lunedì 20 aprile 2015

I gufi sindacalisti sempre in pista. I nullafacenti che scommettono sul fallimento dell'Italia. Questo è l'unico modo che può assicurare loro distacchi sindacali a vita e manifestazioni di piazza inutili.

Def, le audizioni in Parlamento di sindacati, Confindustria, Abi, Comuni e Regioni (DIRETTA)

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AUDIZIONI

"Le previsioni del Governo" nel Def "appaiono ancora una volta irrealistiche e illusorie e, di conseguenza, gli obiettivi di finanza pubblica non verranno raggiunti, nonostante il nuovo record di avanzi primari e gli enormi sacrifici sociali". È questa l’accusa lanciata oggi dal segretario nazionale della Cgil Danilo Barbi nelle corse dell’audizione dei sindacati al Senato sul Documento di Economia e Finanza.
Poisitivo invece il giudizio di Confindustria. Secondo il direttore generale Marcella Panucci anche in Italia, dopo una crisi dagli effetti "devastanti", "si sta riaffacciando la ripresa" e "abbiamo di fronte a noi una grande opportunità, che ci è offerta da un contesto esterno straordinariamente favorevole".
Questo scenario, ha sottolineato "non può essere una ragione per rilassarsi, ma, anzi, deve essere colta pienamente accelerando il processo di riforme strutturali e adottando misure a sostegno della crescita, che ne moltiplichino gli effetti.
I Comuni hanno già fatto "uno sforzo gigantesco" da "oltre 17 miliardi": ora "sarebbe utile avere una programmazione delle riduzioni di spesa" perché vangano "redistribuite in modo più equo". Così il presidente Anci, Piero Fassino, in audizione al Senato sul Def. "Noi rappresentiamo il 7,6% della spesa e il 2,3% del debito pubblico, il problema non siamo noi". Peraltro, anche se Renzi ha ribadito che non ci saranno nuovi tagli, "sarà comunque complicato reggere" i tagli già previsti: "Al 2016 - ha aggiunto - dobbiamo arrivarci vivi".
I comuni pesano sulla spesa pubblica per il 7,6% del totale e sul debito per il 3,2%, quindi "il problema non siamo noi". Lo afferma il presidente dell'Anci, Piero Fassino, in audizione nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato, impegnate nell'esame del Def.
I tagli previsti per le province nel 2016 e nel 2017 sono insostenibili e "mettono a rischio servizi essenziali per i cittadini". A sostenerlo, in un'audizione sul Def davanti alle commissioni bilancio di camera e senato, il presidente dell'upi, Alessandro Pastacci.
"Dal 2012 al 2015 alle province è stata chiesta una riduzione di risorse pari a 3,2 miliardi: considerato che, secondo i dati Istat, nel 2012 la spesa corrente delle province era pari a 8.084 milioni di euro, in 3 anni la riduzione chiesta a questo comparto è stata di oltre il 30%, a servizi e personale invariato - ha sottolineato Pastacci - non solo, nel 2015 le province e le città metropolitane diventano contributrici dirette al bilancio statale per quasi 1,9 miliardi. E, se con la prossima legge di stabilità si confermeranno 2 miliardi i taglio per il 2016 e 3 miliardi di taglio per il 2017, non basteranno nemmeno i 3,5 miliardi di tributi locali, che saranno sottratti agli enti per coprire spesa pubblica centrale".
"Rileviamo la necessità di confermare il sostegno agli interventi di ristrutturazione edilizia, compreso il 'bonus mobili', e di riqualificazione energetica". Lo chiede Rete Imprese Italia nell'audizione sul Def davanti alle commissioni Bilancio di Senato e Camera, sottolineando gli "effetti positivi" già dimostrati da queste agevolazioni che potranno quindi "favorire la ripresa".
Rete Imprese chiede anche di "garantire la piena copertura per il 2015 dell'esonero contributivo concesso per le nuove assunzioni, senza rischiare l'esaurimento dei fondi in itinere, e possibilmente prorogare per il 2016 tale misura".
La revisione delle 'tax expenditure' "determina automaticamente un aumento della pressione fiscale. Gli spazi per un intervento non si presentano pertanto particolarmente agevoli". Così il dg di Confindustria Marcella Panucci in audizione sul Def. "Per la gran parte le spese fiscali mirano a perseguire obiettivi generali particolarmente sensibili, tutela del lavoro, delle pensioni, della famiglia, della casa e della salute". La maggior parte va "al lavoro dipendente e rappresenta un pilastro del sistema perequativo"
