sabato 9 novembre 2013

Una vera vergogna. Vai con il federalismo. Vai con lo strapotere delle regioni. E dovevano essere meglio di Roma ladrona? Vergogna infinita.

Stop alla card per sanità e trasporti:
il Pirellone brucia 2 miliardi di euro

La Regione Lombardia cancella il progetto fortemente voluto dall'ex governatore Formigoni per unificare tessera sanitaria e carta trasporti: è incompatibile con la nuova tessera nazionale. Il Pd: "Uno spreco"
Entro fine anno il progetto pilota avrebbe dovuto essere esteso ai 670mila pendolari lombardi: la tessera sanitaria da usare anche come abbonamento sui mezzi pubblici, aveva promesso il Pirellone. Ma il 2013 si concluderà esattamente all’opposto. Perché la nuova tessera nazionale con lo stellone della Repubblica, che sostituirà gradualmente la carta regionale dei servizi lombarda, non potrà essere utilizzata anche con questa funzione, per un’incompatibilità fra i due sistemi. Così «la sperimentazione dell’uso della tessera sanitaria come carta trasporti termina in autunno», scrivono i tecnici regionali. È il pasticcio della tessera sanitaria in chiave trasporti: uno spreco a carico delle casse pubbliche, oltre che una beffa per migliaia di viaggiatori.

La carta regionale dei servizi, Crs, è la tessera elettronica realizzata dalla Regione per permettere ai cittadini di accedere ai servizi online del Pirellone e della pubblica amministrazione. Un documento voluto fortemente dall’ex governatore Roberto Formigoni, che in dieci anni è costato almeno 1,5 miliardi di euro. Ma dei 9,5 milioni di lombardi che l’hanno ricevuta in realtà solo in 200.000 l’hanno usata per i servizi promessi. Un provvedimento già in sé, dunque, piuttosto controverso. Ma non solo. Ora la tessera locale sarà superata da quella nazionale. Già entro fine anno tutte le Crs in scadenza saranno sostituite dalla Cns (la Carta nazionale dei servizi) a circa 270.000 lombardi. A scaglioni, seguiranno gli altri. Tutti, entro il 2016.

Il problema è che nelle nuove Cns il microchip consente di trasferire tutte le funzionalità delle vecchie, esclusa proprio però quella che permetteva di caricare gli abbonamenti Trenord. Il motivo: il nuovo microchip non supporta il vecchio software. Di qui, la fine della sperimentazione. Un flop nel flop. Il progetto pilota della Crt (dove T stava per trasporti) era stato approvato con una delibera regionale ad aprile dell’anno scorso: un unico documento per caricare anche gli abbonamenti integrati e viaggiare sui treni regionali (con gli abbonamenti Io viaggio in Lombardia) e sui mezzi pubblici cittadini. Due le fasi: la prima, conclusa nell’ottobre del 2012 con l’invio di 17mila carte, e la seconda, avviata lo scorso dicembre, che prevedeva l’emissione di 130-150mila card. Invece, oggi, secondo i dati forniti dal Pirellone, ce l’hanno solo 30mila 268 persone.

I costi: 0,75 euro per ogni tessera emessa. Ma questo è il meno. Perché i veri costi sono relativi al software e alla gestione del sistema. E si parla di milioni. Uno spreco. Ma anche un problema per i pendolari, che si sono accorti della fine della sperimentazione perché non riuscivano più a caricare l’abbonamento per treni, tram, autobus, e pullman provinciali. Il Pd ha presentato un’interrogazione consiglio regionale. Dice il consigliere Agostino Alloni: «È una tessera costata alla Lombardia un miliardo e 700 milioni in undici anni e che ha iniziato a dare i primi risultati quando ormai era troppo tardi». Non solo. Il Pd chiede che si cerchi un rimedio allo spreco: «La Regione promuova al più presto un tavolo tecnico con il ministero, l’Agenzia delle entrate e Trenord per rimediare al suo errore di valutazione e provvedere a modificare il microchip prima che la nuova Carta nazionale dei servizi venga distribuita in Lombardia».

Trenord ha comunque Itinero, la tessera che garantisce un unico documento di viaggio, e la sta promuovendo. Ma il pasticcio resta. L’assessore regionale all’Economia e semplificazione, Massimo Garavaglia,

 prima critica Roma: «Purtroppo quella nazionale è una tessera che ci penalizza, è limitata. È un po’ una “patacca”». E poi, sui soldi investiti, promette: «Il costo del pezzo di plastica è il meno, l’investimento vero è sui software: troveremo il modo di salvarlo con una soluzione ottimale. Vedremo se con una carta ad hoc. Di sicuro entro Expo arriveremo pronti con il piano di integrazione tariffario

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