Aggiornamento ore 19.13. "Una polemica smaccatamente strumentale su una frase estrapolata da un ampio contesto. La mia storia, la mia amicizia verso Israele, la mia coerente azione di governo sul piano internazionale in favore dello Stato di Israele, non consentono alcun dubbio sulla mia consapevolezza della tragedia dell'Olocausto e sul mio rispetto del popolo ebraico". Così il presidente del Pdl-Fi Silvio Berlusconi, dopo le polemiche sollevate oggi per una frase contenuta nel l'ultimo libro di Bruno Vespa, in merito a un paragone fra i suoi figli e le famiglie ebree durante il nazismo.
"I miei figli dicono di sentirsi come dovevano sentirsi le famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler. Abbiamo davvero tutti addosso". Così Berlusconi risponde a Bruno Vespa per il suo prossimo libro alla domanda se sia vero che i figli gli hanno chiesto di vendere e di andare via. "È una frase molto infelice, ho bisogno di un attimo per rifletterci", è il primo commento del presidente della comunità ebraica romana Riccardo Pacifici, interpellato da Huffpost. Parole a cui fanno eco quelle dello scrittore e giornalista israeliano Amos Oz, raccolte per Huffington dalla giornalista Manuela Dviri. “Eize tipshut” ha risposto secco Oz quando gli è stato chiesto cosa pensasse. "Si tratta di una cosa troppo inverosimile per essere commentata". E non ha voluto aggiungere una parola.
"Incomprensibile" ma soprattutto "Offensivo" della memoria di milioni di morti. Così il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) Renzo Gattegna reagisce alle parole del Cavaliere. "L'Italia repubblicana - dice Gattegna - è un paese democratico. La Germania nazista era una spietata dittatura governata da criminali che teorizzavano e commettevano i più gravi delitti contro l'umanità. Contro gli ebrei i nazisti si accanirono con spietata crudeltà tanto che, alla fine di quel tragico periodo, gli ebrei dovettero contare oltre sei milioni di morti".
"La vita degli ebrei d'Europa sotto il nazismo - prosegue Gattegna - fu segnata da un vortice nero di violenza, persecuzione, morte. Una catastrofe che non è soltanto del popolo ebraico ma dell'umanità intera. Ogni paragone con le vicende della famiglia Berlusconi è quindi non soltanto inappropriato e incomprensibile ma anche offensivo della memoria di chi fu privato di ogni diritto e, dopo atroci e indicibili sofferenze, della vita stessa".
Ha mai pensato di andare all'estero?, chiede Vespa. Berlusconi - scrive il giornalista - allarga le braccia: "Sono italiano al 100 per cento. In Italia ho le mie radici. In Italia sono diventato quello che sono. Ho fatto qui l'imprenditore, l'uomo di sport, il leader politico. Questo è il mio paese, il paese che amo, il paese in cui ho tutto: la mia famiglia, i miei amici, le aziende, la mia casa, e dove ho avuto successo come studente, come imprenditore, come uomo di sport e come uomo di Stato. Non prendo neppure in considerazione la possibilità di lasciare l'Italia".
È vero, domanda ancora Vespa, che la sua tentazione sarebbe stata di farsi rinchiudere agli arresti domiciliari pur di non chiedere niente a nessuno e sottolineare quanto sia ingiusta la sua condanna? "Il primo sentimento - risponde Berlusconi - è stato di non volerci credere, che fosse impossibile che capitasse a me tutto questo, e da lì il rifiuto di prendere in considerazione qualsiasi ipotesi, perchè tutte sarebbero comunque ingiuste. Sono stato assalito da una profonda indignazione, che da allora non mi ha lasciato mai. Ho molto pensato a quanto soffrirebbero mio padre e mia madre se fossero qui. E mi sono chiesto come avrebbero voluto che mi comportassi. Credo con la stessa dignità che mi hanno sempre insegnato".
Berlusconi's family
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ANSA
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