Il “fuoco amico” incastra la Raggi. Sul lago di Bracciano la sindaca sempre assente
Sabrina Anselmo, sindaca M5S di Anguillara Sabazia accusa la sindaca di Roma di non essere mai venuta alle regioni in Regione con Acea
Quando si tratta di fare cose concrete, il MoVimento 5 stelle fa acqua da tutte le parti. Ancora una volta, sotto la lente di ingrandimento, è finita la sindaca di Roma Virginia Raggi. Ma la novità è che questa volta a criticarla non sono gli oppositori politici ma un altro sindaco, del suo stesso schieramento. “La Raggi? Alle riunioni sul lago di Bracciano non è mai venuta”. Parla chiaro Sabrina Anselmo, sindaca M5S di Anguillara Sabazia – uno dei tre comuni lacustri assieme a Bracciano e Trevignano che formano, con Roma Capitale, il Consorzio del lago – che, in un’intervista a “La Stampa“, cerca di ricostruire i mesi che hanno portato alla gravissima situazione della scarsità dell’acqua nel lago di Bracciano.
Anselmo accusa la Raggi di incapacità nel gestire la situazione. E dopo poco spunta una lettera anonima, spedita in comune, in cui si ricorda che il sindaco omise nel suo curriculum di candidata di aver subito una condanna per calunnia nove anni fa (poi condonata e estinta per indulto). Un caso? O un “già visto” metodo intimidatorio? “E’ fango contro di me”, si difende la sindaca, “pago la battaglia per fermare le captazioni di acqua dal lago, battaglia che ho fatto assieme agli altri due sindaci del lago”.
“Da novembre – ricorda Anselmo – abbiamo allertato i tavoli con i rappresentanti di Acea sul territorio. Poi a marzo sono cominciate le riunioni periodiche in regione. Gli attori c’erano tutti, Acea, la Regione, l’unica sempre assente è stato la Città Metropolitana, che non si è mai presentata”. “Io ho avuto occasione di parlarle in un paio di occasioni di quello che stava succedendo sul lago – sottolinea Anselmo riferendosi a Virginia Raggi -. La situazione era visibile, c’erano anche le foto. L’ho invitata a venire a vedere con i suoi occhi”. E lei non è mai venuta? “Se è venuta, io non l’ho mai saputo. Non so se la cosa sia stata presa sottogamba, o se sia stata delegata Acea a gestire la situazione. Fatto sta che è stata gestita malissimo. Se da novembre si fossero presi i provvedimenti giusti, magari si sarebbero salvati quei 40 centimetri che a noi avrebbero fatto la differenza. Questo non prendere mai in considerazione la realtà dei fatti mi amareggia. Acea a volte è venuta ai tavoli anche con arroganza”.
Chi si chiede come è possibile che la Capitale possa rimanere senza acqua, comincia a trovare delle risposte: una gestione sconsiderata della città. Che a pagare sono sempre e solo i cittadini. Sono stati infatti diffuse dai media le zone di razionamento idrico, un evento più unico che raro in città.
E’ “incredibile” che Roma rischi di rimanere senz’acqua, “perché la capitale ha ottime fonti idriche, in parte le stesse di duemila anni fa. Ma negli anni passati non sono stati fatti investimenti e le perdite nelle tubature sono del 44%, molto sopra la media nazionale che è del 38%”, lo sottolinea Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente alla Camera, che, in un’intervista al Corriere della Sera sottolinea che “bisogna diminuire l’uso domestico, ma il grosso del consumo di acqua, la metà del totale, è in agricoltura, dove si usa anche la potabile. Bisognerebbe realizzare irrigazioni moderne per il recupero e il riuso, ed evitare i metodi a pioggia e a scorrimento”. E “il Comune che ha incassato da Acea 70 milioni dalle bollette dei romani, avrebbe potuto dedicare una somma per le riparazioni delle tubature”. Chiudere i “nasoni”, le fontanelle di Roma, secondo Realacci, “è un errore”, “servono alle persone deboli e agli anziani… Bisognava investire tre mesi fa sui rubinetti da inserire. I provvedimenti vanno presi a lungo termine, come stabilire l’uso efficiente di acqua nel regolamento comunale”. Quanto al lago di Bracciano, Realacci aveva presentato un’interrogazione parlamentare ad aprile: “Non nevicava e non pioveva da mesi, era chiaro che ci sarebbe stata carenza di acqua. Ora pensiamo all’autunno, quando avremo piogge violentissime che creeranno melma e fango sui terreni colpiti da incendi che non possono assorbire le precipitazioni”.
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