Il M5S è di destra? E chi l’avrebbe mai detto!
…e dunque pare che il M5s sia lievemente più destra che altro. Nessuna novità sotto il sole. Tutto legittimo, gli elementi sono sempre stati lì, e quando in tanti affermano “Io sono sempre stato di sinistra…ma stavolta ho votato M”, occorrerebbe semplicemente dirgli: “se hai pensato plausibile votare M…non sei mai stato di sinistra, o meglio non sai che significa esserlo”.
Con la presenza del M5S molti si sono sentiti, si sentono e si sentiranno anti-sistemici, e la dinamica mi ricorda Fëdor Dostoevskij [I fratelli Karamazov, 1879] “Che importa che ora, dappertutto, gli uomini si ribellino contro il nostro potere e siano fieri di ribellarsi? É una fierezza da ragazzino, da scolaretto. Sono come piccoli bimbi che fanno chiasso in classe e cacciano via il maestro. Ma anche questa esaltazione da ragazzetti avrà fine e costerà loro cara. Essi abbatteranno i templi […]. Ma alla fine capiranno, gli sciocchi fanciulli, di essere bensì dei ribelli, ma dei ribelli deboli che non reggono il peso della loro stessa rivolta. Grondanti delle loro stupide lacrime, riconosceranno infine che chi li ha creati ribelli aveva senza dubbio voluto prendersi gioco di loro. Ammetteranno questo nella disperazione e le loro parole saranno blasfeme e questo li renderà ancora più infelici, giacché la natura umana non tollera la bestemmia e finisce col vendicarla a proprie spese. […]”.
Quello slogan sfacciatamente provocatorio e semplicistico – né di destra né di sinistra – che sottendeva sia un rifiuto delle ideologie, sia un “nuovismo” opportunistico, celava già la caratterizzazione classica della deriva reazionaria e anche pop-nichilista. Il rifiuto delle ideologie (forse derivante dal fatto che molti cittadini non hanno nemmeno idea di cosa siano…le Ideologie) ha svolto (e svolge) la funzione attrattiva principale per l’elettore, legittimamente esasperato, del M5s. Infatti ciò concede agli individui/elettori/attivisti del Movimento la possibilità riconoscere o disconoscere -nel Movimento- ciò che desiderano e ciò che non desiderano, di vederci o non vederci ciò che fa comodo, a seconda delle ideologie soggettive già tradizionalmente innescate: non a caso il M5s catalizza voti di idealisti, ex-comunisti, qualunquisti, ex-berlusconiani, ambientalisti, ex-fascisti e neofascisti mescolati in un calderone di buoni propositi, di malcelata superficialità, e di palese faciloneria. Come anche per altri “apparati” il superamento dei concetti e delle ideologie è prassi strumentale all’ultima voga; una sorta di messa a Sistema del vuoto politico e sociale, un inno alla mediocrazia, utile al reperimento di voti giacenti nella mediocrità culturale di gran parte del popolo italiano.
Già il 2 febbraio del 2012, il giornalista/scrittore francese Serge Quadruppani (Le Monde diplomatique e Siné Hebdo), per le pagine di Wu-ming-foundation, scriveva: “[…] il «grillismo» mi appare sempre più come un movimento di destra: diversivo, poujadista, sovente forcaiolo, indifferente a ogni tradizione (anche recente) culturale e di lotta, noncurante di ogni provenienza politica. Qualunque discorso sulla Casta, anche quando basato su dati di fatto reali, alimenta una strategia di depistaggio e impedisce di individuare e attaccare i nemici veri. Il grillismo vive sull’errore dell’immaginario collettivo che percepisce il fallimento totale della politica […]”.
Per comprendere l’appartenenza del M5$ a una destra nemmeno tanto moderata, basta prendere atto di tanti spiccioli elementi: la struttura verticale e verticistica e nepotistica a tratti inesplorabile, l’uso quasi permanente dell’offesa e del non-rispetto delle istituzioni, l’uso abnorme di marketing avanzato e della persuasione indirizzata alla pancia e non al cervello dei cittadini elettori (ossia metodi derivanti dal commercio), l’uso di un “megafono” dedito alla teatralità (quindi capace di interpretare il personaggio) che innesca il paradigma del capo carismatico (classico delle dittature storiche). [Ovviamente anche altri leader hanno usato e usano metodologie persuasive, ma quella del M5s è sofisticata in funzione del suo auto-sublimarsi nell’apparente illusione della partecipazione…molto, troppo elettrica].
Il M5s è destra perché fonda in misura forte le sue istanze e le sue “leve” sulla necessità di rivalsa, sulla suscettibilità popolare nei confronti del denaro, in relazione all’invidia delle posizioni sociali e del denaro altrui. Poi c’è la divisione tra il “noi” e “loro”, logica pericolosa e immorale, impiantata sull’insinuazione continua e sul sospetto reiterato che divide la società reale creando orrendi sentimenti d’odio. Poi il giovanilismo elevato a ricetta risolutrice come se l’etica del delegato fosse insita nella sua età anagrafica e automaticamente garanzia di buon governo. Poi c’è l’aspetto fideistico, incentrato sul “credersi diversi” da Tutto, a sottendere un’innocenza e una morale “ripulita” dalla precedente politica generale; come ad appartenere a un gruppo sociale da sempre sofferente.
E ancora, la sistematica trasformazione dei termini linguistici (strategia mistificatoria utile alla diffusione di una terminologia condivisa diversa da quella degli apparati tradizionali, utile alla creazione di un tribalismo identificante). I richiami simbolici al film cult “V per Vendetta” appartengono alla simulazione di un’anti-sistemicità che non solo plagia strumentalmente una rivoluzione messa in scena in un fumetto/film prodotto da multinazionali (quelle dei grandi complotti), ma che crolla in nome della possibilità di appartenere ai gruppi più dediti al consumismo di massa.
Il distacco algido nei confronti delle ricorrenze anti-fasciste e repubblicane che invece dovrebbero essere intoccabili perché ricchezza dell’immaginario collettivo e dei valori di tutti i cittadini. Una strisciante e volgare antipatia nei confronti del Sapere scientifico e in generale della preparazione culturale (elemento questo condiviso con la propaganda leghista…nemmeno a farlo apposta!). Infine, che il M5s sia -destra- lo sapevano e lo sanno molti di coloro che lo votano da sempre (a buon diritto eh!…non fraintendiamo), lo sanno è gli va bene così, perché l’Italia è un paese di destra, spesso antifascista solo all’occorrenza, abitato da cittadini legittimamente rabbiosi ma anche avidi e sovente volutamente ignoranti: il paese perfetto per il M5s. Forse, tutto sommato, anche definire il M5s di destra potrebbe essere offensivo per -la destra- tradizionalmente “aristocratica” e ultra-conservatrice, classista ed elitaria, non proprio incline al concetto della democrazia orizzontale, della possibilità per tutti-tutti di raggiungere il parlamento, e che abita, lei si veramente, gli spazi più privilegiati della società economica.
Nessun commento:
Posta un commento