lunedì 24 luglio 2017

Dopo la decisione della Regione di fermare le captazioni di Acea Ato 2 dal lago di Bracciano i 5 Stelle sono rimasti a corto di idee. C'è chi incolpa i giornali che parlano solo di Roma e chi invece dice che non è responsabilità della Sindaca. Dimenticando che ACEA è una controllata del Comune di Roma 
GIOVANNI DROGO
Virginia Raggi è ancora alla ricerca di qualche anima pia che le dia consiglio su come risolvere il problema dell’acqua a Roma. ACEA sta studiando un piano di razionamento delle risorse idriche a Roma. Tradotto: mezzo milione di romani potrebbe rimanere senza acqua anche per otto ore di fila. Oggi la Raggi in un’intervista al Messaggero ha dichiarato che “è inaccettabile che oltre un milione e mezzo di romani rimangano senz’acqua”.

Virginia Raggi e l’ACEA

La sindaca dimentica però un dettaglio importante: ACEA è una partecipata del Comune di Roma che ne detiene il 52% e nomina il consiglio d’amministrazione della società.Il consorzio Acea Ato 2 – la controllata di Acea Spa che gestisce il servizio idrico nella Capitale – è per il 96,46% è di proprietà di Acea mentre il restante 3,54% è del Comune di Roma. Qualche settimana fa è circolata la voce che il Comune di Roma volesse vendere la sua quota di Acea Ato 2. Ma come ha spiegato il consigliere comunale M5S Giuliano Pacetti il Consiglio Comunale ha approvato una mozione con la quale chiede di mantenere la partecipazione pubblica nella controllata di ACEA. La quota di partecipazione, spiegava Pacetti assicura a Roma Capitale “una funzione di controllo e garanzia”.
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Come ha ribadito la consigliera M5S Annalisa Bernabei il Comune intende “mantenere la possibilità di avere voce in capitolo nell’azienda che gestisce l’acqua per Roma e provincia”. Insomma il Comune di Roma, anche se Raggi sembra averlo dimenticato, ha tutti gli strumenti per controllare e governare la distribuzione delle risorse idriche nella Capitale. Non è quindi ACEA da sola che decide se aumentare o diminuire le captazioni dal lago di Bracciano e non è nemmeno ACEA da sola a stabilire la chiusura dei nasoni o il piano di razionamento dell’acqua.

Federica Daga contro le captazioni dal lago di Bracciano

Non è un mistero che nel M5S ci siano poi deputati che vogliono che Acea Ato 2 diventi completamente pubblica. È il caso di Federica Daga, che da sempre conduce una battaglia per l’acqua pubblica. In un’intervista a Fanpage l’onorevole pentastellata ha stigmatizzato la chiusura dei nasoni dicendo che “non è un bell’evento quello di vedersi il nasone chiuso”. Al momento il piano di chiusura – che procede al ritmo di 30 nasoni al giorno – ha interessato quasi 200 fontanelle. Ma la Daga ha aggiunto che quella della chiusura delle storiche fontanelle romane non è un provvedimento preso dall’amministrazione comunale. Eppure a firmare l’ordinanza che ha dato l’avvio al piano di chiusura dei nasoni è stata proprio la sindaca. Quella che nomina i componenti del CdA di ACEA. La stessa che disse che i nasoni chiusi erano “solo una decina” e che sarebbero stati riaperti con i rubinetti.
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Per la Daga però la colpa è tutta di ACEA, di nuovo qualcosa non torna nella narrazione a 5 Stelle sull’acqua pubblica. O il Comune possiede la maggioranza di ACEA, e quindi controlla anche la controllata del servizio idrico, oppure no. E nel primo caso non si capisce come ACEA possa fare autonomamente delle scelte senza consultare l’azionista di riferimento, che a Roma è rappresentato dalla sindaca Virginia Raggi. Sorprende anche che ora che la Regione ha ordinato di sospendere le captazioni dal lago di Bracciano (la deputata ricordava anche il rischio di incorrere in una procedura d’infrazione europea se si fosse continuato) l’onorevole Daga non sia più tornata ad occuparsi dell’argomento.

Il complotto della consigliera regionale M5S

C’è infine la consigliera regionale Gaia Pernarella che ritiene che dietro tutto il clamore mediatico sulla crisi idrica di Roma ci sia un piano per attaccare il M5S. La prova? Ci sono comuni in Lazio dove l’acqua è razionata già da due mesi. Ma nessuno ne parla! Perché? Probabilmente perché il fatto che la Capitale d’Italia rimanga senza acqua e lasci a secco un milione e mezzo di abitanti fa più notizia. 
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C’è poco da stupirsi, il fatto che ad Aquapendente (VT) e in altri comuni della provincia di Viterbo e di Latina l’emergenza idrica abbia richiesto ai sindaci di prendere provvedimenti drastici non significa che a Roma la situazione sia emergenziale per incolpare il M5S. Al governo della Capitale avrebbe potuto esserci un altro sindaco e il problema probabilmente si sarebbe presentato lo stesso. Ma a Roma governa la Raggi, che il 23 giugno ha annunciato di aver preso in mano la situazione per fare fronte al calo del livello dell’acqua del lago di bracciano.
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In che modo? La sindaca ha firmato la classica ordinanza estiva che vietava di lavare le auto e irrigare i giardini. Un provvedimento che – spiegava la Raggi – “regola l’uso dell’acqua potabile proveniente dalla rete idrica comunale gestita da Acea Ato 2”. Perché a quanto pare a Roma e nel Lazio i 5 Stelle sono in grado di regolare l’attività di ACEA e della sua controllata a giorni alterni.
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E così si arriva alla necessità di pubblicare i consigli ai romani dell’Assessora all’Ambiente Pinuccia Montanari che spiega come risparmiare acqua mangiando meno bistecche. Perché per le misure strutturali, quelle che risolvono i problemi, c’è sempre tempo. Ma siamo sicuri che il vento stia cambiando?

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