale, con l’intreccio perverso di affari sporchi e interessi politici ai quali nessuno si è mai sottratto. Racconta nel suo libro Un marziano a Roma l’ex sindaco Ignazio Marino degli scempi accaduti durante la gestione di Franco Panzironi, già factotum della fondazione politica di Gianni Alemanno. Ma con una lunga scia di connivenze in capo a personaggi di quel Partito democratico i cui massimi esponenti comunali sono risultati anch’essi coinvolti nelle indagini. L’ex sindaco ne parla come una delle piaghe più infette di Roma, ricordando che Panzironi deve ora rispondere di gravi reati in quel processo insieme a Giovanni Fiscon. Già responsabile degli impianti, Fiscon aveva ricevuto da Panzironi l’investitura come direttore generale. Marino ricorda nel libro un’intercettazione telefonica seguita a un suo fallito tentativo di sostituirlo, nella quale Salvatore Buzzi dice: «Fiscon due, Marino zero» dalla quale l’ex sindaco aveva ricavato l’idea che «si era intervenuti sui partiti per mantenere al suo posto l’uomo chiave che governava appalti, gare, affidamenti diretti…».
Sono gli stessi anni in cui Paola Muraro presta ininterrottamente la propria consulenza (sindaci Walter Veltroni, Alemanno e Marino) proprio nel medesimo settore strategico degli impianti, e con un ruolo tutt’altro che marginale. Improbabile che abbia conosciuto Virginia Raggi in questo frangente. Anche se l’attuale sindaco il mondo romano dei rifiuti l’ha sfiorato, eccome. Mesi fa abbiamo tutti appreso (e non dal suo curriculum presentato al Comune) che Virginia Raggi è stata presidente di una società riconducibile alla fedelissima di Panzironi Gloria Rojo, assunta all’Ama e poi licenziata a seguito dell’inchiesta Parentopoli. Incarico spiegato da Virginia Raggi con il fatto che erano clienti dello studio Sammarco presso cui lei lavorava. Ma è comunque un particolare impossibile da omettere nel contesto che stiamo descrivendo.
Paola Muraro conosce a tal punto quel segmento cruciale dell’Ama che quando le viene affidata la responsabilità dell’assessorato, trova subito la magagna: la città è sporca perché la spazzatura non viene portata agli impianti. Muovendo per questo dure accuse al presidente dell’azienda che non le ha rinnovato la consulenza (e con il quale l’ex consulente Paola Muraro ha anche in atto un contenzioso da 200 mila euro per un brevetto). Peccato che proprio su quegli impianti siano in corso indagini della magistratura. E non è un dettaglio.
Chiunque, in una storia del genere, vedrebbe l’ombra di un macroscopico conflitto d’interessi. Una superconsulente che ha condiviso per un tempo tanto lungo responsabilità aziendali importanti proprio nel periodo più disastroso per l’Ama si ritrova ora ad avere pieni poteri sulla stessa azienda. Difficile da considerare opportuna, una scelta del genere. Sarebbe quindi il caso di vederlo, quel dossier che Paola Muraro ha annunciato oggi di avere nei cassetti: per vedere se contiene elementi capaci almeno di dissipare quelle foschie.
Ma sarebbe anche doveroso, in ossequio ai sacrosanti principi di trasparenza propri del Movimento, conoscere le motivazioni dell’incarico e in che modo è arrivata a ricoprirlo. Ha superato una selezione? O è stata indicata invece da qualcuno? E chi, eventualment

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