L’arruffapopolo nell’Italia che si rimbocca le maniche
Il capo leghista lancia una tre giorni di protesta anti-Stato. Preoccupante l’appello ai poliziotti
Uno due tre, casino! Da bambini si giocava anche così, tanto per giocare, senza uno scopo preciso, senza regole: il casino, appunto. Ma l’età dell’innocenza dovrebbe avere poco, anzi nulla a che fare con la politica degli adulti: e però le parole di Matteo Salvini danno esattamente la sensazione della ricerca del casino per il casino, e poi vediamo l’effetto che fa.
A novembre dunque la Lega chiamerà i cittadini “a bloccare l’Italia”, “a non acquistare i prodotti che finanziano lo Stato”. I fumatori sono avvisati, rifornitevi prima. Il Salvini fruga nella sua memoria storica: “Le Cinque Giornate di Milano iniziarono così, con lo sciopero del fumo e del gioco”, ma pare difficile che stavolta vi saranno morti per le strade contro l’invasore austriaco. Più che ai combattimenti, il Nostro istiga al differimento del pagamento delle tasse (ma quali tasse, di preciso?) e – però questo non è chiaro – a scioperare (ma chi, come, quando?), e infatti lui non parla di “sciopero” ma di “serrata” (non sapendo che quello è lo “sciopero” dei proprietari).
Insomma, l’arruffapopolo leghista immagina una tre giorni di protesta vagamente anarcoide, un po’ situazionista, fortemente anti-Stato. Grave l’appello ai poliziotti di scioperare: i ladri ringraziano. Una Woodstock senza gioia ma con le vene gonfie, dunque. Il nemico non è il governo il governo – certo, di passata l’obiettivo è “far cadere Renzi” ma così, come un accidente – ma addirittura lo Stato, che in effetti nelle ossessioni leghiste resta sempre il Leviatano da abbattere – al netto delle erogazioni dei soldi per le quote latte – il moloch contro il quale guidare una rivoluzione in nome di non si sa più di che cosa, una volta morte e sepolte le fanfaluche sulla secessione da “Roma ladrona”. Contro lo Stato, cioè contro tutti noi. Ma che linea è?
La protesta? E chi la mette in discussione: ma deve avere motivazioni, soggetti, organizzazione, obiettivi. Deve essere una cosa realizzabile, sensata, democratica. Altro che l’appello “ai liberi e forti”, il capo della Lega lasci perdere queste citazioni di cose nobili che egli ignora. Qui siamo ai forconi di qualche anno fa, una delle pagine più penose del malessere italiano. Siamo alle proteste senza sbocco, quelle che si ritorcono contro che le aizza, mentre il “paese normale” da Salvini incautamente evocato cerca di tirarsi su le maniche.
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