venerdì 26 febbraio 2016

Io me lo ricordo il cinico Bertolaso all’Aquila

Amministrative
Silvio Berlusconi shakes hands with outgoing Civil Protection Agency chief Giudo Bertolaso at a press conference following a cabinet meeting at the Italian Premier's office at Palazzo Chigi in Rome, today November 5 2010. 
ANSA/DANILO SCHIAVELLA
I romani non si lascino ammaliare dalle sirene
Di eroi veri L’Aquila ha avuto solo gli aquilani. Quelli che sono rimasti a presidiare la loro città dopo il 6 aprile, gli aquilani sfollati sulla costa, che sono voluti tornare in maniera ostinata. Gli aquilani che hanno lottato per rimuovere le macerie, in barba all’efficientismo o presunto tale della gestione commissariale, gli aquilani che hanno preso le manganellate a Roma per aver chiesto a un governo sordo, quello di Berlusconi/Bertolaso, i finanziamenti per far ripartire la ricostruzione vera, non quella mediatica, che ancora oggi qualcuno spaccia per miracolo.
I veri eroi sono gli aquilani che hanno dovuto subire ogni genere di oltraggio, dalle risate dopo le 3.32, al cinismo di Bertolaso, che ai funerali di Stato si preoccupava non della disperazione delle famiglie, ma del cerimoniale per sistemare al meglio Berlusconi e Letta, in modo da essere inquadrati sempre dalle telecamere.
Dalle telefonate intercettate di Bertolaso per fare un’operazione mediatica e tranquillizzare la gente, alla effettiva riunione a fine marzo della Commissione Grandi Rischi, che su esplicita richiesta del suo capo, all’Aquila rassicurò la popolazione, dall’assurdità della sentenza di secondo grado sulla Grandi Rischi, che ha stabilito che il “fatto non sussiste”, alla beffa di una possibile prescrizione del processo Bertolaso.
Ricordo le migliaia di volontari della Protezione Civile che giunsero dopo il 6 aprile da ogni parte d’Italia, per darci sostegno e aiuti concreti. Quelli sì sono stati dei veri amici e a loro va la nostra eterna riconoscenza.
Ma di eroico in Bertolaso non c’è nulla. Cosa c’è di eroico nel costruire, in deroga ad ogni norma, il progetto CASE e i MAP, che hanno dato certo una risposta abitativa alle migliaia di sfollati, ma che oggi cadono letteralmente a pezzi. Semmai è un eroe chi vive o ha vissuto in quelle case, chi ha dovuto fare i conti con i balconi che crollavano o è stato costretto ad essere di nuovo sfollato dai MAP sequestrati, perché costruiti con materiale scadente.
Non c’è nulla di eroico nelle bugie, nelle speculazioni e nel bieco cinismo, consumati sulla pelle degli aquilani. Bertolaso è stato sicuramente abile, anzi abilissimo, ad illuderci, a giocare sul nostro dolore e sul nostro disorientamento. All’inizio ci siamo persino fidati, per poi scoprire i suoi inganni, prima e dopo il terremoto.
Se è questo il modello che si vuole esportare a Roma, se davvero si pensa di “ricostruire” la Capitale come è stato fatto con L’Aquila, allora i romani stanno correndo un grande pericolo. Anche Roma sarà ridotta in un cumulo di macerie.
Gridare ancora al miracolo della ricostruzione, a quasi sette anni dal sisma e credere che gli aquilani accoglieranno a braccia aperte chi ha offeso una città, chi l’ha sedotta e poi abbandonata, è un ulteriore schiaffo alla nostra dignità. Non abbiamo bisogno di questi eroi.
I romani non si lascino ammaliare dal canto seducente delle sirene. E stiano bene attenti i vertici del PD romano e nazionale a non sottovalutare l’avversario o ad evitare che anche nella capitale si replichi la cronaca di una tragedia annunciata, fatta di un finto efficientismo, che dietro cela mistificazioni, grandi interessi sugli appalti, disinteresse per le persone in carne ed ossa.
Noi ora ricostruiremo L’Aquila, grazie a fondi e norme nuove, che solo con il governo Renzi abbiamo ottenuto. Questo tragico pezzo di storia italiana costituisca un monito contro i pifferai magici.

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