martedì 23 febbraio 2016

Il libro dei sogni di Padoan e Renzi per l'UE: utilizzare gli spazi di bilancio per sostenere la crescita, completamento dell'Unione bancaria e un fondo di garanzia dei depositi tra le opzioni
ALESSANDRO D'AMATO
Utilizzo di tutti gli spazi di bilancio per sostenere la crescita, completamento dell’Unione bancaria con un Fondo di garanzia comune dei depositiministro delle Finanze europeo con un proprio budget, gestione condivisa dell’emergenza migranti. Il governo italiano, in un position paper indirizzato a Bruxelles, mette nero su bianco tutti i suoi cavalli di battaglia per una politica europea che guardi alla crescita e all’occupazione, perché, sottolineano da Palazzo Chigi e dal Mef, il bazooka della Bce da solo non basta. “Il progetto europeo sta soffrendo una crisi senza precedenti”, si legge nel documento, “la reazione politica dell’Ue alla recessione e alla disoccupazione è spesso percepita come insufficiente dai cittadini europei”, mentre cresce il consenso per “proposte populiste” e dilaga l’Euroscetticismo. “Se l’Europa deve essere parte della soluzione, e non del problema, dobbiamo ricostruire la fiducia tra i nostri cittadini e tra gli stati membri e sviluppare una strategia comune per sostenere crescita e occupazione”.


Il piano italiano per cambiare l’Europa

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La ricetta del governo italiano per raggiungere tale obiettivo si basa sull’utilizzo “di tutti gli spazi di bilancio” disponibili, poiché, “in presenza di un prolungato tasso di crescita modesta e di un’inflazione eccezionalmente bassa anche le misure straordinarie messe in campo dalla Bce si stanno rivelando insufficienti”. Allo stesso tempo, tornare a crescere e creare posti di lavoro “è anche il modo più efficace per mantenere il debito su un sentiero sostenibile”. C’è anche la proposta di eurobond per le spese dei rifugiati:
Ribadita la proposta di un fondo europeo per combattere la disoccupazione il governo, ancora critico con la direttiva sui salvataggi, torna a chiedere il completamento dell’Unione bancaria con uno schema di assicurazione europea dei depositi, e di fornire un sostegno finanziario al Fondo di risoluzione delle crisi bancarie. In un primo momento, suggerisce il governo, le risorse potrebbero venire dall’Esm, il Fondo salva-Stati che in prospettiva «potrebbe essere trasformato in Fondo Monetario Europeo», anche se i 700 miliardi di cui è dotato l’Esm sono «a chiamata», e non sottoscritti dagli Stati membri.
L’ultimo capitolo del documento è dedicato agli strumenti per gestire l’ondata eccezionale di immigrati e rifugiati. «L’accordo di Schengen è uno dei risultati principali dell’integrazione europea e deve essere conservato e rafforzato» scrive il governo, chiedendo la condivisione degli oneri. Anche con una «iniziativa finanziaria a livello dell’Unione, tesa a finanziare la gestione comune delle frontiere esterne».
L’Italia ribadisce poi la necessità di “una maggiore simmetria” negli aggiustamenti macroeconomici richiesti agli stati membri: “Importanti surplus delle partite correnti” si legge nel paper, “hanno un impatto altrettanto negativo sul funzionamento complessivo dell’Eurozona di grandi deficit”. In altre parole, l’esorbitante surplus commerciale della Germania nuoce all’Europa quanto il debito italiano. Un approccio “piu’ collaborativo” nel supportare gli investimenti porterebbe a un “equilibrio win-win”. A tal fine sarebbe utile anche l’istituzione di un “ministro delle Finanze europeo” che possa promuovere “politiche di bilancio comuni e assicurare il perseguimento a livello aggregato di obiettivi coerenti e internamente bilanciati”. Tale ministro dovrebbe avere a disposizione un “proprio budget con adeguate risorse”. Un altro tassello della strategia proposta dall’Italia all’Ue è il completamento dell’Unione bancaria attraverso la creazione di un Fondo di garanzia comune per i depositi che ne “migliorerebbe significativamente il funzionamento”, assicurando più efficienza e stabilita'” e “sostenendo la fiducia” nel sistema. “Le innovazioni poste in essere dall’implementazione della direttiva Ue Brrd sono sostanziali e ci vorrà del tempo perché le aspettative e i comportamenti degli stakeholder si adeguino alla nuova struttura”, si legge ancora nel position paper.
position paper italia
Il Position Paper italiano sull’UE


Il fondo per la tutela dei depositi

“L’implementazione deve essere gestita in maniera corretta per evitare instabilità finanziaria anche attraverso una migliore informazione, comunicazione, trasparenza e valutazione del rischio”. In parallelo “sono necessarie ulteriori misure per ridurre alti livelli di debito privato, affrontare la questione dei crediti deteriorati e migliorare nel complesso l’efficienza del regime di insolvenza”. “Una risposta comune” richiede infine l’emergenza migranti, che rappresenta per l’Unione europea “una sfida senza precedenti”. L’Italia torna a sollecitare “una condivisione di responsabilita'” tra l’Ue e gli stati membri piu’ esposti “nella gestione dei confini esterni”. Uno sforzo che richiederebbe “diverse fonti di finanziamento” e giustificherebbe “il ricorso a meccanismi di mutualità che potrebbero includere anche l’emissione di bond comuni”. L’accordo di Shengen, si legge nel paper, “rappresenta uno dei piu’ importanti risultati del processo di integrazione europea va preservato e rafforzato”. Repubblica segnala i dettagli dell’analisi del fondo:
E ancora, la necessità di trasformare il Fondo salva-stati (Esm) in un Fondo monetario europeo che protegga la moneta e i suoi paesi dagli shock economici. Ma servirebbe anche un bilancio dell’eurozona (Fiscal capacity) con una funzione di stabilizzazione, promozione degli investimenti e finanziamento delle politiche nazionali (riforme) che portano beneficio anche agli altri paesi. L’Italia infine non è contraria a un ministro europeo delle Finanze, membro della Commissione, purché «abbia una forte connessione con il Parlamento europeo».
Dunque non un super-burocrate che applichi le regole in modo cieco, ma un politico che risponda delle sue politiche di fronte all’aula di Strasburgo. Per il governo, infine, molte proposte possono già essere concretizzate «con il Trattato esistente». E tra l’altro le modifiche che arrivassero nel medio periodo possono rappresentare «un sostegno per cambiamenti ai trattati quando saranno necessari».

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