“Su Pasolini si arriverà alla verità”. Nell’ennesimo anniversario del massacro dello scrittore all’Idroscalo di Ostia, Walter Veltroni - che ebbe una breve ma intensa consuetudine con Pasolini, e fu parte attiva per arrivare a una nuova inchiesta e a un nuovo processo - è fiducioso. Al di là dell’atmosfera generale nel paese, non proprio segnata dalla ricerca della trasparenza, c’è nello specifico l’attenzione necessaria per ricostruire finalmente la vicenda.
Trentotto anni dalla morte, ma anche quaranta anni da quando come Fgci romana andaste a trovare lo scrittore, espulso tempo prima per indegnità morale dal Pci.
Noi con lui avevamo un rapporto di costante dialogo. Ricordo una lunga intervista al giornale Roma giovani, al festival del Pincio del ’75…Quando diceva cose “non proprio organiche”. Era proprio questo che ci affascinava. Il nostro gruppo – con Adornato, Borgna, Bettini… - era curioso di quello che si muoveva ai confini del partito, oltre ai recinti.
Personalmente lo conobbi per la prima volta nel ’68, quando venne al comitato di base del Tasso nella sezione Pci di via Scarlatti, entrò si mise in fondo e cominciò a prendere appunti anche delle ‘castronerie’ che allora dicevamo… potrei dire che da quelle visite nacque la celebre invettiva di Valle Giulia a difesa dei poliziotti figli dei poveri e contro i figli di papà.
Come reagiste alla sua morte?
Ci colse di sorpresa. Ci sconvolse. Ricordo ai funerali gli interventi di Borgna e di Alberto Moravia come un momento di grande intensità politica. Erano un tempo di grande confusione, tragica e vitale.
A che punto è la vicenda giudiziaria?
C’è un’inchiesta in corso che si alimenta delle nuove tecnologie e di nuove rivelazioni. Sono fiducioso, il pm è molto serio, mi sembra ci sia l’attenzione necessaria per arrivare alla verità. Per arrivare a ricostruire un altro piccolo pezzo della storia d’Italia… d’altra parte io considero la vicenda Pasolini, come Ustica, o le stragi, un buco nella bandiera che qualcuno in silenzio tenta di ricucire.
Che idea si è fatto?
Posso ragionevolmente dire che Pelosi non era solo quella sera. C’è un’altra storia rispetto a quella raccontata. Io ho conosciuto Pelosi qualche tempo fa alla presentazione di un libro, è una persona fragile, di cui si sono approfittati. Ha detto delle cose su persone morte, ma ha paura di fare i nomi delle persone ancora vive che erano con lui quella notte.
Usando parole ormai celebri, si può parlare di applicazione di una macchina del fango?
Siamo andati oltre. Io non credo alla regia occulta nell’omicidio, ma credo a una regia efficace sul versante depistaggio. Troppi a recitare un ruolo, dalla P2, periti di parte, prove disciolte, non acquisite, mancate testimonianze abitanti dell’Idroscalo… fino alla storia del manoscritto che Dell’Utri dice di aver letto ma che alla famiglia Pasolini non risulta. Che Graziella Chiarcossi, la nipote, dice di non esser stato mai scritto.
La sua morte è stato uno spartiacque nella zona grigia che ha caratterizzato il potere in Italia?
Lo fu dal punto di vista politico culturale. Pier Paolo era imprevedibile perché era libero, non potevi incasellarlo, seguiva una
sua coerenza, anche discutibile, con una forte dose di nostalgia. Era la grande bellezza di Pasolini. Ma la zona grigia era cominciata molto tempo prima, con piazza Fontana.
Allora come oggi, il Paese non sembra farne a meno
La zona grigia del potere è elemento strutturale – come vediamo in questi giorni – il problema è che in Italia è stata talmente grande da determinare il corso delle cose. Pensiamo alla P2, a Moro, alle stragi di stato..
Attivisti come Assange, o Greewald, possono essere considerati dei continuatori del metodo di PPP nel perseguimento della verità? Penso a Petrolio.. alle rivelazioni di potenze come l’Eni. All’”Io so”.
Forse, ma sicuramente senza mediazione poetica. Per dire, a me piace paragonare due film postumi come Salò e Eyes Wide Shut di Kubrick: veri apologhi del decomporsi della nostra civiltà. Ma in generale non mi piace il gioco “attualizziamo Pasolini”, certo che il suo approccio sarebbe dentro a questi tempi della storia inediti. Mai tante informazioni, disponibilità di grande quantità di conoscenza. Ma anche un tempo segnato da solitudine: con risvolti interni a questo sistema.
Manipolazione, disuguaglianze. La percezione del reale che muta paradigmi fondamentali. Dalla privacy al diritto all’informazione.
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