L'amministrazione bocciata duramente nella Capitale dai romani dopo quest'anno di inerzia. Un giudizio negativo che coinvolge anche gli elettori M5S. Cala il consenso fra gli indecisi nel quadro nazionale. Le rilevazioni pubblicate da Repubblica Roma e dal Messaggero
Due sondaggi pubblicati oggi da Repubblica Roma e dal Messaggero dovrebbero mettere in allarme Virginia Raggi e il MoVimento 5 Stelle. Notoriamente, il M5S non crede ai sondaggi quando danno numeri negativi mentre li cita entusiasta quando danno numeri positivi, ma in questo caso non parliamo di rilevazioni sul voto ma sul gradimento dell’amministrazione capitolina e sull’immagine del M5S presso gli elettori indecisi.
I due sondaggi che bocciano Virginia Raggi e il M5S
Il sondaggio di Repubblica Roma, realizzato dalla società IZI secondo il metodo CATI-CAWI e su un totale di 1036 intervistati rivela un gradimento in calo per la sindaca dasettembre 2016 a giugno 2017, con quasi sette romani su dieci che ne bocciano l’operato; significativo è il balzo di giudizi negativi da novembre 2016 a marzo 2017 (Raffaele Marra è stato arrestato il 16 dicembre, evidentemente il campione del sondaggio non crede alla storia dell’uno dei tanti dipendenti capitolini che passava lì per caso). Di converso, sul totale degli elettori cala il consenso che oggi arriva a un quinto del campione.
Significativi sono anche i numeri che riguardano l’elettorato del M5S: a giudicare positivamente l’operato della sindaca è il 47% di chi vota Grillo (era il 53% nel settembre 2016), mentre a giudicare negativamente l’operato della sindaca è il 41,2% degli elettori (era il 27% nel settembre 2016). Un crollo verticale che coinvolge anche l’intera amministrazione comunale, “salvata” in parte dagli elettori grillini (dopo il balzo da novembre a marzo non si registrano variazioni significative nei giudizi negativi) e bocciata invece dal totale degli elettori.
Una disfatta che, come detto, si riverbera sui partiti. Se si tornasse alle urne oggi, il M5S crollerebbe al 16,7%; il Pd si piazzerebbe in testa con il 18,2; la Lega (con l’8,1% ) supererebbe Fi (al 7,5); Fratelli d’Italia si fermerebbe al 6%; l’intero arcipelago di sinistra (Mdp, Campo Progressista e Si) unito varrebbe il 6%. Un’emorragia che spiega, anche, la recente virata “legge e ordine” del Movimento, necessaria a intercettare i voti grillini in libera uscita. Secondo il sondaggio, infatti, solo il 55% dei romani che un anno fa hanno sbarrato il simbolo 5S oggi lo rifarebbe; il 7,2% andrebbe invece sulla Lega; il 4,9 a FdI; solo l’1,2 a Fi; mentre il 7,2 si orienterebbe (o forse tornerebbe) sul Pd.
Il sondaggio sul consenso M5S
Il secondo sondaggio è invece realizzato da SWG per il Messaggero e anche questo non concentra l’attenzione sui voti in calo o in crescita ma sull’immagine del M5S nell’elettorato. Il sondaggio spiega che rispetto a qualche mese fa l’opinione nei confronti del M5S è peggiorata per il 51% del campione, di cui il 17% sono elettori del MoVimento 5 Stelle. È migliorata invece per il 9%. A scendere di più quindi è il consenso che danno alle politiche M5S soprattutto gli indecisi, che poi sono quegli elettori in grado di cambiare all’ultimo momento il risultato di un’elezione. Questo emerge dall’indagine SWG per Il Messaggero, effettuata su un campione di 1.500 persone tra il 12 e il 14 giugno scorso.
«Non si tratta però di un crollo verticale,né di una crisi», chiarisce Enzo Risso, direttore scientifico di SWG, «perché il loro bacino è consolidato come si può vedere anche dalle ultime rivelazioni sul consenso dei partiti di questa settimana dove il M5S è al 27% con addirittura una crescita dello 0,1% sulla settimana scorsa. Quello che emerge da questa indagine è la fase di impasse che stanno attraversando e che sta facendo perdere quella spinta propulsiva in grado di attrarre altri bacini». Infatti, a fronte di un 51% di opinione peggiorata, c’è anche un 9% di italiani che invece ha migliorato l’opinione sul movimento. «Si tratta – continua Risso – di un miglioramento che riguarda soprattutto gli interni, frange che hanno giudicato positivamente alcune dinamiche ma anche tra l’1 e il 2% degli elettori del Pd,soprattutto al Sud».
È importante segnalare che il calo dipende dal fatto che il M5S è stato messo alla prova del governo a Roma e a Torino, con risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti nella Capitale e cominciano ad esserlo dopo piazza San Carlo. In più c’è l’indegna gazzarra scatenata da Grillo sulle candidature a Genova, che avevano fatto salire la sfiducia poi assestatasi successivamente.
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