lunedì 11 gennaio 2016

Ecco perché il loro problema non è la camorra, è la politica

M5S
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Capuozzo ignora un Direttorio senza autorevolezza. Verrà espulsa?
Ci hanno impiegato diversi giorni ma alla fine i capi del Movimento 5 Stelle hanno compreso che quello di Quarto è essenzialmente un problema politico. Dei reati, se ci fossero, si occuperà la magistratura – anzi, già se ne occupa, visto che ha spedito i carabinieri a casa della famosa Rosa Capuozzo, sindaco del comune campano.
Essendo una questione politica, quella dell’infiltrazione anche solo potenziale della camorra, i discorsi sul garantismo c’entrano poco e niente. Qui il punto, che mille altre volte abbiamo purtroppo visto soprattutto al Sud, riguarda il “come” la politica e le istituzioni possono evitare di farsi persino “annusare” dalla mafia e dalla camorra.
Ci sono stati casi nei quali alcuni comuni sono stati sciolti per il solo fatto di probabili collusioni con la criminalità. Perché con la camorra, appena senti l’odore, devi intervenire. Allontanarne i miasmi. Tagliare le connessioni. Denunciare i misfatti. Se non lo fai subito, poi è troppo tardi, quella si “infiltra” e addio.
La giustizia fa il suo corso fino alle sentenze. La politica no, deve agire prima: nella sua autonomia, con le sue forme. In modo trasparente, informando i cittadini.
A Quarto i grillini non hanno visto il problema politico, è un dato di fatto che col passare dei giorni è sempre più inoppugnabile. Non l’ha visto Roberto Fico, che in qualche modo è il “patron” della Capuozzo, l’uomo di riferimento del Movimento di Quarto (è a lui che si rivolge il consigliere M5S Nicolais al quale risponde con uno sciagurato “Andate avanti”). Non l’ha visto Luigi Di Maio, l’uomo forte del Movimento, che pure, a quanto si è capito, è quello che alla fine si è battuto per una soluzione forte (le dimissioni del sindaco). Soprattutto non l’ha vista Beppe Grillo che si è perso nella incredibile dichiarazione minimizzante (“i voti della camorra non sono determinanti”).
Forse non l’ha visto neppure Il Fatto Quotidiano, che pure vanta una forte attitudine ai fatti di cronaca connessi alla politica, se ancora l’altro giorno Marco Travaglio scriveva di una vicenda “lillipuziana”: come se da un punto di vista politico e morale l’influenza della camorra sulla politica fosse quantificabile in base al numero degli abitanti.
L’entità del problema politico, gli uomini del Direttorio devono averla intuita un paio di giorni fa (probabilmente anche dopo pressioni di Casaleggio e di un Grillo rinsavito): ma il fatto che la Capuozzo abbia bellamente ignorato le direttive degli uomini forti del Movimento la dicono lunga sulla totale inadeguatezza di quel gruppo dirigente.
Anzi. Molto probabilmente il sindaco non dimetterà mai e per questo verrà espulsa dal mitico blog, come accadde al sindaco di Gela: un altro segno del fallimento del M5S sul piano della selezione dei propri rappresentanti istituzionali. Per forza: se tutto è deciso dal blog, è chiaro che il gruppo dirigente non ha legittimità, non ha autorevolezza. Infatti quando scende in campo non succede niente. Per Di Maio, soprattutto, l’uomo che vorrebbe candidarsi a governare l’Italia, questa è una bruttissima pagina.
Viene fuori, appunto, questo, dalla vicenda di Quarto: non il fatto che il Movimento 5 Stelle è infiltrabile. Ma che non sa ovviare al problema con la sola arma possibile: la politica.
E se non si dimostra capace di direzione politica in un comune di 40mila abitanti figuriamoci se lo potrà dimostrare in un paese di 60 milioni.

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