domenica 4 ottobre 2015

Anche questo non era scontato. Grazie al Papa finalmente si è chiarito quanto era già evidente.

Imu, gli immobili per cui il Vaticano dovrebbe pagare

Il papa apre. Nessuno sconto Imu per i conventi-alberghi. Ma la politica latita. Case, donazioni, possedimenti: il patrimonio clericale in Italia a raggi X.

di Matteo Luca Andriola
04 Ottobre 2015
La frase di papa Francesco rilasciata all'emittente portoghese Radio Renascençasull’accoglienza dei profughi negli edifici religiosi adibiti ad alberghi ha riacceso un vecchio dibattito politico.
Quello attorno al pagamento delle imposte sugli immobili e le proprietà della Chiesa cattolica, da anni cavallo di battaglia di diverse forze politiche laiche (dai Radicali fino ai socialisti).
Il pontefice ha detto, alla sua maniera: «Un convento religioso è esentato dalle imposte, però se lavora come un albergo paghi le tasse, è giusto».
LA BOCCIATURA DELL'ICI. La discussione sembrava aver raggiunto l’apice con il governo tecnico di Mario Monti, quando la stampa parlò del tema con l’introduzione dell’Imu, che sostituiva l’Ici, che la Commissione europea dichiarava incompatibile con le regole comunitarie perché non permetteva al clero di pagare le tasse sugli immobili in cui si svolgono attività commerciali.
ESENZIONI NON TOCCATE. L’Imu invece era stata approvata perché esenta dalla tassa solo le attività non commerciali, ma la manovra “Salva-Italia” lasciava insoluta la questione delle esenzioni fiscali della Santa Sede, che ammontavano a 3 miliardi l'anno secondo i Radicali, contro un centinaio di milioni a detta del Vaticano.
In seguito, in base al decreto del ministero dell'Economia firmato dal ministro Pier Carlo Padoan il 26 giugno 2014, gli spazi organizzati «non in forma imprenditoriale» per la ricettività - le stanze affittate nei conventi, collegi eccetera -, potevano essere esenti dalle tasse sugli immobili, a condizione che vi fosse «discontinuità» nell'apertura.
Dunque, che l'attività ricettiva non copra l'intero anno solare.
SCUOLE PRIVATE 'SALVE'. A non pagare l’Imu-Tasi sono le scuole private, le cliniche convenzionate e la Chiesa.
Circa 9 mila fra istituti scolastici, parrocchie, oratori, università e musei sparsi su tutto il territorio nazionale.
Questo nonostante il 28 febbraio 2014 il governo avesse precisato - con un comunicato ufficiale - che l'esenzione dalle imposte era prevista solo «per i 25 immobili di proprietà del Vaticano che sono citati nei Patti Lateranensi».
ALBERGHI, NESSUNO SCONTO. Nessuno sconto però - e le frasi del papa lo confermano - per l’intera filiera del settore alberghiero, dove a pagare devono essere tutti, dagli hotel di lusso al bed & breakfast, anche se adibiti - vista l’emergenza migranti - per ospitare i profughi.

La Chiesa ha un patrimonio di 2 mila miliardi nel mondo

Ma a quanto ammonta il patrimonio immobiliare della Chiesa, sia in termini economici sia di effettivi possedimenti?
Nel mondo, riportava nel febbraio 2013 Il Sole 24 Ore, si stima che la Chiesa possieda all’incirca 1 milione di complessi immobiliari composto da edifici, fabbricati e terreni di ogni tipo con un valore che supererebbe i 2 mila miliardi di euro.
A cui si aggiungono lo stesso numero di ospedali, di università e di scuole confessionali nei soli Stati Uniti.
1 MILIONE DI DIPENDENTI. La Chiesa possiede oltre 1,2 milioni di 'dipendenti' e quasi 1 miliardo e 200 milioni di “cittadini”: una galassia di congregazioni, ordini religiosi, confraternite sparse in tutto il mondo che, direttamente o attraverso decine di migliaia di enti morali, fondazioni e società, possiedono e gestiscono imperi immobiliari immensi che nessuno forse è in grado di stimare con esatta precisione.
Soffermandoci alla sola Roma, “culla” del cattolicesimo romano e, fino al 1870, sede del potere temporale vaticano, le cifre sono significative.
SFUGGITI AI CENSIMENTI. Dal 1929, anno del concordato fra Stato italiano e il Vaticano, i citati Patti Lateranensi, il vasto patrimonio della Chiesa è sfuggito a ogni censimento.
Nel 1977 una storica inchiesta scritta da Paolo Ojetti e pubblicata su L'Europeoarrivò a stimare che un quarto della capitale era di proprietà della Chiesa.
Chi oggi a Roma cura gli interessi patrimoniali della Chiesa è la holding Apsa (Amministrazione del patrimonio della sede apostolica), diretta fino al luglio 2011 dal cardinal Attilio Nicora, che gestisce un patrimonio immenso con lo Ior (la banca vaticana) e il Fondo pensioni per i dipendenti vaticani, quasi come una sorta di ministero economico.
BENI CAPITOLINI PER 450 MILIONI. A metà dello scorso decennio si valutavano beni immobiliari per 450 milioni di euro e, riportava Il Messaggeronel 2013, l’Apsa aveva in riserva 1 miliardo di patrimonio liquido in azioni, oro e obbligazioni.

