domenica 3 novembre 2013

Quelli di destra ci dicono di guardare alle nazioni con il federalismo e con capitalismo consolidato. Noi proviamo a vedere che cosa fanno al di là dell'oceano e ci accorgiamo che fanno il contrario di quello che dicono Bossi, Berlusconi e Grillo. Houston c'è un problema.

VOTO

New York: elezioni per il sindaco

Il 5 novembre la Grande Mela sceglie il nuovo primo cittadino. I sondaggi danno in testa il democrat De Blasio. Sandinista, gay friendly, tassatore dei ricchi. Per una rivoluzione urbana.

di Barbara Ciolli
Stando ai sondaggi non c'è partita. La Grande mela vuole essere democrat, meno proibizionista e soprattutto ancora più gay-friendly.
Michael Bloomberg, sindaco di New York dal 2002, si appresta a lasciare la poltrona dopo un decennio trionfale. Martedì 5 novembre si vota per la poltrona di primo cittadino. Ma da un'indagine commissionata dal New York Times al Siena College, resa nota a cinque giorni dal voto, risulta che il 68% degli interpellati vuole Bill De Blasio come borgomastro.
REPUBBLICANI GIÙ AL 23%. Dietro di lui - con un distacco record di 45 punti - c'è il rivale repubblicano Joseph Lhota (al 23% delle preferenze): top manager dei servizi pubblici nonché braccio destro dell'ex sindaco-sceriffo Rudolph Giuliani, ai tempi della tolleranza zero.
Entrambi sono italo-americani. E hanno un passato privo di macchie. Ma la maggioranza dei newyorkesi, a questo giro, sembra volere un sindaco più morbido e anche un po' più simpatico.
Il terzo candidato, l'indipendente Adolfo Carrion, ex democrat del quartiere popolare Bronx, è fermo al 2%: un consenso pressoché inesistente.
VINCITORE NELL'87% DEI CASI. Anche chi non vuole De Blasio sembra aver capito come andrà a finire: l'87% degli intervistati ritiene scontata la vittoria del superfavorito.
Se i sondaggi non mentono, i cittadini hanno occhi e orecchi solo per lo scatenato Bill. Per la moglie caraibica Chirlane, che era lesbica prima di incontrarlo. E per i figli Dante e Chiara, dai nomi italiani ma dai caschetti afro come la pece.

Moglie nera, ex lesbica, e prole mulatta: eguaglianza di nome e di fatto

De Blasio ha una famiglia multiculturale e post-moderna, direbbero i teorici della società aperta.
E ha un programma che dice cose di sinistra: far pagare più tasse ai residenti che guadagnano più di 500 mila euro l'anno, per finanziare gli asili nido, e cambiare la legge sui salari minimi.
Anche da rappresentante dei diritti dei cittadini nel distretto di Brooklyn, incarico che ricopre dal 2010, il candidato ha difeso la cultura, i deboli e gli emarginati.
MELTING POT DI FAMIGLIA. Si è battuto per bloccare i tagli ai servizi all'infanzia e agli insegnanti. È intervenuto per non togliere gli abbonamenti gratuiti dei trasporti per gli studenti. E ha chiesto di mantenere alta le quote di alloggi popolari per i poveri e i malati di Aids.
La storia personale di De Blasio - 52 anni, newyorkese della lower class, origini bianche, italiane e tedesche - è un manifesto di eguaglianza e tolleranza multirazziale. Valori sbandierati da molti, ma - anche a sinistra - praticati da pochi.
FIGLIO DELLA LOWER CLASS. Figlio di un reduce di guerra alcolizzato, suicidatosi per farla finita con un cancro ai polmoni, non ancora 20enne il giovane Warren Wilhelm (detto Bill) cambiò il cognome paterno con quello della madre, una De Blasio figlia di immigrati di Benevento, per superare i traumi subiti.
Il candidato più gettonato a sindaco di New York si è inoltre specializzato in Politica e Affari internazionali alla Columbia University. E, da ardente supporter del governo sandinista (all'epoca dell'amministrazione di Ronald Reagan) ha distribuito cibo e medicinali durante la rivoluzione in Nicaragua, prima di essere eletto, nel 2002, membro della giunta comunale cittadina.

Stop allo stato di polizia e case ai poveri: il programma di De Blasio

Neanche sulle politiche di sicurezza che ha in animo di applicare, De Blasio promette sconti alla sinistra.
Ai palazzinari - dice - vanno tolte le agevolazioni fiscali, che permettono loro di innalzare anonimi quartieri di periferia. E New York deve smetterla di essere assediata da agenti che fermano e perquisiscono i cittadini senza un mandato. Uno stop, insomma, alle politiche volute fortemente sia da Giuliani sia da Bloomberg.
Bloomberg, fondatore dell'omonimo colosso dei media e della finanza, piaceva perché liberal, favorevole ai matrimoni gay e indipendente di pensiero.
PIÙ RADICALE DI BLOOMBERG. Anche sull'economia, il successore dello sceriffo Rudolph aveva fatto concessioni sul welfare e nella spesa pubblica, pur continuando a difendere le lobby di Wall Street.
Ma sulla sicurezza, la linea restava rigida. Dopo oltre 10 anni di standing ovation per l'ex patron della finanza (eletto per tre mandati consecutivi), i newyorkesi sembrano volere di più.
Gli elettori di destra definiscono De Blasio un sognatore. Eppure, alle primarie dei democratici De Blasio è riuscito ad attrarre tutti - donne, uomini, bianchi, neri e ispanici - stracciando, con il 40,2% dei voti, il suo rivale di partito Bill Thomson.
TUTTI PAZZI PER DANTE. Sei democratici su 10 hanno ammesso di averlo scelto, dopo aver visto l'irresistibile figlio Dante, che frequenta l'università pubblica e non un college privato.
Come Bloomberg, De Blasio è un convinto ambientalista e si batte per un'alimentazione più sana. Se dovesse diventare primo cittadino, riceverà in eredità l'ultima stoccata anti-tabagista di Bloomberg: il bando all'acquisto di sigarette per minori di 21 anni. Resterà in vigore?
Se in sella salisse il repubblicano Lhota sicuramente sì. Ma con la fantasia al potere, si attende il post-elezioni.
Sabato, 02 Novembre 2013

1 commento:

Unknown ha detto...

C'è qualcosa che non va nella destra.

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