domenica 10 gennaio 2016

Orfini: “Hanno la camorra in casa sbagliano a minimizzare”

M5S
Il presidente del Partito Democratico e designato commissario del PD per il Comune di Roma, Matteo Orfini, al suo arrivo al Palazzo Senatorio in Campidoglio per l'incontro con il sindaco di Roma, Ignazio Marino, Roma, 4 dicembre 2014. ANSA/CLAUDIO PERI
Il presidente del Pd definisce “inquietante” l’atteggiamento dei Cinquestelle: “Accuseranno anche Saviano di guidare la macchina del fango?”
Matteo Orfini, presidente del Pd, adesso anche Roberto Saviano ha chiesto le dimissioni del sindaco di Quarto Rosa Capuozzo. Contenti? 
“Come noto, Saviano in passato è stato molto critico con il Pd. Immagino quindi che il M5S non vorrà accusare anche lui di essere strumento di un’ipotetica macchina del fango. E sarà forse il momento in cui Grillo la smetterà con marzulliane interviste autoassolutorie sul suo blog”.
A Quarto però l’inchiesta va avanti, ma la situazione politica è in stallo. Il sindaco non sembra pronto a fare un passo indietro, il suo partito non glielo chiede. 
“Sono abbastanza sconcertato dalla non-reazione del M5S. Siamo di fronte a una vicenda grave che dimostra una cosa purtroppo nota: in parti sempre più diffuse del Paese c’è una capacità della criminalità organizzata di infiltrarsi nelle istituzioni. Occorre quindi una forte abilità di tutti i partiti nel costruire anticorpi e alzare il livello di attenzione”.
Il movimento di Grillo non lo sta facendo? 
“Non possono cavarsela dicendo che hanno espulso un consigliere comunale. Tutti cacciano i loro rappresentanti coinvolti in vicende analoghe. Come è stato possibile piuttosto non essersene accorti prima e come si può minimizzare adesso?”.
Beh, di non accorgersene capita. Lei, che è diventato commissario del Pd a Roma, lo sa bene. 
“Certo, a Roma noi abbiamo considerato nostra principale responsabilità proprio quella di non essercene accorti. Poi abbiamo commissariato il partito e proceduto a una bonifica radicale. E questo ci ha consentito altrove, come per esempio a Ostia, di arrivare prima. M5S invece risponde facendo finta di niente. È inquietante da parte di una forza radicata che amministra realtà importanti”.
È il secondo partito italiano, vostro presumibile concorrente al ballottaggio delle prossime politiche se le cose non cambiano. 
“Anche per questo certi fatti mi preoccupano. I Cinquestelle hanno nel curriculum alcuni episodi infelici. Grillo ha detto che la mafia non esiste. A Ostia hanno denunciato Libera e Don Ciotti. A Quarto sembra che la responsabilità di avere la camorra in casa sia del Pd. Fanno fatica a riconoscere di avere un problema, ma allora diventa difficile affrontarlo”.
Il sindaco non è indagato. Cosa le rimproverate? 
“I Cinquestelle dicono che davanti a pressioni e minacce non ha ceduto. Ma aveva il dovere di denunciarle, e non lo ha fatto. E poi c’è la vicenda della gara per la manutenzione straordinaria dell’acquedotto e della fognatura: non solo ha affidato i lavori a una ditta su cui pendeva un’interdittiva antimafia, ma dopo aver dovuto risolvere il contratto lo ha dato a una diversa impresa che aveva lo stesso amministratore delegato della precedente”.
Rosa Capuozzo deve dimettersi? 
“Sì, sarebbe insostenibile andare avanti con questa amministrazione. E aspettiamo che il ministero dell’Interno faccia le verifiche relative all’eventuale scioglimento del Comune per mafia. Intanto, abbiamo chiesto che il sindaco sia audito in commissione Antimafia”.
M5S ha risposto: va bene, ma insieme a tutti i primi cittadini di altri partiti e liste civiche che si trovano in situazioni simili. 
“Mi sembra una risposta curiosa. Uno scaricabarile che non paga”.
Il 26 gennaio arriva in aula al Senato la legge sulle Unioni Civili, senza relatore e con la fronda dei cattolici Dem e Ncd sulla stepchild adoption. In commissione Giustizia il testo base è passato con l’apporto determinante dei grillini. Temete che la vicenda di Quarto possa avere ripercussioni su quell’asse? 
“Dobbiamo approvare una legge che riconosca diritti a chi non ne ha. Spero che sia questo a guidare l’azione parlamentare. Scaricare sui cittadini il costo di polemiche politiche sarebbe una scelta irresponsabile e incomprensibile per gli elettori”.
La riforma costituzionale è al giro di boa finale. Renzi la considera la madre di tutte le riforme e la ragione sociale del governo. Soddisfatti? 
“Penso che soddisfatta dovrebbe essere l’Italia. Da trent’anni giravamo intorno a questa riforma senza portarla a compimento. Ora siamo vicini a una legge con un impianto importante nel merito, che supera il bicameralismo perfetto e rafforza il parlamentarismo”.
A luglio entra in vigore l’Italicum. Con la riforma dell’architettura istituzionale nel cassetto, inizierà una lunga campagna elettorale? Crede che si voterà già nel 2017? 
“No, noi abbiamo sempre detto la verità: si voterà nel 2018. Il Paese si sta rimettendo in moto, ci sono segnali positivi. Non avrebbe senso interrompere prematuramente la legislatura”.

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