Confindustria valuta "positivamente" il quadro complessivo tracciato dal governo nel def, tuttavia ritiene che vada "molto rafforzato il sostegno agli investimenti" con particolare attenzione alle infrastrutture. In particolare, per gli industriali occorre "azionare con decisione le leve della crescita puntando sull'industria manifatturiera.
E' quanto ha affermato il direttore generale di confindustria, Marcella Panucci, in occasione della sua audizione sul Def sottolineando che "il motore della crescita è il manifatturiero e che senza imprese non c'è sviluppo economico".
Secondo Panucci "gli interventi che si faranno, per raggiungere lo scopo di innalzare il potenziale di crescita, dovranno essere mossi da una visione lungimirante, che ponga al centro l'impresa e il manifatturiero". Nel Def, ha detto, "questa visione non c'è e ciò è solo in parte da imputare alla sua natura. Non c'è ovviamente da parte di confindustria la pretesa che il Def diventi un documento di politica industriale, ma che siano sottolineati questi principi assolutamente sì".
Sulla capacità delle imprese di far ripartire il motore della crescita e, di conseguenza, migliorare il livello di benessere del paese, ha aggiunto Panucci, "occorre che il governo punti con decisione. Ogni nuova misura, di qualunque natura, incluse le riforme, dovrà essere valutata con il metro della capacità di sostenere l'industria italiana e quindi la crescita".
Anche in Italia, dopo una crisi dagli effetti "devastanti", "si sta riaffacciando la ripresa" e "abbiamo di fronte a noi una grande opportunità, che ci è offerta da un contesto esterno straordinariamente favorevole".
Questo scenario, ha detto il dg di Confindustria Marcella Panucci in audizione sul def, "non può essere una ragione per rilassarsi, ma, anzi, deve essere colta pienamente accelerando il processo di riforme strutturali e adottando misure a sostegno della crescita, che ne moltiplichino gli effetti.
È indispensabile adottare con più coraggio politiche fiscali espansive per sostenere i redditi delle famiglie e i consumi, estendendo l'attuale bonus fiscale ad una platea più alta di destinatari, in particolare prevedendo l'erogazione del bonus anche per i pensionati, per i lavoratori autonomi e per gli incapienti".
Nel Def "non emerge alcuna indicazione, diretta o indiretta, di manovre indirizzate a colmare il vuoto della domanda interna, che invece rappresenta l'ostacolo maggiore sulla strada della ripresa". Lo afferma il segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli, in audizione nella commissioni Bilancio di Camera e Senato. "Occorre un progetto di politica industriale, in particolare rivolto all'innovazione, che non può restare affidata solo alla libera interpretazione del mercato dell'industria privata", sottolinea il sindacato.
"Le previsioni del Governo" nel Def "appaiono ancora una volta irrealistiche e illusorie e, di conseguenza, gli obiettivi di finanza pubblica non verranno raggiunti, nonostante il nuovo record di avanzi primari e gli enormi sacrifici sociali". Così il segretario confederale della Cgil, Danilo Barbi,
"L'unico effetto certo della politica economica" delineata dal governo con il Def "è l'aumento delle disuguaglianze sia in termini sociali che generazionali, fra imprese e fra aree del Paese". Così Danilo Barbi, segretario confederale Cgil in audizione in Senato, sottolineando che si fanno "previsioni irrealistiche e illusorie". Il governo "scommette su una ripresa senza occupazione e una svalutazione competitiva del lavoro" e "si arrende a tassi di disoccupazione sopra il 10% che equivalgono al 40% per i giovani"
La Cgil rilancia anche l'ipotesi di una patrimoniale "sulle ricchezze mobiliari sopra i 350 mila euro" che potrebbe portare "circa 10 miliardi di euro" di gettito, visto che l'Italia vanta, secondo il sindacato, "il più alto rapporto in Europa tra ricchezza privata e reddito".
Il giudizio della Cgil sul Def è "critico". Il documento - ha spiegato il segretario nazionale Danilo Barbi - in audizione alla Camera - su muove "in continuità con i precedenti governi" e "scommette su una ripresa dando per scontato che non verrà rilanciata l'occupazione" e "si rassegna a un'alta disoccupazione"

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