Un edificio su cinque a Roma è della Chiesa

Una Curia, quella capitolina, che vanta possedimenti sparsi per l'Italia, comprese due vecchie roccaforti clericali (e democristiane) come il Veneto e la Lombardia.
Uno dei politici che si mise a censire tutto il patrimonio romano del vaticano è stato il deputato Radicale Maurizio Turco, che fra il 2006 e il 2007, spulciando gli archivi del catasto cittadino, è arrivato a censire cifre da capogiro, che in parte vanno “storicizzate” - Roma è stata della Chiesa per secoli -, ma che in buona parte sono il frutto di donazioni, acquisti e operazioni immobiliari in epoca recente.
TOTALE DI 23 MILA UNITÀ. Una media di un bene immobiliare su cinque fra città e provincia, per un totale di 23 mila fra terreni e palazzi, tutti di proprietà vaticana, cioè quasi 600 palazzi distribuiti fra istituti e conventi, 50 monasteri, oltre 500 chiese, 22 conventi, 400 immobili fra case generalizie, cliniche private, ospizi, case di riposo, residenze private, scuole, seminari, oratori e più di 40 collegi.
CON RUTELLI NUOVE ENTRATE. I possedimenti edilizi della Chiesa a Roma aumentarono durante l’amministrazione di Francesco Rutelli, ex Radicale, che dovendo gestire il Giubileo del 2000 non solo archiviò la fase laica e anti-clericale del suo percorso umano, ma dovette amministrare «3.500 miliardi di lire per parcheggi e sottopassi, restauri di cappelle e palazzi, ristrutturazioni edilizie e nuovi alloggi per pellegrini», viene sottolineato in un’inchiesta pubblicata nel 2007 su Il Mondo.
Una valanga di capitali che aumentarono così il potere e l’espansione della Chiesa, con 400 istituti di suore, 300 parrocchie, 250 scuole cattoliche, 200 chiese non parrocchiali, 200 case generalizie, 90 istituti religiosi, 65 case di cura, 50 missioni, 43 collegi, 30 monasteri, 20 case di riposo, altrettanti seminari, 18 ospedali, 16 conventi, 13 oratori, 10 confraternite, 6 ospizi.

Il 20-22% dell'immobiliare italiano è del Vaticano

Discorso del tutto simile quello a livello nazionale.
Perché il gruppo Re, uno degli enti che amministra il patrimonio della Chiesa, stimava che circa il 20-22% del patrimonio immobiliare italiano è del Vaticano.
Nel 2003, su circa 100 mila immobili della Chiesa e di altri enti ecclesiastici sparsi in tutta Italia, si contavano, solo nel campo dell’istruzione, 8.784 scuole confessionali, ovvero 6.228 materne, 1.280 elementari, 1.136 secondarie e 135 università o parauniversità, 5 grandi università oltre a 2.300 musei e biblioteche.
4 MILA CENTRI MEDICI. In ambito sanitario ci sono 4.712 centri medici, cioè 1.853 ospedali e case di cura, 10 grandi ospedali, 111 ospedali di media dimensione, 1.669 centri di «difesa della vita e della famiglia», 534 consultori familiari, 399 nidi d’infanzia, 136 ambulatori e dispensari e 111 ospedali, più 674 di altro genere, per un valore complessivo di diverse centinaia di miliardi di euro.
Infine 118 sedi vescovili, 12.314 parrocchie, quasi altrettanti oratori, 360 case generalizie di ordini religiosi, un migliaio di conventi maschili o femminili e 504 seminari.
1 MILIARDO DALL'8 PER MILLE. Oltre agli attuali benefici fiscali citati all’inizio e le varie donazioni date in punto di morte, la Chiesa ha beneficiato di circa 1 miliardo e 54 milioni solo nel 2014 grazie all’8 per mille (e dal 2007 s’è pure aggiunto il 5 per mille), riportava a maggio l’Espresso, cifra che ha fatto addirittura insorgere la Corte dei conti.
Insomma, senz’altro papa Francesco è un innovatore rispetto ai suoi predecessori, e certe aperture al pagamento delle imposte lo testimoniano.
Ora tocca a un serio lavoro legislativo da parte dello Stato?

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