Grillo, Saviano e i professionisti delle dimissioni a raffica
Nonostante sia «parte lesa», i Cinque Stelle e lo scrittore chiedono al sindaco di Quarto di dimettersi, per opportunità. Ma se non si distingue un sospetto da una condanna è solo commedia dell'arte
11 Gennaio 2016 - 16:05
Un po' ce lo aspettavamo, a dire il vero. Che di fronte a uno scandalo che li coinvolge in prima persona, i Cinque Stelle non avrebbero aspettato che il gallo cantasse tre volte prima di scaricare il sindaco di Quarto Rosa Capuozzo e a chiederne, pure loro, le dimissioni. Questo, nonostante solo pochi giorni prima l'avessero definita «parte lesa», nell'inchiesta sul presunto voto di scambio - con la presunta aggravante dei legami con la criminalità organizzata - che coinvolge il consigliere comunale Giovanni De Robbio, anch'esso grillino fino a che non è stato espulso dal Movimento.
Tant'è. Viva Rosa Capuozzo, che «non si è piegata» e ha «inflitto un duro colpo al malaffare». Ma a casa, per ragioni di opportunità politica. Quella stessa opportunità politica per la quale Roberto Saviano chiede dimissioni a raffica: qualche settimana fa a Maria Elena Boschi, che non è indagata nello scandalo di Banca Etruria, così come non lo è nessuno dei suoi famigliari e oggi a Rosa Capuozzo, «a prescindere dall'entità e dalla natura dell'errore, commesso o meno». Perché in fondo, questo è il sottotesto, le dimissioni sono un atto opportuno, simbolico, una risposta alla crisi della fiducia dei cittadini.
Così sarà, se vi piace. A noi, per nulla. Perché se l'opportunità appone sul petto di una una persona onesta lo stesso stigma che spetta a un condannato, chi ci guadagna è il disonesto.
Bene. Parliamone, però. Perché a noi sembrano solo l'ennesimo rappresentazione di quella commedia dell'arte che è la politica di oggi. Un simulacro di atti simbolici, di punizioni esemplari, di liste di “impresentabili” che nemmeno sono stati condannati in primo grado, in cui il sospetto non è nemmeno più l'anticamera della verità, ma la anticipa, e talvolta la supera. Con tanti saluti persino alle garanzie e alla presunzione di innocenza non solo di chi è imputato, ma anche di chi non è nemmeno sospettato.
Così sarà, se vi piace. A noi, per nulla. Perché se l'opportunità appone sul petto di una una persona onesta lo stesso stigma che spetta a un condannato, chi ci guadagna è il disonesto. De Robbio, in questo caso, che - se le accuse fossero confermate - è riuscito, grazie a giacobini come Grillo e Saviano, a farla pagare alla persona che stava ricattando e che gli aveva sbarrato la strada. Un capolavoro, davvero.
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