lunedì 5 ottobre 2015

Ha ragione Rondolino. Ma Verdini non ha distrutto completamente Berlusconi.

Cari antiberlusconiani, Verdini è il colpo di grazia a Silvio

Il Fattone
Il senatore Denis Verdini durante il seguito della discussione agli emendamenti del disegno di legge per la riforma della Costituzione al Senato, Roma, 2 ottobre 2015.       ANSA / MAURIZIO BRAMBATTI
Al Fatto dovrebbero essere contenti della fine del partito di Berlusconi
“Renzi-Verdini fidanzati in tv: Il premier e l’ex berlusconiano in stereo suggellano il patto sulle riforme”, annuncia oggi il Fatto in prima pagina.
Le due interviste di ieri – ad una nervosa e impaziente Lucia Annunziata su Rai3, ad una più rilassata e disponibile Maria Latella su SkyTg24 – “ufficializzano la liquefazione del Pd in salsa renziana”. Se è liquefatto un partito che, da solo, ha più parlamentari di tutti gli altri messi assieme, e che dopo un aspro dibattito interno è stato capace di trovare una posizione comune sulle riforme, l’Everest ai fini analisti del quotidiano di Travaglio dovrà sembrare gassoso: ma pazienza, non è questo il punto. Il punto è Verdini: e allora parliamo un po’ di lui.
L’“ex macellaio plurinquisito”, come graziosamente lo definisce il Fatto, è stato per molti anni l’architrave di Forza Italia, il motore organizzativo e lo stratega elettorale, il consigliere politico e il Mr. Wolf di Silvio Berlusconi. Come molti altri amici del Cavaliere, a cominciare da Fedele Confalonieri, ha capito per tempo che il declino del berlusconismo è inesorabile, e che l’unico modo per restare politicamente in gioco è partecipare al processo riformatore avviato da Napolitano e guidato da Renzi, approfittando di una legislatura priva di una maggioranza politica omogenea.
In cambio di cosa? In cambio della fine della guerra civile fredda che ha segnato il ventennio berlusconiano e di un pensionamento politicamente onorevole del leader che quel ventennio ha segnato come nessun altro.
Questa cosa qui, mi perdonino gli analisti del Fatto, si chiama politica. E la politica non è mai personale, non si ferma all’estetica e non sceglie mai la soluzione ideale: si concentra sul possibile, e prova dal possibile a cavare un risultato reale. Per questo, come ha detto Renzi ieri pomeriggio, Verdini è “utile all’Italia”: perché mantiene l’impegno assunto all’inizio della legislatura e in questo modo contribuisce a sbloccare un ventennio di chiacchiere inconcludenti.
Si potrebbe aggiungere, ad uso degli antiberlusconiani più incalliti, che l’uscita di Verdini da Forza Italia (dopo Alfano, dopo Fitto) è il colpo di grazia a quel partito: ma non vorremmo riempirli troppo di gioia.

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