martedì 5 novembre 2013

I grillini sono più sporchi del pertito più miserabile. Altro che nuovo che avanza.

Insulti e post al vetriolo tra i grillini

Pubblicato Martedì 11 Dicembre 2012, ore 15,15

Vittorio Bertola su Facebook riporta una telefonata di fuoco ricevuta dalla futura candidata parlamentare Castelli e si scatena la bagarre on line. Intanto sui social network compare il gruppo dei "Non amici di Grillo&Gabbana"

Non c’è pace per i grillini piemontesi. Nel momento di massimo splendore del Movimento 5 Stelle, con il vento in poppa dei sondaggi e le Parlamentarie che a detta di attivisti e vertici sono state un successo di partecipazione (meno di 100mila cittadini in tutta Italia hanno designato una pattuglia che conterà probabilmente un centinaio tra deputati e senatori), i capataz di questo variegato caravanserraglio continuano a dirsele di santa ragione. E Facebook fa da cassa di risonanza. Il tutto mentre il guru Beppe Grillo lancia la propria fatwa contro chi si fa troppe domande ("Se c'è qualcuno che reputa che io non sia democratico, che Casaleggio si tenga i soldi, che io sia disonesto, allora prende e va fuori dalle palle. Se ne va. Se ne va dal MoVimento. E se ne andrà dal MoVimento").

Scrive sulla sua bacheca il capogruppo al Comune di Torino Vittorio Bertola: «Ho appena ricevuto una telefonata di insulti da Laura Castelli (foto sotto) per essermi permesso di dire la verità su quanto accaduto, cioè che all’assunzione nello staff loro si erano presi l'impegno morale di non candidarsi fin che erano dipendenti di Bono. Dietro c'erano Giorgio Bertola e non so chi altri che facevano il tifo e mi urlavano insulti. La telefonata si chiudeva con una minaccia: “Pensa bene che cazzo fai!” e mi ha riattaccato il telefono in faccia». Un comportamento ben poco onorevole per chi, in barba alle regole del Movimento, è stata votata come capolista alla Camera nella consultazione interna che si è svolta online. Certo, se ogni dirigente del Pd o del Pdl comunicasse sui social network ogni telefonata di insulti che riceve da un compagno di partito si scatenerebbe in 24 ore la guerra digitale, ma resta pur sempre una testimonianza del clima di tutti contro tutti che si vive nel mondo grillino.

Una querelle che va avanti da settimane, anzi da mesi: Vittorio Bertola contro Davide Bono e le famigerate regole sempre più interpretate e mai davvero applicate con rigore. La Castelli ne è l’esempio più lampante. Il casus belli è la sua candidatura alle “Parlamentarie”: lei e gli altri elementi dello staff in Regione Piemonte di Bono (Ivan Della Valle e Marco Scibona) non avrebbero potuto partecipare alla competizione secondo quanto stabilito nel 2010, all’indomani delle elezioni regionali, dall’associazione Movimento 5 stelle Piemonte. Ma a quanto pare il verbale di quella riunione, di cui ha dato notiziaLo Spiffero, è diventato carta straccia. Se è per questo, la Castelli, residente aCollegno, non si sarebbe potuta candidare neanche alle amministrative diAlpignano, eppure il nome della prezzemolina di Palazzo Lascaris figura anche lì nella lista del M5s. Per non parlare del fatto che proprio come Fabrizio Biolè - diffidato dagli avvocati di Grillo a utilizzare il simbolo e di fatto espulso dal movimento - era stata in precedenza candidata nella lista di Civica alle provinciali del 2009 (la differenza è che lei non venne eletta, mentre Biolè quando si candidò a Gaiola, nel cuneese, venne premiato dagli elettori).

Intanto la base si scatena in rete: oltre trecento commenti in cui le tifoserie si dividono piuttosto equamente tra i supporters di Bertola e quelli della pasionaria a Cinque Stelle. Tanti coloro i quali invocano un pizzico di armonia. Ci finisce in mezzo anche il nostro giornale, cui Bertola si è permesso di rispondere nell’ambito di un colloquio avuto a margine delle parlamentarie. Lui per tutta risposta minaccia per l’ennesima volta le dimissioni. Mentre la consigliera della I Circoscrizione di TorinoViviana Ferrero propone un match a porte chiuse tra tutti gli eletti per preparare “lo sbarco su Roma”. Non è finita, dopo una serie di post diFrancesca Frediani, una dei dipendenti di Bono in Regione Vittorio Bertola salta su e le domanda: «scusa per la domanda, ho cercato di trattenerla per un pezzo ma dopo un po' basta: in questo momento tu stai postando da casa o dall'ufficio del gruppo regionale del Movimento 5 Stelle? Scrivi a titolo personale o in qualità di addetta stampa di Davide Bono e/o di Laura Castelli? Giusto per sapere come interpretare le tue posizioni». Discussione, a quanto pare, approdata poi a una riappacificazione.

Intanto, sempre su Facebook, nasce il gruppo dei “Non Amici di Grillo&Gabbana”, formato da più di 200 ex attivisti torinesi che considerano “fallito il progetto politico nel quale si erano impegnati per anni e dal quale sono stati sbattuti fuori a ridosso delle elezioni comunali in favore dei ‘soliti’ decisi dall’alto.

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